Sebbene molti aspetti del Grand Tour siano stati ampiamente indagati, il mercato dei disegni d’architettura ad esso legato, e più in generale del Settecento, resta ancora da approfondire. L’obiettivo di questo studio è stato quindi quello di indagare quali prodotti, tra i disegni di architettura, fossero disponibili al viaggiatore, per lo più straniero, giunto in Italia e i loro meccanismi di produzione e commercio. Il caso studio prescelto è stata la collezione di John Stuart, III conte di Bute. Questi, mentore e primo ministro di Giorgio III, tra la fine del 1768 e l’aprile del 1771 trascorse due soggiorni in Italia, durante i quali mise insieme una grande raccolta di disegni di architettura. I disegni si conservano dal 2001 al Victoria & Albert Museum di Londra in quindici album comprendenti 688 fogli raffiguranti architetture italiane. La tesi, oltre a fornire un catalogo dei disegni in gran parte inediti, studia la collezione con uno sguardo d’insieme, considerandola come un prodotto culturale unitario, indipendentemente dal valore del singolo foglio in quanto documento più o meno attendibile per lo studio delle vicende dell’edificio che rappresentano. L’ampiezza e la varietà che caratterizzano la collezione di Lord Bute hanno così permesso di ottenere uno sguardo sulla produzione e sul mercato di questa tipologia di materiale grafico in diverse aree d’Italia nella seconda metà del Settecento. Ne emerge un panorama variegato in cui era possibile acquistare sia disegni prodotti serialmente, e quindi più volte ricopiati, che disegni eseguiti su richiesta del committente. A eseguirli erano architetti che in molti casi legarono la propria carriera non al campo dell’ars aedificatoria, ma a quello della grafica, spesso connesso all’editoria. Il tramite tra questi professionisti e gli acquirenti erano per lo più ciceroni o altre figure preposte all’accoglienza degli stranieri in Italia, come i rappresentanti diplomatici. Si tratta per lo più di rappresentazione non precise, che fungevano piuttosto da ricordo - souvernir- idealizzato delle architetture visitate in Italia. Il loro prezzo era maggiore rispetto a quello delle incisioni prodotte per lo stesso mercato, ma nonostante ciò ad acquistarli, seppur in numero diverso, erano tutte le classi sociali che intraprendevano il Grand Tour: artisti, membri della classe media e aristocratici. I britannici -che erano i viaggiatori più numerosi- erano i destinatari privilegiati di questa produzione, come testimoniano iscrizioni e unità di misura espresse in lingua inglese presenti sui disegni. Infatti, seppur la collezione di Lord Bute spicchi per la sua ampiezza e ricchezza di materiale, altri suoi connazionali assemblarono analoghi musei cartacei per testimoniare l’arte e l’architettura italiane.
Disegni di architettura dal Grand Tour. La collezione di John Stuart, III conte di Bute.
MARTIGNAGO, KATIA
2021
Abstract
Sebbene molti aspetti del Grand Tour siano stati ampiamente indagati, il mercato dei disegni d’architettura ad esso legato, e più in generale del Settecento, resta ancora da approfondire. L’obiettivo di questo studio è stato quindi quello di indagare quali prodotti, tra i disegni di architettura, fossero disponibili al viaggiatore, per lo più straniero, giunto in Italia e i loro meccanismi di produzione e commercio. Il caso studio prescelto è stata la collezione di John Stuart, III conte di Bute. Questi, mentore e primo ministro di Giorgio III, tra la fine del 1768 e l’aprile del 1771 trascorse due soggiorni in Italia, durante i quali mise insieme una grande raccolta di disegni di architettura. I disegni si conservano dal 2001 al Victoria & Albert Museum di Londra in quindici album comprendenti 688 fogli raffiguranti architetture italiane. La tesi, oltre a fornire un catalogo dei disegni in gran parte inediti, studia la collezione con uno sguardo d’insieme, considerandola come un prodotto culturale unitario, indipendentemente dal valore del singolo foglio in quanto documento più o meno attendibile per lo studio delle vicende dell’edificio che rappresentano. L’ampiezza e la varietà che caratterizzano la collezione di Lord Bute hanno così permesso di ottenere uno sguardo sulla produzione e sul mercato di questa tipologia di materiale grafico in diverse aree d’Italia nella seconda metà del Settecento. Ne emerge un panorama variegato in cui era possibile acquistare sia disegni prodotti serialmente, e quindi più volte ricopiati, che disegni eseguiti su richiesta del committente. A eseguirli erano architetti che in molti casi legarono la propria carriera non al campo dell’ars aedificatoria, ma a quello della grafica, spesso connesso all’editoria. Il tramite tra questi professionisti e gli acquirenti erano per lo più ciceroni o altre figure preposte all’accoglienza degli stranieri in Italia, come i rappresentanti diplomatici. Si tratta per lo più di rappresentazione non precise, che fungevano piuttosto da ricordo - souvernir- idealizzato delle architetture visitate in Italia. Il loro prezzo era maggiore rispetto a quello delle incisioni prodotte per lo stesso mercato, ma nonostante ciò ad acquistarli, seppur in numero diverso, erano tutte le classi sociali che intraprendevano il Grand Tour: artisti, membri della classe media e aristocratici. I britannici -che erano i viaggiatori più numerosi- erano i destinatari privilegiati di questa produzione, come testimoniano iscrizioni e unità di misura espresse in lingua inglese presenti sui disegni. Infatti, seppur la collezione di Lord Bute spicchi per la sua ampiezza e ricchezza di materiale, altri suoi connazionali assemblarono analoghi musei cartacei per testimoniare l’arte e l’architettura italiane.I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14242/165161
URN:NBN:IT:IUAV-165161