Tre livelli di indagine, ad ingrandimenti diversi, sono in estrema sintesi l’immagine dell’opera presentata. Un primo livello pone il focus sulla palafitta di Ledro, sulla storia delle ricerche e sull’aggiornamento relativo allo studio dei materiali. Un secondo quadro di riflessione inserisce lo stesso sito all’interno della Valle di Ledro mostrando l’importanza della contestualizzazione di un ritrovamento nel territorio in cui esso è contenuto. L’ultimo livello di ingradimento raccoglie e confronta i dati relativi all’età del Bronzo e provenienti dal Trentino. Contestualizzare il dato di un singolo sito all’interno dapprima di un territorio più ampio (ma evidentemente contenuto come quello della Valle di Ledro) quindi dentro i confini provinciali, ha permesso di evidenziare elementi di lettura nuovi e legati a sistemi più generali. Seppur successivo alle scoperte palafitticole e terramaricole “italiane” della seconda metà del 1800, Ledro è stato per lungo tempo uno dei siti di riferimento per l’età del Bronzo. È una storia lunga oltre 80 anni quella delle ricerche archeologiche nella palafitta ledrense; dalle prime testimonianze scritte, che parlano di una zona a pali sommersi, piantati con perizia tecnica in un’antichità non meglio definita, si passa alle ricerche archeologiche del 1929, quando vengono alla luce nei pressi dell’emissario Ponale, migliaia di pali. Diverse campagne di scavo, fra cui la più grande del 1937, accompagnano negli anni ’50, ’60 e poi ’80, la storia di questo sito, mantenendo sullo sfondo quel Pfhalbauproblem che vivacizza la ricerca intorno al tema palafitticolo su tutto l’arco alpino. Grandi quantità di materiale sono rinvenute durante le campagne di scavo che si susseguono lungo le rive del lago di Ledro. I materiali, ad oggi conservati presso diverse sedi museali ed istituzionali d’Italia e studiati per la gran parte dai membri della Commissione Ledro durante l’attività portata avanti nel decennio 1977-1987 restano tuttavia per la maggior parte non pubblicati. Senza avere pretesa di sostituirsi ai lavori proposti dalla Commissione Ledro, quanto piuttosto con l’obiettivo di ricentrare l’attenzione sul sito che ha certamente ancora interessanti elementi di riflessione rispetto al corpus di materiali dalla palafitta ledrense si è resa necessaria una mirata attività di “aggiornamento” che ha portato: 1. alla ricostruzione delle vicende che hanno caratterizzato gli 80 anni di scavo, ampliando quanto già realizzato dall’autore in seno al progetto Le palafitte nel cassetto dei ricordi; 2. ad un aggiornamento riguardo al dato stratigrafico della palafitta, che poggia sulla rilettura dei diari di scavo del 1929, del 1937 e del 1957; 3. all’analisi di alcune categotrie materiali, fra cui anche un lotto privato donato al Museo in questi ultimi due anni. Tentare di ricostruire le vicende che caratterizzano la vita di un sito archeologico, partendo dalla sua frequentazione in epoca preistorica fino ad arrivare alla sua scoperta ed al suo studio, è un obiettivo che investe numerose discipline. Se inoltre viene ampliato il raggio di indagine e si considera il territorio nel quale il sito è contenuto le variabili aumentano notevolmente e risulta importante scegliere ambiti di ricerca ben indirizzati ad ottenere dati che siano di facile lettura e di diretta ricaduta sulla comprensione dell’oggetto di studio. Per quanto riguarda la palafitta di Ledro, anche alla luce dell’attuale ruolo del sito e del Museo delle Palafitte del Lago di Ledro nel suo rapporto con la comunità, è stato possibile utilizzare metodologie di ricerca utili a decifrare con maggior precisione le peculiarità del sito palafitticolo ledrense. I dati presentati per Ledro, il secondo livello di indagine, sono il risultato di un progetto svolto dai ricercatori del Museo delle Palafitte del Lago di Ledro. Il lavoro Indagine su tracce di territorio. La storia del popolamento in valle di Ledro attraverso i secoli, si è proposto di ricostruire la storia degli insediamenti umani e dello sfruttamento del territorio in valle di Ledro tramite ricognizioni sistematiche sul campo, mirate a censire e individuare nuove testimonianze archeologiche. Oltre al dato relativo all’età del Bronzo, con otto nuove attestazioni, è presentata la recente scoperta di Pozza Lavino, situata a 1800 m di quota, che potrebbe retrodatare il primo popolamento della Valle di Ledro alle fasi finali dell’Epigravettiano. Il terzo livello di indagine presentato nell’opera, quello riguardante il dato trentino, poggia su una banca dati che conta più di 340 siti testimonianti la frequentazione dell’attuale territorio provinciale durante l’età del Bronzo. La realizzazione di un database di tutte le attestazioni relative a questo periodo nasce come elemento di partenza per le analisi di un momento sul quale è presente un importante corpus bibliografico che abbraccia quasi due secoli di ricerche. Accanto a depositi stratigrafici di rilievo (Ledro, Fiavè, Riparo Gaban, Romagnano per citarne solo alcuni) sono state costruite schede per ogni singola località di rinvenimento, anche quelle in cui gli elementi non sono esaustivi nel chiarificare successioni stratigrafiche, ma sono contenitori interessanti di dati riguardanti la cronologia dell’occupazione del territorio fra il II e I millennio a.C.. Obiettivo primario è stato quello di permettere riflessioni ed analisi che vanno oltre l’interpretazione del materiale archeologico e considerano anche l’aspetto insediativo oltre che le implicazioni sull’utilizzo del territorio durante l’età del Bronzo. Particolare attenzione è stata prestata agli aspetti ambientali e geografici dei siti, anche alla luce dell’approfondimento dedicato alla Valle di Ledro. Rifocalizzazione della ricerca scientifica sulle vicende di un sito “storico” della preistoria italiana, scoperta di nuovi elementi relativi al popolamento della Valle di Ledro in epoca preistorica, contestualizzazione dei dati nel quadro generale del Trentino, interesse verso campi di indagine differenti (etnografia, remote sensing), coinvolgimento della comunità locale, attenzione verso la conversione dei dati di ricerca archeologica strictu sensu in elementi utili alla divulgazione scientifica; sono questi i temi trattati trasversalmente all’interno del lavoro proposto. Un lavoro che si pone l’obiettivo alto di apportare non solo dati utili alla disciplina archeologica ma che cerchi sempre più di dare all’archeologia quel ruolo importante che le spetta per la comprensione di un rapporto tra uomo e territorio che affonda le proprie radici proprio nella preistoria; un ruolo importante che permetta all’archeologia di essere vissuta in maniera coinvolgente e con un pubblico che, utilizzando una bella espressione di Urs Leuziger, praticherà la hands-on archaeology, in linea peraltro con le modalità con cui opera da ormai più di un decennio, in maniera vincente, il Museo delle Palafitte del Lago di Ledro.

LA PALAFITTA DI LEDRO METODOLOGIE ED APPROCCI COMBINATI PER LA COMPRENSIONE DI UN SITO E DEL SUO TERRITORIO

Fedrigotti, Alessandro
2014

Abstract

Tre livelli di indagine, ad ingrandimenti diversi, sono in estrema sintesi l’immagine dell’opera presentata. Un primo livello pone il focus sulla palafitta di Ledro, sulla storia delle ricerche e sull’aggiornamento relativo allo studio dei materiali. Un secondo quadro di riflessione inserisce lo stesso sito all’interno della Valle di Ledro mostrando l’importanza della contestualizzazione di un ritrovamento nel territorio in cui esso è contenuto. L’ultimo livello di ingradimento raccoglie e confronta i dati relativi all’età del Bronzo e provenienti dal Trentino. Contestualizzare il dato di un singolo sito all’interno dapprima di un territorio più ampio (ma evidentemente contenuto come quello della Valle di Ledro) quindi dentro i confini provinciali, ha permesso di evidenziare elementi di lettura nuovi e legati a sistemi più generali. Seppur successivo alle scoperte palafitticole e terramaricole “italiane” della seconda metà del 1800, Ledro è stato per lungo tempo uno dei siti di riferimento per l’età del Bronzo. È una storia lunga oltre 80 anni quella delle ricerche archeologiche nella palafitta ledrense; dalle prime testimonianze scritte, che parlano di una zona a pali sommersi, piantati con perizia tecnica in un’antichità non meglio definita, si passa alle ricerche archeologiche del 1929, quando vengono alla luce nei pressi dell’emissario Ponale, migliaia di pali. Diverse campagne di scavo, fra cui la più grande del 1937, accompagnano negli anni ’50, ’60 e poi ’80, la storia di questo sito, mantenendo sullo sfondo quel Pfhalbauproblem che vivacizza la ricerca intorno al tema palafitticolo su tutto l’arco alpino. Grandi quantità di materiale sono rinvenute durante le campagne di scavo che si susseguono lungo le rive del lago di Ledro. I materiali, ad oggi conservati presso diverse sedi museali ed istituzionali d’Italia e studiati per la gran parte dai membri della Commissione Ledro durante l’attività portata avanti nel decennio 1977-1987 restano tuttavia per la maggior parte non pubblicati. Senza avere pretesa di sostituirsi ai lavori proposti dalla Commissione Ledro, quanto piuttosto con l’obiettivo di ricentrare l’attenzione sul sito che ha certamente ancora interessanti elementi di riflessione rispetto al corpus di materiali dalla palafitta ledrense si è resa necessaria una mirata attività di “aggiornamento” che ha portato: 1. alla ricostruzione delle vicende che hanno caratterizzato gli 80 anni di scavo, ampliando quanto già realizzato dall’autore in seno al progetto Le palafitte nel cassetto dei ricordi; 2. ad un aggiornamento riguardo al dato stratigrafico della palafitta, che poggia sulla rilettura dei diari di scavo del 1929, del 1937 e del 1957; 3. all’analisi di alcune categotrie materiali, fra cui anche un lotto privato donato al Museo in questi ultimi due anni. Tentare di ricostruire le vicende che caratterizzano la vita di un sito archeologico, partendo dalla sua frequentazione in epoca preistorica fino ad arrivare alla sua scoperta ed al suo studio, è un obiettivo che investe numerose discipline. Se inoltre viene ampliato il raggio di indagine e si considera il territorio nel quale il sito è contenuto le variabili aumentano notevolmente e risulta importante scegliere ambiti di ricerca ben indirizzati ad ottenere dati che siano di facile lettura e di diretta ricaduta sulla comprensione dell’oggetto di studio. Per quanto riguarda la palafitta di Ledro, anche alla luce dell’attuale ruolo del sito e del Museo delle Palafitte del Lago di Ledro nel suo rapporto con la comunità, è stato possibile utilizzare metodologie di ricerca utili a decifrare con maggior precisione le peculiarità del sito palafitticolo ledrense. I dati presentati per Ledro, il secondo livello di indagine, sono il risultato di un progetto svolto dai ricercatori del Museo delle Palafitte del Lago di Ledro. Il lavoro Indagine su tracce di territorio. La storia del popolamento in valle di Ledro attraverso i secoli, si è proposto di ricostruire la storia degli insediamenti umani e dello sfruttamento del territorio in valle di Ledro tramite ricognizioni sistematiche sul campo, mirate a censire e individuare nuove testimonianze archeologiche. Oltre al dato relativo all’età del Bronzo, con otto nuove attestazioni, è presentata la recente scoperta di Pozza Lavino, situata a 1800 m di quota, che potrebbe retrodatare il primo popolamento della Valle di Ledro alle fasi finali dell’Epigravettiano. Il terzo livello di indagine presentato nell’opera, quello riguardante il dato trentino, poggia su una banca dati che conta più di 340 siti testimonianti la frequentazione dell’attuale territorio provinciale durante l’età del Bronzo. La realizzazione di un database di tutte le attestazioni relative a questo periodo nasce come elemento di partenza per le analisi di un momento sul quale è presente un importante corpus bibliografico che abbraccia quasi due secoli di ricerche. Accanto a depositi stratigrafici di rilievo (Ledro, Fiavè, Riparo Gaban, Romagnano per citarne solo alcuni) sono state costruite schede per ogni singola località di rinvenimento, anche quelle in cui gli elementi non sono esaustivi nel chiarificare successioni stratigrafiche, ma sono contenitori interessanti di dati riguardanti la cronologia dell’occupazione del territorio fra il II e I millennio a.C.. Obiettivo primario è stato quello di permettere riflessioni ed analisi che vanno oltre l’interpretazione del materiale archeologico e considerano anche l’aspetto insediativo oltre che le implicazioni sull’utilizzo del territorio durante l’età del Bronzo. Particolare attenzione è stata prestata agli aspetti ambientali e geografici dei siti, anche alla luce dell’approfondimento dedicato alla Valle di Ledro. Rifocalizzazione della ricerca scientifica sulle vicende di un sito “storico” della preistoria italiana, scoperta di nuovi elementi relativi al popolamento della Valle di Ledro in epoca preistorica, contestualizzazione dei dati nel quadro generale del Trentino, interesse verso campi di indagine differenti (etnografia, remote sensing), coinvolgimento della comunità locale, attenzione verso la conversione dei dati di ricerca archeologica strictu sensu in elementi utili alla divulgazione scientifica; sono questi i temi trattati trasversalmente all’interno del lavoro proposto. Un lavoro che si pone l’obiettivo alto di apportare non solo dati utili alla disciplina archeologica ma che cerchi sempre più di dare all’archeologia quel ruolo importante che le spetta per la comprensione di un rapporto tra uomo e territorio che affonda le proprie radici proprio nella preistoria; un ruolo importante che permetta all’archeologia di essere vissuta in maniera coinvolgente e con un pubblico che, utilizzando una bella espressione di Urs Leuziger, praticherà la hands-on archaeology, in linea peraltro con le modalità con cui opera da ormai più di un decennio, in maniera vincente, il Museo delle Palafitte del Lago di Ledro.
28-apr-2014
Italiano
Pedrotti, Annaluisa
Università degli studi di Trento
TRENTO
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/161407
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNITN-161407