L'insediamento retico-romano del Doss Penede, sito d’altura situato nelle attuali pertinenze del comune di Nago-Torbole (TN), è indagato dal 2019 dal Doss Penede Project, programma di ricerca nato dalla collaborazione tra l’Università degli Studi di Trento, la Soprintendenza dei Beni Culturali della Provincia Autonoma di Trento e il Comune di Nago-Torbole, al fine di approfondire gli studi sulle sporadiche emergenze archeologiche restituite dal dosso sin dagli anni ’90. Già al termine della prima campagna di scavi, ci si è resi conto dell’enorme potenziale informativo delle evidenze messe in luce: si trattava di un sito di notevole espansione e non solo di pochi resti murari, pertanto, grazie al protocollo di intesa stipulato tra le istituzioni, si ha avuto la possibilità di proseguire e ampliare le indagini. I dati raccolti rivelano che l’insediamento del Doss Penede è caratterizzato da una lunga sequenza insediativa; si parla di un arco cronologico compreso tra l'età del Bronzo Finale e la fine del III - inizio del IV d.C., a cui, probabilmente, segue una fase di utilizzo nel tardo medioevo e nell'età moderna. Nelle cinque campagne di scavo (2019-2023) si è stati in grado di mettere in luce strutture riferibili al Bronzo Recente, alla seconda età del Ferro e sono stati intercettati almeno 13 edifici in uso in età romana. Gli edifici romani, perlopiù monovano, si dispongono su terrazzamenti isorientati collegati tra loro da scalinate monumentali e sono caratterizzati da strutture murarie interamente di pietra. Il buono stato di conservazione dei lacerti murari (alcuni si conservano in alzato per oltre 2 m) ha rappresentato una rara opportunità di studio per l’area dell’Alto Garda trentino, ovvero quella di poter colmare la lacuna bibliografica riguardante le pratiche costruttive e le tecniche edificatorie di età romana. Nonostante la capillare presenza della Soprintendenza sul territorio, infatti, i dati archeologici di età romana non godono del medesimo grado di approfondimento di quello concesso alle testimonianze di epoca protostorica o tardoantica/altomedievale. L’approccio con il quale è stato concepito lo studio sui modi di costruire dell’insediamento si basa, quindi, sulla volontà di apportare un ulteriore contributo alle ricerche in corso sulle dinamiche insediative dell’altogardesano. Per la conduzione delle analisi, si è deciso di mettere a punto uno strumento descrittivo specificatamente dedicato alle strutture del Doss Penede, le cui peculiarità mal si inseriscono nelle casistiche esistenti. Ogni elemento costitutivo è stato considerato come parte di un sistema più ampio e come diretta espressione della ratio aedificandi dell’insediamento, frutto dell’interazione tra una radicata tradizione costruttiva indigena e una tradizione tecnicamente ed esteticamente avanzata come quella romana. Nell’ottica di queste considerazioni, si inseriscono le riflessioni sui materiali da costruzione e sulla loro possibile provenienza, le analisi sulle malte, le valutazioni sugli elementi fittili da copertura, ma anche le ipotesi circa l’organizzazione planimetrica degli insediamenti ecc. Gli aspetti presi in esame sono molti e tra loro eterogenei, ma, tentando una sintesi, si potrebbero inquadrare in sei macro-ambiti di riferimento: -Approccio metodologico; -Contesto storico-archeologico; -Materiali da costruzione; -Pratiche edificatorie e dinamiche di cantiere; -Tecniche costruttive dei paramenti; -Aspetti stratigrafici e cronologici. I dati, elaborati secondo il percorso appena illustrato, hanno spinto a considerare la realtà di Nago come una singolarità all’interno del contesto altogardesano trentino e hanno consolidato l’ipotesi secondo cui il Doss Penede potrebbe aver ricoperto un ruolo di spicco nella gerarchia del territorio. Per quanto riguarda nello specifico le tecniche edificatorie, invece, si crede che la testimonianza di Nago possa costituire un elemento di rilevanza nel percorso di comprensione delle cosiddette dinamiche di “romanizzazione” o “acculturazione”. Grazie al riconoscimento delle principali fasi edilizie e allo studio delle varie tecniche, si propone una lettura interpretativa di quelle caratteristiche costruttive, in cui confluiscono sia elementi tradizionali protostorici che romani. A quanto ci è dato sapere, il presente lavoro costituisce un primo tentativo di indagine sistematica di evidenze architettoniche di epoca romana in area trentina. Per la trasversalità dell’approccio metodologico e per il tentativo di legare le considerazioni di ambito costruttivo ad un più ampio contesto economico, sociale e culturale, si crede che questa ricerca rappresenti un prodotto innovativo rispetto a quanto pubblicato sino ad ora.

Architettura romana in area prealpina. Analisi e inquadramento delle strutture dell’insediamento retico-romano del Doss Penede (Nago, TN) nel contesto altogardesano.

Garattoni, Annalisa
2024

Abstract

L'insediamento retico-romano del Doss Penede, sito d’altura situato nelle attuali pertinenze del comune di Nago-Torbole (TN), è indagato dal 2019 dal Doss Penede Project, programma di ricerca nato dalla collaborazione tra l’Università degli Studi di Trento, la Soprintendenza dei Beni Culturali della Provincia Autonoma di Trento e il Comune di Nago-Torbole, al fine di approfondire gli studi sulle sporadiche emergenze archeologiche restituite dal dosso sin dagli anni ’90. Già al termine della prima campagna di scavi, ci si è resi conto dell’enorme potenziale informativo delle evidenze messe in luce: si trattava di un sito di notevole espansione e non solo di pochi resti murari, pertanto, grazie al protocollo di intesa stipulato tra le istituzioni, si ha avuto la possibilità di proseguire e ampliare le indagini. I dati raccolti rivelano che l’insediamento del Doss Penede è caratterizzato da una lunga sequenza insediativa; si parla di un arco cronologico compreso tra l'età del Bronzo Finale e la fine del III - inizio del IV d.C., a cui, probabilmente, segue una fase di utilizzo nel tardo medioevo e nell'età moderna. Nelle cinque campagne di scavo (2019-2023) si è stati in grado di mettere in luce strutture riferibili al Bronzo Recente, alla seconda età del Ferro e sono stati intercettati almeno 13 edifici in uso in età romana. Gli edifici romani, perlopiù monovano, si dispongono su terrazzamenti isorientati collegati tra loro da scalinate monumentali e sono caratterizzati da strutture murarie interamente di pietra. Il buono stato di conservazione dei lacerti murari (alcuni si conservano in alzato per oltre 2 m) ha rappresentato una rara opportunità di studio per l’area dell’Alto Garda trentino, ovvero quella di poter colmare la lacuna bibliografica riguardante le pratiche costruttive e le tecniche edificatorie di età romana. Nonostante la capillare presenza della Soprintendenza sul territorio, infatti, i dati archeologici di età romana non godono del medesimo grado di approfondimento di quello concesso alle testimonianze di epoca protostorica o tardoantica/altomedievale. L’approccio con il quale è stato concepito lo studio sui modi di costruire dell’insediamento si basa, quindi, sulla volontà di apportare un ulteriore contributo alle ricerche in corso sulle dinamiche insediative dell’altogardesano. Per la conduzione delle analisi, si è deciso di mettere a punto uno strumento descrittivo specificatamente dedicato alle strutture del Doss Penede, le cui peculiarità mal si inseriscono nelle casistiche esistenti. Ogni elemento costitutivo è stato considerato come parte di un sistema più ampio e come diretta espressione della ratio aedificandi dell’insediamento, frutto dell’interazione tra una radicata tradizione costruttiva indigena e una tradizione tecnicamente ed esteticamente avanzata come quella romana. Nell’ottica di queste considerazioni, si inseriscono le riflessioni sui materiali da costruzione e sulla loro possibile provenienza, le analisi sulle malte, le valutazioni sugli elementi fittili da copertura, ma anche le ipotesi circa l’organizzazione planimetrica degli insediamenti ecc. Gli aspetti presi in esame sono molti e tra loro eterogenei, ma, tentando una sintesi, si potrebbero inquadrare in sei macro-ambiti di riferimento: -Approccio metodologico; -Contesto storico-archeologico; -Materiali da costruzione; -Pratiche edificatorie e dinamiche di cantiere; -Tecniche costruttive dei paramenti; -Aspetti stratigrafici e cronologici. I dati, elaborati secondo il percorso appena illustrato, hanno spinto a considerare la realtà di Nago come una singolarità all’interno del contesto altogardesano trentino e hanno consolidato l’ipotesi secondo cui il Doss Penede potrebbe aver ricoperto un ruolo di spicco nella gerarchia del territorio. Per quanto riguarda nello specifico le tecniche edificatorie, invece, si crede che la testimonianza di Nago possa costituire un elemento di rilevanza nel percorso di comprensione delle cosiddette dinamiche di “romanizzazione” o “acculturazione”. Grazie al riconoscimento delle principali fasi edilizie e allo studio delle varie tecniche, si propone una lettura interpretativa di quelle caratteristiche costruttive, in cui confluiscono sia elementi tradizionali protostorici che romani. A quanto ci è dato sapere, il presente lavoro costituisce un primo tentativo di indagine sistematica di evidenze architettoniche di epoca romana in area trentina. Per la trasversalità dell’approccio metodologico e per il tentativo di legare le considerazioni di ambito costruttivo ad un più ampio contesto economico, sociale e culturale, si crede che questa ricerca rappresenti un prodotto innovativo rispetto a quanto pubblicato sino ad ora.
3-lug-2024
Italiano
Vaccaro, Emanuele
Università degli studi di Trento
TRENTO
452
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/179410
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNITN-179410