La Tesi studia e approfondisce, rispetto alla letteratura esistente, i rapporti culturali, scientifici e professionali tra i medici italiani e i loro colleghi di area germanofona nel Cinquecento. L’indagine si avvale del metodo di analisi della fonte epistolare, applicato a un quantitativo di unità sufficienti sia per rispondere agli interrogativi posti all’origine della ricerca, sia per integrare lo "status" delle ricerche nel campo. Accanto all’analisi di fonti manoscritte il lavoro prende in esame una serie di fonti edite, come raccolte di "Epistolae medicinales" e opere di materia medica. La Tesi è idealmente divisa in tre parti, per un totale di sei capitoli. Nella prima di esse (capitoli primo e secondo) si indagano i nessi tra il rinnovamento della "scientia" medica del XVI secolo da una parte, e l’interesse per le coeve dottrine religioso-confessionali d’Oltralpe dall’altra, alla luce di un sistema del sapere che aspirava all’universalità, e sullo sfondo di un panorama culturale caratterizzato dalla forte interdipendenza fra le diverse discipline, nonché da molteplici nessi tra “scienza” e religione, ambiti che a loro volta non erano interpretati come compartimenti stagni. In particolar modo si prendono in esame alcuni significativi casi di medici italiani esuli "religionis causa", e si mettono in evidenza le ripercussioni che le loro peregrinazioni attraverso il suolo europeo sortirono sia sul loro modo di vivere la dimensione religiosa, sia sulla loro dimensione professionale. La seconda parte del lavoro (capitoli terzo, quarto e quinto) esplora i tratti qualificanti della cosiddetta "Respublica medicorum" europea in una prospettiva larga di storia socio-culturale, che prende in considerazione sia fattori culturali e filosofico-“scientifici”, sia socio-economici. Sono oggetto di attenzione, quindi, le dinamiche sociali e professionali interne della comunità europea dei medici, gli aspetti relativi alla circolazione libraria e del sapere tecnico medico-botanico al suo interno, e la concreta e quotidiana attività diagnostica e terapeutica dei "physici" del Cinquecento. La terza ed ultima parte (capitolo sesto) si avvale delle analisi precedenti, per definire i tratti dell’ambivalenza della scienza medica del Cinquecento. Inoltre, in questa sezione si formulano le prime riflessioni sulle caratteristiche della rete professionale dei "physici" in un’ottica comparativa rispetto alla categoria dei giuristi. L’attenzione, quindi, si sposta sulle "institutiones" dell’Arte, dello "Studium" e del "Collegium" medico-fisico, e sul contesto normativo da esse prodotte, il quale a sua volta attivava precisi meccanismi socio-professionali.

La rete di scambi epistolari fra medici italiani e di lingua tedesca nel XVI secolo: libertà  di ricerca, circolazione del sapere ed esperienze confessionali

Quaranta, Alessandra
2016

Abstract

La Tesi studia e approfondisce, rispetto alla letteratura esistente, i rapporti culturali, scientifici e professionali tra i medici italiani e i loro colleghi di area germanofona nel Cinquecento. L’indagine si avvale del metodo di analisi della fonte epistolare, applicato a un quantitativo di unità sufficienti sia per rispondere agli interrogativi posti all’origine della ricerca, sia per integrare lo "status" delle ricerche nel campo. Accanto all’analisi di fonti manoscritte il lavoro prende in esame una serie di fonti edite, come raccolte di "Epistolae medicinales" e opere di materia medica. La Tesi è idealmente divisa in tre parti, per un totale di sei capitoli. Nella prima di esse (capitoli primo e secondo) si indagano i nessi tra il rinnovamento della "scientia" medica del XVI secolo da una parte, e l’interesse per le coeve dottrine religioso-confessionali d’Oltralpe dall’altra, alla luce di un sistema del sapere che aspirava all’universalità, e sullo sfondo di un panorama culturale caratterizzato dalla forte interdipendenza fra le diverse discipline, nonché da molteplici nessi tra “scienza” e religione, ambiti che a loro volta non erano interpretati come compartimenti stagni. In particolar modo si prendono in esame alcuni significativi casi di medici italiani esuli "religionis causa", e si mettono in evidenza le ripercussioni che le loro peregrinazioni attraverso il suolo europeo sortirono sia sul loro modo di vivere la dimensione religiosa, sia sulla loro dimensione professionale. La seconda parte del lavoro (capitoli terzo, quarto e quinto) esplora i tratti qualificanti della cosiddetta "Respublica medicorum" europea in una prospettiva larga di storia socio-culturale, che prende in considerazione sia fattori culturali e filosofico-“scientifici”, sia socio-economici. Sono oggetto di attenzione, quindi, le dinamiche sociali e professionali interne della comunità europea dei medici, gli aspetti relativi alla circolazione libraria e del sapere tecnico medico-botanico al suo interno, e la concreta e quotidiana attività diagnostica e terapeutica dei "physici" del Cinquecento. La terza ed ultima parte (capitolo sesto) si avvale delle analisi precedenti, per definire i tratti dell’ambivalenza della scienza medica del Cinquecento. Inoltre, in questa sezione si formulano le prime riflessioni sulle caratteristiche della rete professionale dei "physici" in un’ottica comparativa rispetto alla categoria dei giuristi. L’attenzione, quindi, si sposta sulle "institutiones" dell’Arte, dello "Studium" e del "Collegium" medico-fisico, e sul contesto normativo da esse prodotte, il quale a sua volta attivava precisi meccanismi socio-professionali.
2016
Italiano
Ciappelli, Giovanni
Università degli studi di Trento
TRENTO
430
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Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNITN-178679