Al centro della nostra tesi si trova la distinzione pubblico / privato. Per trattare di tal argomento, abbiamo scelto un oggetto particolare nel quale hanno potuto avere un ruolo essenziale, quello dei lavori pubblici, e nel nostro caso, dei lavori portuali sulle rive mediterranee francesi e italiane. La questione delle zone portuali ci sembra effettivamente rivelatrice. Zone di sviluppo del negozio, zone d’offensive e di frontiere militari, sono una posta in gioco della potenza di Stato sul terreno internazionale e un pilastro essenziale del gioco degli scambi mondiali. Per trattare di una tale tematica, ci siamo permessi un approccio a due angoli, quanto un gioco di scala tanto un gioco di oggetto, tramite focali complementari che prendono la forma di due parti distinte. La prima parte si intitola “Il capitale e l’interesse pubblico”. Si tratta di un saggio sulla lunga durata nel quale ci soffermiamo sulla relazione tra l’ascesa del capitalismo privato e lo sviluppo dello Stato moderno tentando di coglierne alcuni movimenti, come una seria di attimi rubati. È una forma di passeggiata che proponiamo al lettore, la visita di una mostra a volte labirintica nella quale si passa da un porto all’ altro, da una storia a un’altra, con l’obbiettivo di rivelare dinamiche particolari alle quali dare parole. Dare parole, vale a dire anche e soprattutto interrogare le parole che alcune volte sono state usate come quadro di riferimento per descrivere un movimento storico o un altro, mettere in dubbio modelli ideali confrontandoli con esempi fattuali disparati ma illuminandoli tutti di una luce singolare, ed anche interrogare i concetti storiografici, teorici, grazie ai quali diversi autori hanno tentato di mettere in luce la realtà di un fenomeno. Non abbiamo la pretensione di proporne dei nuovi ma solo di confrontare a diversi casi concreti certe categorie che hanno segnato la storia o che sono state usate per parlarne. In quella parte, che tratta soprattutto della Francia e della penisola italiana, si problematizza il movimento reciproco tra ascesa del negozio ed esigenza di uno Stato organizzatore attraverso la questione del ruolo della guerra nell’affermazione di una tale dinamica, poi successivamente ci interessiamo ad alcuni indizi dell’ascesa del negozio, al posto dello spazio marittimo nel gioco tra Stati, a quel che possono rivelarsi i tentativi di controllo statale sulle frontiere, o ancora a diverse modalità di finanziamento dei lavori portuali da un punto di vista sociale. Una volta finiti questi capitoli, tentiamo di spiegare come possiamo intendere le parole che compongono il titolo di questa parte : il capitale e l’interesse pubblico. Ci soffermiamo su un tema particolarmente presente nella storia della modernità, quello del capitalismo, al fine di vedere quel che si può far dire a un tale termine. Infine, si tratta della questione dei processi ideologici di giustificazione nello stabilire nuove forme di potere, e per finire cerchiamo ad andare dietro le quinte dello sviluppo statale che si impone come centro astratto del potere. In tutti capitoli, si tratta di casi concreti, scoperti in diversi archivi. Questo primo libro ci permette di testare la validità di alcuni modelli generali per stabilire il nostro proprio quadro teorico fatto di diverse ipotesi sul rapporto tra Stato e negozio. Nella seconda parte, avviciniamo la focale e posiamo un certo sguardo su una congiuntura speciale, la formazione dello Stato unitario italiano. La affrontiamo da un angolo che non è stato studiato finora, quello del grande programma di cantieri portuali avviato nello slancio dell’Unità nell’obbiettivo di accelerare l’unificazione economica del paese e di ufficializzare nello stesso tempo l’unificazione politica. Ci sembra opportuno questo cambiamento di scala rispetto al primo libro per la risoluzione, almeno parziale, della nostra problematica. Mentre la prima questione è la lenta formazione degli Stati moderni legata all’ascesa del negozio, la seconda è quella della formazione formale e veloce di un nuovo Stato-nazione europeo, abbastanza tardivo, per vedere quali possono essere in tale circostanze il posto e il ruolo del negozio privato. Si osserva come si forma lo Stato italiano unificato e centralizzato, la natura del programma di cantieri portuali previsto e la sua giustificazione, il modo con il quale sono dati i lavori in appalto, la relazione tra le misure eccezionali e l’affermazione del diritto moderno, le concessioni dell’amministrazione pubblica ai poteri privati nel quadro della pianificazione territoriale, poi ci interessiamo alla dimensione più sociale della pianificazione: la gestione dei disordini sociali, il ruolo della violenza e della repressione in un nuovo regime che si impone tanto con la forza armata quanto con i lavori pubblici.
Affaires privées et travaux publics. Valeur, profit et intérêt public sur les rives de la Méditerranée (XVIIIe-XIXe siècles).
Brenu, Nathan François Ulysse
2019
Abstract
Al centro della nostra tesi si trova la distinzione pubblico / privato. Per trattare di tal argomento, abbiamo scelto un oggetto particolare nel quale hanno potuto avere un ruolo essenziale, quello dei lavori pubblici, e nel nostro caso, dei lavori portuali sulle rive mediterranee francesi e italiane. La questione delle zone portuali ci sembra effettivamente rivelatrice. Zone di sviluppo del negozio, zone d’offensive e di frontiere militari, sono una posta in gioco della potenza di Stato sul terreno internazionale e un pilastro essenziale del gioco degli scambi mondiali. Per trattare di una tale tematica, ci siamo permessi un approccio a due angoli, quanto un gioco di scala tanto un gioco di oggetto, tramite focali complementari che prendono la forma di due parti distinte. La prima parte si intitola “Il capitale e l’interesse pubblico”. Si tratta di un saggio sulla lunga durata nel quale ci soffermiamo sulla relazione tra l’ascesa del capitalismo privato e lo sviluppo dello Stato moderno tentando di coglierne alcuni movimenti, come una seria di attimi rubati. È una forma di passeggiata che proponiamo al lettore, la visita di una mostra a volte labirintica nella quale si passa da un porto all’ altro, da una storia a un’altra, con l’obbiettivo di rivelare dinamiche particolari alle quali dare parole. Dare parole, vale a dire anche e soprattutto interrogare le parole che alcune volte sono state usate come quadro di riferimento per descrivere un movimento storico o un altro, mettere in dubbio modelli ideali confrontandoli con esempi fattuali disparati ma illuminandoli tutti di una luce singolare, ed anche interrogare i concetti storiografici, teorici, grazie ai quali diversi autori hanno tentato di mettere in luce la realtà di un fenomeno. Non abbiamo la pretensione di proporne dei nuovi ma solo di confrontare a diversi casi concreti certe categorie che hanno segnato la storia o che sono state usate per parlarne. In quella parte, che tratta soprattutto della Francia e della penisola italiana, si problematizza il movimento reciproco tra ascesa del negozio ed esigenza di uno Stato organizzatore attraverso la questione del ruolo della guerra nell’affermazione di una tale dinamica, poi successivamente ci interessiamo ad alcuni indizi dell’ascesa del negozio, al posto dello spazio marittimo nel gioco tra Stati, a quel che possono rivelarsi i tentativi di controllo statale sulle frontiere, o ancora a diverse modalità di finanziamento dei lavori portuali da un punto di vista sociale. Una volta finiti questi capitoli, tentiamo di spiegare come possiamo intendere le parole che compongono il titolo di questa parte : il capitale e l’interesse pubblico. Ci soffermiamo su un tema particolarmente presente nella storia della modernità, quello del capitalismo, al fine di vedere quel che si può far dire a un tale termine. Infine, si tratta della questione dei processi ideologici di giustificazione nello stabilire nuove forme di potere, e per finire cerchiamo ad andare dietro le quinte dello sviluppo statale che si impone come centro astratto del potere. In tutti capitoli, si tratta di casi concreti, scoperti in diversi archivi. Questo primo libro ci permette di testare la validità di alcuni modelli generali per stabilire il nostro proprio quadro teorico fatto di diverse ipotesi sul rapporto tra Stato e negozio. Nella seconda parte, avviciniamo la focale e posiamo un certo sguardo su una congiuntura speciale, la formazione dello Stato unitario italiano. La affrontiamo da un angolo che non è stato studiato finora, quello del grande programma di cantieri portuali avviato nello slancio dell’Unità nell’obbiettivo di accelerare l’unificazione economica del paese e di ufficializzare nello stesso tempo l’unificazione politica. Ci sembra opportuno questo cambiamento di scala rispetto al primo libro per la risoluzione, almeno parziale, della nostra problematica. Mentre la prima questione è la lenta formazione degli Stati moderni legata all’ascesa del negozio, la seconda è quella della formazione formale e veloce di un nuovo Stato-nazione europeo, abbastanza tardivo, per vedere quali possono essere in tale circostanze il posto e il ruolo del negozio privato. Si osserva come si forma lo Stato italiano unificato e centralizzato, la natura del programma di cantieri portuali previsto e la sua giustificazione, il modo con il quale sono dati i lavori in appalto, la relazione tra le misure eccezionali e l’affermazione del diritto moderno, le concessioni dell’amministrazione pubblica ai poteri privati nel quadro della pianificazione territoriale, poi ci interessiamo alla dimensione più sociale della pianificazione: la gestione dei disordini sociali, il ruolo della violenza e della repressione in un nuovo regime che si impone tanto con la forza armata quanto con i lavori pubblici.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/178364
URN:NBN:IT:UNITN-178364