Nella sua ultima opera dall'esilio, il poeta latino Ovidio sceglie provocatoriamente di chiamare per nome i membri eminenti dell'élite di Roma, personalmente legati ad Augusto, ai quali si rivolge, chiamandoli in causa come amici. In questo modo li impegna a dimostrarsi all'altezza del ritratto encomiastico che il poeta dedica loro, dando prova delle qualità morali loro attribuite soccorrendo l'esule. Allo stesso tempo, istruendoli su come intercedere per lui presso Augusto e lodando il loro lealismo verso il sovrano, Ovidio suggerisce ai propri destinatari un modello di comportamento per muoversi nel mondo della corte.
Ille ego sum qui te colui. Le relazioni sociali nelle Epistulae ex Ponto
FORNERO, Guido
2013
Abstract
Nella sua ultima opera dall'esilio, il poeta latino Ovidio sceglie provocatoriamente di chiamare per nome i membri eminenti dell'élite di Roma, personalmente legati ad Augusto, ai quali si rivolge, chiamandoli in causa come amici. In questo modo li impegna a dimostrarsi all'altezza del ritratto encomiastico che il poeta dedica loro, dando prova delle qualità morali loro attribuite soccorrendo l'esule. Allo stesso tempo, istruendoli su come intercedere per lui presso Augusto e lodando il loro lealismo verso il sovrano, Ovidio suggerisce ai propri destinatari un modello di comportamento per muoversi nel mondo della corte.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/179023
URN:NBN:IT:UNIUD-179023