Le ragioni dei santi. Titoli, altari e opere d’arte nelle chiese del clero secolare ravennate tra Cinque e Seicento, attraverso le sacre visite e gli inventari parrocchiali.

This enquiry means to provide to the scientific community all the datas coming from the examination of the pastoral visits and the parish inventories related to the Sixth and Seventh centuries secular clergy’s churches in Ravenna. These datas, here trascribed and almost unedited, mean to be helpful to Church and Art historians, as well as for Iconography scholars. This kind of analysis at first was only conceived to explore how changes occurred into the secular clergy churches after the Council of Trento; nevertheless, the research course allowed to discover some other hidden datas, such as the ricognition of missing paintings and the authorial clarification of uncertain ascriptions. Hence, the artworks ricognition became a proper instrument to create a sort of “cultic map”, whereas the paintings must be considered as real objects related to specific devotions, not only as the recipients for iconographical and iconological analysis. The choice of the Sixth and Seventh centuries comes from cultural and practical reasons: the Council of Trento (1545-1563) meant to be a caesura into the devotional habits and, consequetially, into their representations (which started to be adjusted according to very strict rules, in opposition to the previous Mannerist licenses). At the same time, in the Council of Trento era the sacred pastoral visits and the parish inventaries became frequent and needed to monitor the secular churches: nowadays, these documents are very significant to investigate and map the artworks decorating and furnishing the altars of the secular clergy churches from Sixth century onwards. Specifically, the heart of this research is represented by the operative forms related to each mapped church, altar and painting: the forms are filled by the direct quotes of the archivistic documents, along with possible annotations, the list of the texts sources and bibliographic references. If known, discovered or already published, the mentioned artworks are related to their picture and current placing. At the same time, to accomplish this research and dissertation, a database has been created ad-hoc (http://patrimonioculturale.unibo.it/sacrevisite): the digital version focuses on the contents as something circular and open, to be costantly updated; that’s why the dissaertation contents must be considered as a mere “filling” of the database records.

Questo lavoro di ricerca intende consegnare alla comunità di studiosi le notizie tratte dallo spoglio delle sacre visite e degli inventari parrocchiali relativi agli edifici di culto del clero secolare ravennate tra Cinque e Seicento. Il materiale qui trascritto, in gran parte inedito, si propone come strumento utile a storici della Chiesa, storici dell’arte, esperti di iconografia, e via dicendo. Una disamina di questo genere, svolta da principio per osservare i mutamenti portati nella realtà degli edifici del clero secolare, in corso d’opera ha reso possibile il riconoscimento di alcuni dipinti dispersi e la precisazione autoriale riguardante esemplari dall’attribuzione incerta. Si è così realizzata una sorta di ‘mappatura cultuale’ attraverso le opere d’arte; non una ricerca di Storia della Chiesa, dunque, ma una ricerca di Storia dell’Arte in cui il manufatto debba considerarsi in primo luogo nella sua consistenza oggettiva, ricollegabile a determinate devozioni e non più solo come destinatario di operazioni di indagine iconografica e iconologica. L’indagine avvia alla restituzione di un contesto sociale e cultuale attraverso i dipinti quali prodotti di una determinata epoca, per mezzo di una precisa metodologia evocante una sorta di ‘metodo induttivo’ applicato al terreno storico-artistico. Il periodo individuato come campo cronologico d’indagine, quello a cavallo tra Cinque e Seicento, nasce da precise ragioni culturali e pratiche: il Concilio di Trento (1545-1563) rappresentò infatti una precisa cesura sotto il profilo dei culti in uso, delle pratiche devozionali e liturgiche e, ancor più, della politica delle immagini, che da questo momento fu disciplinata molto rigidamente (a partire dal testo conciliare per trovare poi riverbero nei trattatisti del tardo Cinquecento), quale reazione alle precedenti licenze e ‘lascivie’ stilistiche perpetrate fino agli anni Quaranta del Cinquecento dagli artisti della Maniera. Allo stesso tempo, conseguentemente alle nuove esigenze conciliari di ordine, rigore e ortodossia, l’epoca tridentina fu il momento in cui si riaffermò, con definitivo successo, la pratica delle sacre visite pastorali e della redazione degli inventari parrocchiali: due strumenti indispensabili a chiunque voglia intraprendere una sorta di ‘censimento’ delle opere collocate sugli altari del clero secolare cittadino nei secoli che vanno dal tardo Cinquecento in avanti. La ricerca si è dunque articolata nella ricostruzione di quello che esisteva e che non esiste più (opere, altari, chiese), ma anche nella conferma di quanto ancora oggi possiamo vedere, su quegli stessi altari o in situazioni decontestualizzate, come nel caso di nuove musealizzazioni. Nello specifico, le schede relative alle singole chiese considerate costituiscono il cuore di questo studio: articolate in più parti, a cominciare dalle opere menzionate dalle fonti, si costruiscono sulla citazione diretta dei documenti d’archivio, su eventuali annotazioni e, infine, sulla breve sintesi delle fonti e dell’eventuale bibliografia secondaria correlata all’opera. Qualora rintracciate, sono state riportate le immagini dei dipinti. La compilazione delle schede è inoltre avvenuta di pari passo con quella di un database creato ad- hoc (http://patrimonioculturale.unibo.it/sacrevisite) e complementare alla fruizione del lavoro cartaceo, allo scopo di evidenziarne la lettura fluida, circolare e aperta, da intendersi in continuo aggiornamento; per questo motivo, la totalità dei contenuti di questa ricerca è da intendersi principalmente come materiale pensato per essere inserito in un sistema digitale specifico, da consultarsi on-line; i testi devono così essere intesi come ‘riempimento’ dei records del database.