Pontiggia analyzes all twenty-seven Dialogues with Leucò — a first in the history on Pavese studies. The choice of reading the dialogues not according to the index prepared for publication by the author, but following the chronological order of their composition is dictated by the need to delve more profoundly into Pavese’s work in order to capture the fantastic and thematic relationships linking the single dialogues. This research reveals the relationship — of both freedom and fidelity — that Pavese entertains with his sources, both classical (especially Greek: Homer, Hesiod, the tragedians) and modern (the ethnological and anthropological studies of Pestalozza, Untersteiner, Kerényi, and Paula Philippson). The dialogue form — modeled with great originality on Lucian's Dialogues and on Leopardi’s Operette morali — allows the author to merge an intensely lyrical look with a lucidly argumentative tension, the tragic dimension of existence with the mythopoietic power of the word. In the universal unhappiness, poetry retains its vital force, which redeems, at least partially, the destiny of death and suffering reserved for human beings: this is perhaps the most authentically classical aspect of a book always hanging in the balance between the forces of disintegration and harmony, of clarity and deception, of the earthly and the divine.

Pontiggia commenta – ed è la prima volta nella storia degli studi pavesiani – tutti i ventisette Dialoghi con Leucò di Cesare Pavese. La scelta di leggere i dialoghi non secondo l’indice predisposto dall’autore per la pubblicazione, ma secondo l’ordine cronologico di composizione, è dettata dall’esigenza di scendere più a fondo nell’officina pavesiana, al fine di cogliere i nessi fantastici e tematici che legano i singoli dialoghi. L’indagine rivela il rapporto – di libertà e di fedeltà insieme – che Pavese intrattiene con le sue fonti, sia classiche (soprattutto greche: Omero, Esiodo, i tragici) sia moderne (gli studi etnologici e antropologici del Pestalozza, di Untersteiner, di Kerényi, di Paula Philippson). La forma-dialogo – modellata con originalità sui Dialoghi di Luciano e sulle Operette morali di Leopardi – consente all’autore di fondere uno sguardo intensamente lirico con una tensione lucidamente argomentativa, la dimensione tragica dell’esistenza con la potenza mitopoietica della parola. Nell’infelicità universale, la poesia conserva una sua forza vitale, che riscatta – almeno parzialmente – il destino di morte e di sofferenza riservato agli esseri umani: forse è questo l’aspetto più autenticamente classico di un libro sempre in bilico tra le forze della disgregazione e dell’armonia, della lucidità e dell’inganno, del terrestre e del divino.

QUEL CHE E' STATO SARA' UNA LETTURA DEI DIALOGHI CON LEVCO' DI CESARE PAVESE

Pontiggia, Giancarlo
2012

Abstract

Pontiggia analyzes all twenty-seven Dialogues with Leucò — a first in the history on Pavese studies. The choice of reading the dialogues not according to the index prepared for publication by the author, but following the chronological order of their composition is dictated by the need to delve more profoundly into Pavese’s work in order to capture the fantastic and thematic relationships linking the single dialogues. This research reveals the relationship — of both freedom and fidelity — that Pavese entertains with his sources, both classical (especially Greek: Homer, Hesiod, the tragedians) and modern (the ethnological and anthropological studies of Pestalozza, Untersteiner, Kerényi, and Paula Philippson). The dialogue form — modeled with great originality on Lucian's Dialogues and on Leopardi’s Operette morali — allows the author to merge an intensely lyrical look with a lucidly argumentative tension, the tragic dimension of existence with the mythopoietic power of the word. In the universal unhappiness, poetry retains its vital force, which redeems, at least partially, the destiny of death and suffering reserved for human beings: this is perhaps the most authentically classical aspect of a book always hanging in the balance between the forces of disintegration and harmony, of clarity and deception, of the earthly and the divine.
5-mar-2012
Italiano
Pontiggia commenta – ed è la prima volta nella storia degli studi pavesiani – tutti i ventisette Dialoghi con Leucò di Cesare Pavese. La scelta di leggere i dialoghi non secondo l’indice predisposto dall’autore per la pubblicazione, ma secondo l’ordine cronologico di composizione, è dettata dall’esigenza di scendere più a fondo nell’officina pavesiana, al fine di cogliere i nessi fantastici e tematici che legano i singoli dialoghi. L’indagine rivela il rapporto – di libertà e di fedeltà insieme – che Pavese intrattiene con le sue fonti, sia classiche (soprattutto greche: Omero, Esiodo, i tragici) sia moderne (gli studi etnologici e antropologici del Pestalozza, di Untersteiner, di Kerényi, di Paula Philippson). La forma-dialogo – modellata con originalità sui Dialoghi di Luciano e sulle Operette morali di Leopardi – consente all’autore di fondere uno sguardo intensamente lirico con una tensione lucidamente argomentativa, la dimensione tragica dell’esistenza con la potenza mitopoietica della parola. Nell’infelicità universale, la poesia conserva una sua forza vitale, che riscatta – almeno parzialmente – il destino di morte e di sofferenza riservato agli esseri umani: forse è questo l’aspetto più autenticamente classico di un libro sempre in bilico tra le forze della disgregazione e dell’armonia, della lucidità e dell’inganno, del terrestre e del divino.
mito, uomini, dèi, muse, dialogo, destino, morte, attimo, mistero, nomi, selvaggio, poetica, sogno, rupe, sangue, fuoco, mare, nulla
Zardin, Danilo
Università Cattolica del Sacro Cuore
Milano
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/159970
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNICATT-159970