In this research I describe what I took from my particular position about my work as a social worker with refugees and asylum seekers over a long period of almost ten years, crossing different fields and situations. Through auto-ethnographic writing, I described the events that I observed and experienced within the services for asylum seekers and refugees, with particular attention to the analysis of the difficulties of taking charge of the needs of the subjects and the production processes of marginality The aim of this research was to explain what it meant to work in a professional field such as that of services for asylum seekers and refugees and what were the dynamics that could be observed in the fields of research and work through the tools of the anthropological discipline, assuming the overlap of the figure of researcher-operator. The data I collected derive from my positioning in the field, characterized by a strongly involved perspective: objectivity is a illusion for anthropologists, even more so in an auto-ethnography. I tried to show how it translates into reality and what consequences it has to become or fail to become asylum seekers: the asylum request is a material experience and not just a legal process, as well as a symbolic one. It is necessary to underline and analyze the processuality of the paths that migrants experience, which is accompanied by the randomness with which each individual can come to live these same situations, which imprint a unique and unrepeatable trajectory on the individual biographies of the people met during the camp.

In questa ricerca descrivo quel che dal mio particolare posizionamento ho colto del mio lavoro di operatore sociale con rifugiati e richiedenti asilo in un lungo arco temporale di quasi dieci anni, attraversando campi e situazioni differenti. Attraverso la scrittura autoetnografica ho descritto le vicende che ho osservato e vissuto all’interno dei servizi per richiedenti asilo e rifugiati, con particolare attenzione all’analisi delle difficoltà della presa in carico dei bisogni dei soggetti e ai processi di produzione della marginalità L’obiettivo di questa ricerca è stato quello di spiegare cosa significasse lavorare in un ambito professionale come quello dei servizi per richiedenti asilo e rifugiati e quali fossero le dinamiche che si potevano osservare nei campi di ricerca e lavoro attraverso gli strumenti propri della disciplina antropologica, assumendo la sovrapposizione della figura di ricercatore-operatore. I dati che ho raccolto derivano dal mio posizionamento nel campo, caratterizzato da una prospettiva fortemente coinvolta: l’oggettività è una chimera per chi fa antropologia, ancora di più in un’autoetnografia. Ho cercato di mostrare come si traduca nella realtà e quali conseguenze abbia diventare o non riuscire a diventare richiedenti asilo: la richiesta di asilo è un’esperienza fortemente materiale e non soltanto un processo giuridico, oltre che simbolico. È necessario sottolineare ed analizzare la processualità dei percorsi che vivono i migranti, che si accompagna alla casualità con cui ogni singolo possa arrivare a vivere queste stesse situazioni, che imprimono una traiettoria unica ed irripetibile alle singole biografie delle persone incontrate durante il campo.

Autoetnografia dei servizi per richiedenti asilo e rifugiati: 2011/2020

BIFFI, DAVIDE
2021

Abstract

In this research I describe what I took from my particular position about my work as a social worker with refugees and asylum seekers over a long period of almost ten years, crossing different fields and situations. Through auto-ethnographic writing, I described the events that I observed and experienced within the services for asylum seekers and refugees, with particular attention to the analysis of the difficulties of taking charge of the needs of the subjects and the production processes of marginality The aim of this research was to explain what it meant to work in a professional field such as that of services for asylum seekers and refugees and what were the dynamics that could be observed in the fields of research and work through the tools of the anthropological discipline, assuming the overlap of the figure of researcher-operator. The data I collected derive from my positioning in the field, characterized by a strongly involved perspective: objectivity is a illusion for anthropologists, even more so in an auto-ethnography. I tried to show how it translates into reality and what consequences it has to become or fail to become asylum seekers: the asylum request is a material experience and not just a legal process, as well as a symbolic one. It is necessary to underline and analyze the processuality of the paths that migrants experience, which is accompanied by the randomness with which each individual can come to live these same situations, which imprint a unique and unrepeatable trajectory on the individual biographies of the people met during the camp.
25-giu-2021
Italiano
In questa ricerca descrivo quel che dal mio particolare posizionamento ho colto del mio lavoro di operatore sociale con rifugiati e richiedenti asilo in un lungo arco temporale di quasi dieci anni, attraversando campi e situazioni differenti. Attraverso la scrittura autoetnografica ho descritto le vicende che ho osservato e vissuto all’interno dei servizi per richiedenti asilo e rifugiati, con particolare attenzione all’analisi delle difficoltà della presa in carico dei bisogni dei soggetti e ai processi di produzione della marginalità L’obiettivo di questa ricerca è stato quello di spiegare cosa significasse lavorare in un ambito professionale come quello dei servizi per richiedenti asilo e rifugiati e quali fossero le dinamiche che si potevano osservare nei campi di ricerca e lavoro attraverso gli strumenti propri della disciplina antropologica, assumendo la sovrapposizione della figura di ricercatore-operatore. I dati che ho raccolto derivano dal mio posizionamento nel campo, caratterizzato da una prospettiva fortemente coinvolta: l’oggettività è una chimera per chi fa antropologia, ancora di più in un’autoetnografia. Ho cercato di mostrare come si traduca nella realtà e quali conseguenze abbia diventare o non riuscire a diventare richiedenti asilo: la richiesta di asilo è un’esperienza fortemente materiale e non soltanto un processo giuridico, oltre che simbolico. È necessario sottolineare ed analizzare la processualità dei percorsi che vivono i migranti, che si accompagna alla casualità con cui ogni singolo possa arrivare a vivere queste stesse situazioni, che imprimono una traiettoria unica ed irripetibile alle singole biografie delle persone incontrate durante il campo.
autoetnografia; servizi sociali; richiedenti asilo; rifugiati; accoglienza
Università degli Studi di Milano-Bicocca
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/171098
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIMIB-171098