Storie di vita e apprendimenti sociali nel lavoro precario. Un’inchiesta pedagogica

Doctoral research in social pedagogy starts from considering work as a human activity that incorporates a multiplicity of meanings and practices with educational implications. Work, of which the precarious form is becoming the most widespread and pervasive in Western reality, continues to constitute the main dimension that defines life prospects and social organisation, assuming a formative role with respect to the existences of individual and collective subjects. The research, focused on work-related social learnings and their biographical impact, was carried out by collecting life stories (personal and work-related) through semi-structured interviews. Through a research collaboration with the NIdiL CGIL section of the Milan Chamber of Labour, twelve precarious workers were interviewed, who - together with six trade union officials - constituted the body of qualitative data collected. The first chapter contains a theoretical reflection on the characteristics of work in the contemporary world, on its informal educational effects and on the links between education and work, condensing the literature review carried out in preparation for and during the research. The second chapter focuses on the research methodology. After a theoretical framework of social pedagogy, the epistemological choices that have defined pedagogical investigation are illustrated, reflecting on the paradigm, methods, instruments, the qualitative approach to data collection and analysis, and finally attempting to show the interconnections with the pedagogical analysis of precarious work. The third, fourth and fifth chapters focus on the pedagogical analysis of the life stories in precarious work collected in the field, articulating around three areas of pedagogical observation. The analysis of education in precarious work has outlined a general dynamic of informal orientation linked to the succession of economic crises and the restructuring of the world of work (and the welfare state) in a more flexible direction. The study of education in precarious work has concerned the framework of informal education present within the work activity. This chapter explores dimensions related to competitive and/or solidarity-based relations between workers, space and time (and their use for aggregative or, conversely, disruptive purposes), and the use of technology as a device to increase exploitation and control over work. The analysis of the education of precarious work focused on a series of biographical dimensions connected to personal life histories, observing the links between work precariousness and existential precariousness and attempting to understand the impact of this condition on the everyday life of workers, but also on the vision of the future and the ability to project oneself into it. The changes experienced and the learning experienced are investigated, as well as the impact on family, friendship and social relationships. Reflections on the territorial dimension and the trade union's role in mediating the effects of precariousness also find space. In the concluding chapter, a series of reflections are made concerning possible avenues of research to broaden knowledge of these informal educational dynamics and to hypothesise practices of social change through forms of conscientization, the positioning of the pedagogical gaze in observing this type of phenomenon and, finally, the role of the educational world in thinking and acting within a social context of neo-liberal hegemony.

La ricerca di dottorato in pedagogia sociale prende le mosse dal considerare il lavoro come un’attività umana che incorpora una molteplicità di significati e prassi dai risvolti educativi. Il lavoro, di cui la forma precaria sta diventando la più diffusa e pervasiva nella realtà occidentale, continua a costituire la principale dimensione che definisce le prospettive di vita e l’organizzazione sociale, assumendo un ruolo formativo rispetto alle esistenze dei soggetti individuali e collettivi. La ricerca, focalizzata sugli apprendimenti sociali connessi al lavoro e al loro impatto biografico, è stata svolta raccogliendo delle storie di vita (personale e lavorativa) tramite delle interviste semi-strutturate. Attraverso una collaborazione di ricerca con la sezione NIdiL CGIL della Camera del Lavoro di Milano, sono stati intervistati con dodici lavoratori e lavoratrici precari, che – unitamente a sei funzionari sindacali – hanno costituito il corpus dei dati qualitativi raccolti. Nel primo capitolo viene svolta una riflessione teorica sulle caratteristiche del lavoro nella contemporaneità, sulle sue ricadute educative informali e sui nessi tra educazione e lavoro, condensando la revisione della letteratura svolta in preparazione e durante la ricerca. Il secondo capitolo è focalizzato sulla metodologia della ricerca. Dopo un inquadramento teorico della pedagogia sociale vengono illustrate le scelte epistemologiche che hanno definito l’indagine pedagogica, riflettendo sul paradigma, i metodi, gli strumenti, l’impostazione qualitativa della raccolta e dell’analisi dei dati, tentando infine di mostrare le interconnessioni con l’impostazione dell’analisi pedagogica del lavoro precario. Il terzo, quarto e quinto capitolo si concentrano sull’analisi pedagogica delle storie di vita nel lavoro precario raccolte sul campo, articolandosi attorno a tre aree di osservazione pedagogica. L’analisi dell’educazione al lavoro precario ha delineato una generale dinamica di orientamento informale connessa al susseguirsi delle crisi economiche e delle ristrutturazioni del mondo del lavoro (e del Welfare State) in una direzione di maggior flessibilità. Lo studio dell’educazione nel lavoro precario ha interessato il quadro delle didattiche informali presenti all’interno dell’attività lavorativa. In questo capitolo vengono esplorate dimensioni legate alle relazioni competitive e/o solidali tra lavoratori e lavoratrici, allo spazio e al tempo (e al loro utilizzo a fini aggregativi o, viceversa, disgregativi), all’utilizzo della tecnologia come dispositivo volto ad accrescere lo sfruttamento e il controllo sul lavoro. L’analisi dell’educazione del lavoro precario si è focalizzata su una serie di dimensioni biografiche connesse alle storie di vita personali, osservando i nessi tra precarietà lavorativa e precarietà esistenziale e tentando di comprendere l’impatto di questa condizione sulla quotidianità di lavoratrici e lavoratori, ma anche sulla visione del futuro e sulla capacità di proiettarsi in esso. Sono stati indagati i cambiamenti vissuti e gli apprendimenti esperiti, così come l’impatto sulle relazioni familiari, amicali e sociali. Trovano spazio anche delle riflessioni sulla dimensione territoriale e sul ruolo del sindacato nel mediare gli effetti della precarietà. Nel capitolo conclusivo vengono svolte una serie di riflessioni inerenti a possibili piste di ricerca che permettano di ampliare la conoscenza di queste dinamiche educative informali e di ipotizzare prassi di cambiamento sociale attraverso forme di coscientizzazione, al posizionamento dello sguardo pedagogico nell’osservare questo tipo di fenomeno e, infine, al ruolo del mondo educativo nel pensare e nell’agire entro un contesto sociale di marcata egemonia neoliberista.