La Logistificazione dell'Alloggio dei Lavoratori Migranti

This thesis explores the ‘logistification’ of workers’ housing, focusing on how containerised, modular housing units reflect the global logistics industry’s demands for mobility, standardisation, and efficiency. The research examines the historical and contemporary evolution of prefabricated housing, from early architectural explorations of modularity in the 1960s to contemporary containerised units in logistics corridors like the Rotterdam-Venlo corridor. Through this lens, the thesis critiques how architecture, corporate policies, and global supply chains converge to shape the housing and lives of migrant workers. The first section investigates the Dutch corporate city and the concept of ‘flexibility as redundancy,’ where excess capacity in housing design mirrors the transient nature of workers in global logistics. It highlights how containerised housing, viewed as temporary and easily relocatable, treats workers as interchangeable entities, reinforcing cycles of impermanence and alienation. In the second section, the research delves into ‘flexibility by technical means’ through a historical examination of architectural innovation of light, prefabricated units. In particular, Paul Rudolph’s vision of modular, transportable housing units, described as ‘20th-century bricks,’ illustrated the potential of prefabrication to address housing shortages. This section highlights how architectural experimentation with prefabrication could have laid a different foundation for today’s logistics-driven housing models. The final section focuses on ‘flexibility as a political tactic,’ focusing on the Roma community at De Witte Plas campsite in the Netherlands as a case study. This community reconfigures logistical systems to create self-organised, autonomous housing, challenging the rigid models imposed by corporate housing schemes. Their practices of sourcing materials, building flexible homes, and re- shaping logistical tools embody a grassroots form of spatial justice and sustainable development. This section also engages with the broader discourse on spatial justice, suggesting that the Roma community’s approach offers an alternative paradigm to the corporate-controlled logistics model. In conclusion, the thesis critiques the widespread acceptance of containerised housing as a neutral or practical solution to housing shortages, arguing instead that it serves to manage and control labour within global supply chains. The integration of architecture into logistics systems has far-reaching implications for how housing is designed, used, and governed. This research calls for rethinking flexibility in architecture – not as a tool for efficiency and control, but as a means for fostering autonomy, community, and sustainability.

Questa tesi esplora la ‘logistificazione’ degli alloggi per i lavoratori, concentrandosi su come le unità abitative containerizzate e modulari riflettano le esigenze dell’industria logistica globale in termini di mobilità, standardizzazione ed efficienza. La ricerca esamina l’evoluzione storica e contemporanea delle abitazioni prefabbricate, dalle prime esplorazioni architettoniche della modularità negli anni ’60 fino alle odierne unità containerizzate nei corridoi logistici, come il corridoio Rotterdam-Venlo. Attraverso questa lente, la tesi analizza criticamente come l’architettura, le politiche aziendali e le catene di approvvigionamento globali convergano per modellare l’alloggio e la vita dei lavoratori migranti. La prima sezione indaga la città aziendale olandese e il concetto di ‘flessibilità come ridondanza,’ in cui la capacità in eccesso nella progettazione degli alloggi rispecchia la natura transitoria dei lavoratori nella logistica globale. Viene evidenziato come l’alloggio containerizzato, considerato temporaneo e facilmente trasferibile, tratti i lavoratori come entità intercambiabili, rafforzando cicli di impermanenza e alienazione. Nella seconda sezione, la ricerca approfondisce la ‘flessibilità attraverso mezzi tecnici’ mediante un esame storico delle innovazioni architettoniche legate alle unità leggere e prefabbricate. In particolare, la visione di Paul Rudolph riguardo alle unità abitative modulari e trasportabili, descritte come i ‘mattoni del XX secolo,’ ha illustrato il potenziale della prefabbricazione per affrontare la carenza di alloggi. Questa sezione evidenzia come la sperimentazione architettonica con la prefabbricazione avrebbe potuto gettare le basi per modelli abitativi odierni meno dipendenti dalla logistica. La sezione finale si concentra sulla ‘flessibilità come tattica politica,’ analizzando la comunità Rom presso il campeggio De Witte Plas nei Paesi Bassi come caso studio. Questa comunità riconfigura i sistemi logistici per creare alloggi auto-organizzati e autonomi, sfidando i modelli rigidi imposti dagli schemi abitativi aziendali. Le loro pratiche di approvvigionamento di materiali, costruzione di abitazioni flessibili e riutilizzo degli strumenti logistici incarnano una forma di giustizia spaziale e sviluppo sostenibile dal basso. Questa sezione si inserisce anche nel più ampio discorso sulla giustizia spaziale, suggerendo che l’approccio della comunità Rom offra un paradigma alternativo al modello logistico controllato dalle aziende. 

In conclusione, la tesi critica l’ampia accettazione dell’alloggio containerizzato come una soluzione neutrale o pratica alla carenza di abitazioni, sostenendo invece che esso serva a gestire e controllare la forza lavoro all'interno delle catene di approvvigionamento globali. L'integrazione dell'architettura nei sistemi logistici ha implicazioni di vasta portata su come gli alloggi vengono progettati, utilizzati e regolamentati. Questa ricerca invita a ripensare la flessibilità in architettura – non come uno strumento di efficienza e controllo, ma come un mezzo per favorire l'autonomia, la comunità e la sostenibilità.