Nel quadro dei mutamenti avvenuti con la crisi del fordismo, la figura della rete si è affermata come metafora della società. Le politiche sociali e urbane hanno assunto così un assetto “reticolare”, affermando un regime di orizzontalità tra attori differenti che ha generato importanti rinnovamenti nell’approccio al territorio - i principi dell’integrazione della partecipazione e della attivazione. Nel corso degli ultimi decenni, l’affermazione degli orientamenti neoliberisti al governo urbano hanno tuttavia posto una forte ipoteca sulle prospettive di allargamento e democratizzazione dei processi di produzione di politiche pubbliche. In questo quadro incerto, la figura della rete è stata assunta come riferimento di un nuovo ordine di rapporti societari, valori e bisogni culturali di autonomia, autoimprenditorialità e libero scambio che hanno sollevato numerose critiche alla presunta apertura e orizzontalità dei processi reticolari e del principio cardine dell’autoorganizzazione. In questo scenario, le periferie urbane attraversate da significativi cambiamenti sociodemografici sono state tra i principali bersagli sia delle politiche urbane che dell’azione autorganizzata del terzo settore. Questi due processi stanno sollevando interessanti interrogativi sugli strumenti per accompagnare lo sviluppo di territori soggetti ad uno scollamento tra domande sociali e target dalle politiche di welfare. Una condizione che apre un interessante prospettiva intorno al concetto di rete come strumento organizzativo per operare all’interno di contesti che sono nella loro multiproblematicità anche frontiere culturali della società. La tesi guarda al caso della città di Milano, in cui il nuovo scenario di politiche ha riportato al centro del governo urbano il concetto di rete territoriale. Attraverso l’analisi di due quartieri di Edilizia Residenziale Pubblica, la tesi esplora tre domande di ricerca, che esaminano i concetti sviluppati negli studi organizzativi e nei diversi approcci alla network analysis nella prospettiva specifica delle reti territoriali: 1) quali dinamiche caratterizzano il funzionamento delle reti territoriali per garantire un bilanciamento tra autonomia e collaborazione tra le organizzazioni; 2) quale ruolo di intermediazione è svolto dalle reti territoriali nella relazione con le politiche e le istituzioni pubbliche; 3) quale ruolo dei singoli nelle reti. Per rispondere a queste domande è stato utilizzato un approccio immersivo e partecipante, raccogliendo dati prevalentemente di natura qualitativa attraverso note di campo e osservazioni, conversazioni, interventiste in profondità e biografiche. Gli esiti della ricerca mostrano che le reti di quartiere si manifestano come contesti organizzativi emergenti, in cui la dimensione culturale dell’interazione sociale risulta determinante per la convergenza degli attori, influenzandone i repertori delle competenze, delle esperienze comuni e i discorsi. Motore del funzionamento della rete sono però i processi di coinvolgimento dei singoli operatori e volontari e l’interpretazione data del proprio mandato di azione nella rete. La possibilità di rielaborare creativamente la tensione tra interesse individuale, collettivo e organizzativo ha sostenuto nei due casi lo sviluppo di pratiche di intervento e il riconoscimento ruoli inediti, che stanno ridefinendo le figure tradizionali sia dell’intervento sociale territoriale che dell’attivismo civico politico. Queste figure si stanno facendo portatrici nelle reti del terzo settore di un nuovo mandato politico rispetto al territorio, introducendo la variabile del legame affettivo. L’interazione tra queste figure e i processi di governance reticolare assunti dal welfare locale può determinare una ridefinizione dei percorsi e degli obiettivi dell’attivazione in rete, ricostruendo un rinnovato ruolo di intermediazione del terzo settore di prossimità, cura e rappresentanza.
Quartieri come reti. Le reti territoriali come dispositivi di inclusione tra competenza e rappresentanza
RANZINI, ALICE LOREDANA
2020
Abstract
Nel quadro dei mutamenti avvenuti con la crisi del fordismo, la figura della rete si è affermata come metafora della società. Le politiche sociali e urbane hanno assunto così un assetto “reticolare”, affermando un regime di orizzontalità tra attori differenti che ha generato importanti rinnovamenti nell’approccio al territorio - i principi dell’integrazione della partecipazione e della attivazione. Nel corso degli ultimi decenni, l’affermazione degli orientamenti neoliberisti al governo urbano hanno tuttavia posto una forte ipoteca sulle prospettive di allargamento e democratizzazione dei processi di produzione di politiche pubbliche. In questo quadro incerto, la figura della rete è stata assunta come riferimento di un nuovo ordine di rapporti societari, valori e bisogni culturali di autonomia, autoimprenditorialità e libero scambio che hanno sollevato numerose critiche alla presunta apertura e orizzontalità dei processi reticolari e del principio cardine dell’autoorganizzazione. In questo scenario, le periferie urbane attraversate da significativi cambiamenti sociodemografici sono state tra i principali bersagli sia delle politiche urbane che dell’azione autorganizzata del terzo settore. Questi due processi stanno sollevando interessanti interrogativi sugli strumenti per accompagnare lo sviluppo di territori soggetti ad uno scollamento tra domande sociali e target dalle politiche di welfare. Una condizione che apre un interessante prospettiva intorno al concetto di rete come strumento organizzativo per operare all’interno di contesti che sono nella loro multiproblematicità anche frontiere culturali della società. La tesi guarda al caso della città di Milano, in cui il nuovo scenario di politiche ha riportato al centro del governo urbano il concetto di rete territoriale. Attraverso l’analisi di due quartieri di Edilizia Residenziale Pubblica, la tesi esplora tre domande di ricerca, che esaminano i concetti sviluppati negli studi organizzativi e nei diversi approcci alla network analysis nella prospettiva specifica delle reti territoriali: 1) quali dinamiche caratterizzano il funzionamento delle reti territoriali per garantire un bilanciamento tra autonomia e collaborazione tra le organizzazioni; 2) quale ruolo di intermediazione è svolto dalle reti territoriali nella relazione con le politiche e le istituzioni pubbliche; 3) quale ruolo dei singoli nelle reti. Per rispondere a queste domande è stato utilizzato un approccio immersivo e partecipante, raccogliendo dati prevalentemente di natura qualitativa attraverso note di campo e osservazioni, conversazioni, interventiste in profondità e biografiche. Gli esiti della ricerca mostrano che le reti di quartiere si manifestano come contesti organizzativi emergenti, in cui la dimensione culturale dell’interazione sociale risulta determinante per la convergenza degli attori, influenzandone i repertori delle competenze, delle esperienze comuni e i discorsi. Motore del funzionamento della rete sono però i processi di coinvolgimento dei singoli operatori e volontari e l’interpretazione data del proprio mandato di azione nella rete. La possibilità di rielaborare creativamente la tensione tra interesse individuale, collettivo e organizzativo ha sostenuto nei due casi lo sviluppo di pratiche di intervento e il riconoscimento ruoli inediti, che stanno ridefinendo le figure tradizionali sia dell’intervento sociale territoriale che dell’attivismo civico politico. Queste figure si stanno facendo portatrici nelle reti del terzo settore di un nuovo mandato politico rispetto al territorio, introducendo la variabile del legame affettivo. L’interazione tra queste figure e i processi di governance reticolare assunti dal welfare locale può determinare una ridefinizione dei percorsi e degli obiettivi dell’attivazione in rete, ricostruendo un rinnovato ruolo di intermediazione del terzo settore di prossimità, cura e rappresentanza.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/165154
URN:NBN:IT:IUAV-165154