Il presente lavoro di ricerca approfondisce il rapporto tra cattolici, comunismo e Santa Sede in Italia a partire dalla formazione, tra la fine del 1947 e gli inizi del 1948, del Movimento Cristiano per la Pace (MCP), organizzazione politica d’ispirazione cattolica che, in occasione delle elezioni del 18 aprile 1948 e in maniera apparentemente contraddittoria rispetto alle scelte “imposte” dagli equilibri internazionali legati alla guerra fredda, non sostenne la Democrazia cristiana, bensì la lista del Fronte Democratico Popolare (FDP), promossa, in particolare, da socialisti e comunisti. Ritenute, a ragione, un evento spartiacque nella storia politica italiana del Novecento, infatti, le consultazioni elettorali del 1948 sono state più volte ricostruite e descritte secondo l’interpretazione del drastico confronto tra due blocchi contrapposti, fortemente ideologizzati e senza margini di dialogo/incontro tra essi. In realtà, pur essendo questa una lettura certamente valida e corretta, non ha tenuto sufficientemente conto della presenza, in quel frangente, di sensibilità politiche di matrice cristiana che, come nel caso del MCP – i cui principali esponenti furono Ada Alessandrini (1909-1991) e Guido Miglioli (1879-1954) – optarono per un collocamento a sinistra della Dc, non condividendo la line adottata da Alcide De Gasperi nel 1947, con la rottura dell’unità antifascista e l’esclusione del Pci e del Psi dall’area di governo. L’esperienza del MCP assume quindi un significato importante sia in relazione a una chiave interpretativa fondata sulla permeabilità tra blocchi, sia in un’ottica di lunga durata, poiché tale esperienza è senza dubbio collocabile nel solco di un percorso più ampio – e sintetizzato con efficacia dall’espressione “cattolici a sinistra” – che, pur con elementi di specificità e differenza, copre “carsicamente” un arco cronologico e ideale che va dalla fine dell’Ottocento al Concilio Vaticano II, con ulteriori e fondamentali sviluppi anche negli anni successivi. Attraverso l’analisi comparata delle diverse fonti a disposizione – archivistiche (Archivio del Dicastero per la Dottrina della Fede, Archivio Apostolico Vaticano, Archivio della Fondazione Lelio e Lisli Basso Issoco, Archivio Centrale dello Stato, Archivio della Fondazione Don Primo Mazzolari, Archivio per la storia del movimento sociale cattolico in Italia «Mario Romani», Historical Archives of the European Union) bibliografiche e a stampa – è stato dunque possibile non solo ricostruire il contesto generale in cui furono costituiti il FDP e il MCP, ma anche descrivere le modalità e i contenuti con cui i dirigenti del Movimento parteciparono alla campagna elettorale del 1948, mettendo altresì a confronto le loro posizioni con quelle espresse dalla Santa Sede (che, per mezzo del Sant’Uffizio, condannò duramente il MCP ricorrendo a interdetti personali e scomuniche), dai vescovi e da altri gruppi cattolici. In conclusione, lo spoglio delle fonti ha fatto emergere uno scenario in cui, in modo molto più frastagliato rispetto a quanto comunemente descritto, il contributo politico-ideologico offerto dal MCP, lungi dall’essere “marginale” o “trascurabile”, rappresentò, invece, uno dei tasselli essenziali per l’evoluzione dei rapporti fra Santa Sede e cattolicesimo politico e, più in generale, fra politica e religione in Italia nel corso dei primi due decenni della storia repubblicana.

“Lavoro, Pace, Libertà!” Il Movimento Cristiano per la Pace e il Fronte Democratico Popolare: cattolici, comunismo e Santa Sede alla prova delle elezioni del 18 aprile 1948

FASANELLA, MICHELE
2024

Abstract

Il presente lavoro di ricerca approfondisce il rapporto tra cattolici, comunismo e Santa Sede in Italia a partire dalla formazione, tra la fine del 1947 e gli inizi del 1948, del Movimento Cristiano per la Pace (MCP), organizzazione politica d’ispirazione cattolica che, in occasione delle elezioni del 18 aprile 1948 e in maniera apparentemente contraddittoria rispetto alle scelte “imposte” dagli equilibri internazionali legati alla guerra fredda, non sostenne la Democrazia cristiana, bensì la lista del Fronte Democratico Popolare (FDP), promossa, in particolare, da socialisti e comunisti. Ritenute, a ragione, un evento spartiacque nella storia politica italiana del Novecento, infatti, le consultazioni elettorali del 1948 sono state più volte ricostruite e descritte secondo l’interpretazione del drastico confronto tra due blocchi contrapposti, fortemente ideologizzati e senza margini di dialogo/incontro tra essi. In realtà, pur essendo questa una lettura certamente valida e corretta, non ha tenuto sufficientemente conto della presenza, in quel frangente, di sensibilità politiche di matrice cristiana che, come nel caso del MCP – i cui principali esponenti furono Ada Alessandrini (1909-1991) e Guido Miglioli (1879-1954) – optarono per un collocamento a sinistra della Dc, non condividendo la line adottata da Alcide De Gasperi nel 1947, con la rottura dell’unità antifascista e l’esclusione del Pci e del Psi dall’area di governo. L’esperienza del MCP assume quindi un significato importante sia in relazione a una chiave interpretativa fondata sulla permeabilità tra blocchi, sia in un’ottica di lunga durata, poiché tale esperienza è senza dubbio collocabile nel solco di un percorso più ampio – e sintetizzato con efficacia dall’espressione “cattolici a sinistra” – che, pur con elementi di specificità e differenza, copre “carsicamente” un arco cronologico e ideale che va dalla fine dell’Ottocento al Concilio Vaticano II, con ulteriori e fondamentali sviluppi anche negli anni successivi. Attraverso l’analisi comparata delle diverse fonti a disposizione – archivistiche (Archivio del Dicastero per la Dottrina della Fede, Archivio Apostolico Vaticano, Archivio della Fondazione Lelio e Lisli Basso Issoco, Archivio Centrale dello Stato, Archivio della Fondazione Don Primo Mazzolari, Archivio per la storia del movimento sociale cattolico in Italia «Mario Romani», Historical Archives of the European Union) bibliografiche e a stampa – è stato dunque possibile non solo ricostruire il contesto generale in cui furono costituiti il FDP e il MCP, ma anche descrivere le modalità e i contenuti con cui i dirigenti del Movimento parteciparono alla campagna elettorale del 1948, mettendo altresì a confronto le loro posizioni con quelle espresse dalla Santa Sede (che, per mezzo del Sant’Uffizio, condannò duramente il MCP ricorrendo a interdetti personali e scomuniche), dai vescovi e da altri gruppi cattolici. In conclusione, lo spoglio delle fonti ha fatto emergere uno scenario in cui, in modo molto più frastagliato rispetto a quanto comunemente descritto, il contributo politico-ideologico offerto dal MCP, lungi dall’essere “marginale” o “trascurabile”, rappresentò, invece, uno dei tasselli essenziali per l’evoluzione dei rapporti fra Santa Sede e cattolicesimo politico e, più in generale, fra politica e religione in Italia nel corso dei primi due decenni della storia repubblicana.
20-set-2024
Italiano
VERRASTRO, DONATO
BANDINI, Michele
Università degli studi della Basilicata
Potenza
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/164304
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIBAS-164304