La prima parte della tesi traccia un quadro della presenza intertestuale della poesia catulliana nell’Italia del Cinquecento. Ogni capitolo è dedicato allo studio dei metodi di imitazione e delle peculiarità di un singolo autore: Ludovico Ariosto, Giovanni Cotta, i fratelli Cosmo e Giano Anisio, Andrea Navagero, Francesco Maria Molza e Nicolò d’Arco sono tra gli autori studiati. Si cerca di capire se esista un’evoluzione dell’imitazione catulliana nella loro produzione letteraria e si definiscono le poesie che fungono da modelli prediletti di ogni singolo autore. La presenza intertestuale di Catullo viene studiata dal punto di vista tematico, linguistico e retorico, con qualche accenno alla metrica. La seconda parte della tesi riguarda le traduzioni di Catullo realizzate in Italia nella prima metà del Cinquecento, in particolare quelle del carme 64, scritte da Luigi Alamanni e Ludovico Dolce. La traduzione di Alamanni è stata qui edita secondo criteri moderni e commentata nel dettaglio, mentre per la traduzione di Dolce sono stati rilevati i suoi legami con altre celebri opere dell’epoca. I casi di analisi si inseriscono in un filone di studi finalizzato all’individuazione e all’approfondimento delle modalità di permanenza dei classici nel Rinascimento; colmano così una lacuna riguardante la ricezione della poesia catulliana in questo periodo, integrando gli studi precisi riguardanti il secolo precedente.
Imitazioni e traduzioni di Catullo nel Cinquecento italiano
Giandamiano, Bovi
2023
Abstract
La prima parte della tesi traccia un quadro della presenza intertestuale della poesia catulliana nell’Italia del Cinquecento. Ogni capitolo è dedicato allo studio dei metodi di imitazione e delle peculiarità di un singolo autore: Ludovico Ariosto, Giovanni Cotta, i fratelli Cosmo e Giano Anisio, Andrea Navagero, Francesco Maria Molza e Nicolò d’Arco sono tra gli autori studiati. Si cerca di capire se esista un’evoluzione dell’imitazione catulliana nella loro produzione letteraria e si definiscono le poesie che fungono da modelli prediletti di ogni singolo autore. La presenza intertestuale di Catullo viene studiata dal punto di vista tematico, linguistico e retorico, con qualche accenno alla metrica. La seconda parte della tesi riguarda le traduzioni di Catullo realizzate in Italia nella prima metà del Cinquecento, in particolare quelle del carme 64, scritte da Luigi Alamanni e Ludovico Dolce. La traduzione di Alamanni è stata qui edita secondo criteri moderni e commentata nel dettaglio, mentre per la traduzione di Dolce sono stati rilevati i suoi legami con altre celebri opere dell’epoca. I casi di analisi si inseriscono in un filone di studi finalizzato all’individuazione e all’approfondimento delle modalità di permanenza dei classici nel Rinascimento; colmano così una lacuna riguardante la ricezione della poesia catulliana in questo periodo, integrando gli studi precisi riguardanti il secolo precedente.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/196664
URN:NBN:IT:UNIPR-196664