Il lavoro si propone di ricostruire una linea di pensiero, nell’ambito della riflessione etica, che prende avvio dalla lezione di Wittgenstein e giunge fino al pensiero morale di Cora Diamond e che, anche se poco nota, costituisce una alternativa a quella tradizionale etica analitica, per lo più invece nota, sviluppatasi in ambito anglosassone nella prima metà del Novecento. La stessa aspirazione filosofica alla comprensione è, infatti, secondo Wittgenstein, un’aspirazione etica, in quanto ciò che sta a cuore al nostro filosofo non è insegnarci una qualche dottrina, ma promuovere in noi lettori un cambiamento che interessa la nostra sensibilità e le nostre inclinazioni, e l’etica, richiedendo sempre un punto di vista interno, si configura come un esercizio su di sé di trasformazione. Ma tale cambiamento personale passa, secondo Wittgenstein, attraverso l’uso del linguaggio che, ben lungi dal descrivere il mondo, è finalizzato a far progredire l’individuo, in quanto la scoperta e l’osservazione della molteplicità dei modi in cui il linguaggio permette di esprimerci eticamente e di trovare una frase significativa e profonda ci porta a scoprire le capacità interne alle nostre capacità espressive. Wittgenstein può farci vedere che sono possibili diverse prospettive da cui guardare la realtà, molteplici grammatiche di possibili linguaggi solo in virtù del suo metodo immaginativo, che ci permette di vedere nella giusta luce le nostre attività linguistiche, di scoprire nuovi modi di esprimersi, di vedere le connessioni. Così Anscombe, Murdoch e Diamond riprendono la lezione di Wittgenstein, riconoscendo con il filosofo viennese la natura eminentemente linguistica del nostro essere, la necessità di uno sguardo attento capace di recuperare quella complessa realtà, quel contesto in cui sono inserite le nostre attività concettuali e che danno forma al nostro essere umani. E la ricerca di questo contesto si configura wittgensteinianamente come una forma di delucidazione concettuale, come la ricerca della forma di vita in cui è intessuto il pensiero morale. Applicando all’etica i principi metodologici generali del filosofo viennese, queste filosofe hanno promosso un approccio che si caratterizza per la sottile e penetrante analisi dell’etica come analisi concettuale, che, attraverso la chiarificazione concettuale, si rivela in grado di restituirci concetti e sentimenti perduti, e, sulla scia di Wittgenstein, hanno criticato l’esistenza di significati morali astratti, affermando che il carattere morale di una parola o di un enunciato è dato solo da un certo contesto. E così il recupero del contesto e il parallelo riconoscimento dell’esistenza di molteplici forme di vita gettano luce, illuminano le nostre visioni morali, nelle quali un ruolo importante è svolto non solo dai concetti e dalle emozioni, ma anche dall’immaginazione. Nel compito di risveglio emotivo e cognitivo che la filosofia morale deve perseguire, essa può, allora, essere aiutata dalla letteratura, dalla poesia, dall’arte in generale, a cui le nostre filosofe attribuiscono grande importanza, per la loro funzione “educativa” e per il loro comunicarci con potenza prospettive morali diverse. Così, sulla scia di Wittgenstein, queste filosofe hanno contribuito non a fornirci un modello di etica pratica o una spiegazione dell’etica, ma ad un ripensamento dei compiti e dei limiti dell’analisi filosofica nell’investigazione dei fenomeni morali, riscattando l’etica dal ristretto angolo in cui era stata confinata dalla filosofia positivistica e recuperando all’interno del dibattito filosofico morale elementi dimenticati o trascurati.

"Un'altra etica: Wittgenstein e la riflessione morale di E.Anscombe, I. Murdoch e C. Diamond"

2009

Abstract

Il lavoro si propone di ricostruire una linea di pensiero, nell’ambito della riflessione etica, che prende avvio dalla lezione di Wittgenstein e giunge fino al pensiero morale di Cora Diamond e che, anche se poco nota, costituisce una alternativa a quella tradizionale etica analitica, per lo più invece nota, sviluppatasi in ambito anglosassone nella prima metà del Novecento. La stessa aspirazione filosofica alla comprensione è, infatti, secondo Wittgenstein, un’aspirazione etica, in quanto ciò che sta a cuore al nostro filosofo non è insegnarci una qualche dottrina, ma promuovere in noi lettori un cambiamento che interessa la nostra sensibilità e le nostre inclinazioni, e l’etica, richiedendo sempre un punto di vista interno, si configura come un esercizio su di sé di trasformazione. Ma tale cambiamento personale passa, secondo Wittgenstein, attraverso l’uso del linguaggio che, ben lungi dal descrivere il mondo, è finalizzato a far progredire l’individuo, in quanto la scoperta e l’osservazione della molteplicità dei modi in cui il linguaggio permette di esprimerci eticamente e di trovare una frase significativa e profonda ci porta a scoprire le capacità interne alle nostre capacità espressive. Wittgenstein può farci vedere che sono possibili diverse prospettive da cui guardare la realtà, molteplici grammatiche di possibili linguaggi solo in virtù del suo metodo immaginativo, che ci permette di vedere nella giusta luce le nostre attività linguistiche, di scoprire nuovi modi di esprimersi, di vedere le connessioni. Così Anscombe, Murdoch e Diamond riprendono la lezione di Wittgenstein, riconoscendo con il filosofo viennese la natura eminentemente linguistica del nostro essere, la necessità di uno sguardo attento capace di recuperare quella complessa realtà, quel contesto in cui sono inserite le nostre attività concettuali e che danno forma al nostro essere umani. E la ricerca di questo contesto si configura wittgensteinianamente come una forma di delucidazione concettuale, come la ricerca della forma di vita in cui è intessuto il pensiero morale. Applicando all’etica i principi metodologici generali del filosofo viennese, queste filosofe hanno promosso un approccio che si caratterizza per la sottile e penetrante analisi dell’etica come analisi concettuale, che, attraverso la chiarificazione concettuale, si rivela in grado di restituirci concetti e sentimenti perduti, e, sulla scia di Wittgenstein, hanno criticato l’esistenza di significati morali astratti, affermando che il carattere morale di una parola o di un enunciato è dato solo da un certo contesto. E così il recupero del contesto e il parallelo riconoscimento dell’esistenza di molteplici forme di vita gettano luce, illuminano le nostre visioni morali, nelle quali un ruolo importante è svolto non solo dai concetti e dalle emozioni, ma anche dall’immaginazione. Nel compito di risveglio emotivo e cognitivo che la filosofia morale deve perseguire, essa può, allora, essere aiutata dalla letteratura, dalla poesia, dall’arte in generale, a cui le nostre filosofe attribuiscono grande importanza, per la loro funzione “educativa” e per il loro comunicarci con potenza prospettive morali diverse. Così, sulla scia di Wittgenstein, queste filosofe hanno contribuito non a fornirci un modello di etica pratica o una spiegazione dell’etica, ma ad un ripensamento dei compiti e dei limiti dell’analisi filosofica nell’investigazione dei fenomeni morali, riscattando l’etica dal ristretto angolo in cui era stata confinata dalla filosofia positivistica e recuperando all’interno del dibattito filosofico morale elementi dimenticati o trascurati.
6-ago-2009
Italiano
Gargani, Aldo Giorgio
Iacono, Alfonso Maurizio
Università degli Studi di Pisa
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/154431
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPI-154431