L’Atlante Mnemosyne non esiste. O, più precisamente: l’Atlante Mnemosyne, così come lo conosciamo, non esiste fisicamente. La consistenza materiale che abbiamo del Bilderatlas è un’immagine: una serie di fotografie scattate dopo la morte del suo ideatore Aby Warburg, avvenuta nel 1929, a immortalare un menabò provvisorio di 63 Tavole di grandi dimensioni, in ciascuna delle quali è imbastito un montaggio di riproduzioni fotografiche, disegni, pagine da libri, mappe geografiche, francobolli, ritagli di giornale, inserti pubblicitari. L’Atlante è cristallizzato per sempre nella sua dimensione in fieri. Ciò che oggi ne rimane, ossia la documentazione fotografica dei suoi pannelli, restituisce un’immagine evocativa e misteriosa, che ricorda un allestimento espositivo: se guardato con poca attenzione, senza entrare dentro i suoi meccanismi compositivi, Mnemosyne rischia di sembrare un’operazione impressionistica e aleatoria. Tuttavia, Mnemosyne è concepito come un progetto editoriale, specificamente un libro-atlante, che avrebbe dovuto essere a breve pubblicato. Con l’Atlante, Warburg voleva sistematizzare in modo lucido e rigoroso la metodologia di ricerca da lui sviluppata, con l’obiettivo di presentarla alla comunità scientifica internazionale. In un’epoca in cui Warburg, e soprattutto il suo Bilderatlas, sono tornati al centro del dibattito culturale internazionale grazie a iniziative editoriali ed espositive – si può parlare di una pervasiva, auratica, fascinazione di Mnemosyne, e di una vera e propria vague warburghiana – diventa necessario recuperare e ricollegare con rigore metodologico i complessi fili teorici e intellettuali tracciati dallo studioso, al fine di restituire pienamente il valore epistemologico del suo più importante progetto. Questa ricerca si fonda su un approfondito lavoro d’archivio condotto presso il Warburg Institute Archive di Londra, su una rilettura critica della letteratura esistente, e, soprattutto, su una intensa attività con il Seminario Mnemosyne – il seminario permanente che da vent’anni dedica i propri studi a Warburg e Mnemosyne, coordinato da Monica Centanni presso il centro studi classicA, Università Iuav di Venezia. L’indagine mira a sistematizzare la complessa storia redazionale del Bilderatlas Mnemosyne, al fine di disegnare un quadro coerente della sua genesi e del suo sviluppo, tenendo conto sia della sua natura editoriale di libro-atlante, opera dalla precisa destinazione editoriale; sia della sua natura di oggetto del pensiero, di messa in forma di un complesso sistema di lettura dell’immagine che intreccia storia dell’arte, filosofia, filologia, antropologia, psicologia. 6 Il non lineare processo di composizione dell’Atlante, nato da una urgente necessità intellettuale, sviluppato come una complessa machine à penser1 e consegnato alla storia come un’opera incompiuta, pone notevoli difficoltà agli studiosi. La storia di Mnemosyne è stratificata, complessa. Tentare di tracciarne una ricostruzione significa confrontarsi con un ‘prima’ e con un ‘dopo’, significa cercare di individuare le condizioni che hanno portato alla concezione di un’impresa così straordinariamente unica e interrogare il destino postumo di un progetto interrotto, eppure inesauribile nella sua capacità di attivare il pensiero. In questo senso l’obiettivo della ricerca è cercare di restituire la pluralità di problemi metodologici e teorici affrontati da Warburg, seguendo il percorso, ondivago e vertiginoso, degli ultimi anni della sua vita, contrassegnati da una straordinaria intensità e indirizzati alla realizzazione dell’opus magnum Mnemosyne.

"Portiamo il peso di un’eredità ambigua". Una storia dell’Atlante Mnemosyne di Aby Warburg, 1924-1945

ZANON, GIULIA
2025

Abstract

L’Atlante Mnemosyne non esiste. O, più precisamente: l’Atlante Mnemosyne, così come lo conosciamo, non esiste fisicamente. La consistenza materiale che abbiamo del Bilderatlas è un’immagine: una serie di fotografie scattate dopo la morte del suo ideatore Aby Warburg, avvenuta nel 1929, a immortalare un menabò provvisorio di 63 Tavole di grandi dimensioni, in ciascuna delle quali è imbastito un montaggio di riproduzioni fotografiche, disegni, pagine da libri, mappe geografiche, francobolli, ritagli di giornale, inserti pubblicitari. L’Atlante è cristallizzato per sempre nella sua dimensione in fieri. Ciò che oggi ne rimane, ossia la documentazione fotografica dei suoi pannelli, restituisce un’immagine evocativa e misteriosa, che ricorda un allestimento espositivo: se guardato con poca attenzione, senza entrare dentro i suoi meccanismi compositivi, Mnemosyne rischia di sembrare un’operazione impressionistica e aleatoria. Tuttavia, Mnemosyne è concepito come un progetto editoriale, specificamente un libro-atlante, che avrebbe dovuto essere a breve pubblicato. Con l’Atlante, Warburg voleva sistematizzare in modo lucido e rigoroso la metodologia di ricerca da lui sviluppata, con l’obiettivo di presentarla alla comunità scientifica internazionale. In un’epoca in cui Warburg, e soprattutto il suo Bilderatlas, sono tornati al centro del dibattito culturale internazionale grazie a iniziative editoriali ed espositive – si può parlare di una pervasiva, auratica, fascinazione di Mnemosyne, e di una vera e propria vague warburghiana – diventa necessario recuperare e ricollegare con rigore metodologico i complessi fili teorici e intellettuali tracciati dallo studioso, al fine di restituire pienamente il valore epistemologico del suo più importante progetto. Questa ricerca si fonda su un approfondito lavoro d’archivio condotto presso il Warburg Institute Archive di Londra, su una rilettura critica della letteratura esistente, e, soprattutto, su una intensa attività con il Seminario Mnemosyne – il seminario permanente che da vent’anni dedica i propri studi a Warburg e Mnemosyne, coordinato da Monica Centanni presso il centro studi classicA, Università Iuav di Venezia. L’indagine mira a sistematizzare la complessa storia redazionale del Bilderatlas Mnemosyne, al fine di disegnare un quadro coerente della sua genesi e del suo sviluppo, tenendo conto sia della sua natura editoriale di libro-atlante, opera dalla precisa destinazione editoriale; sia della sua natura di oggetto del pensiero, di messa in forma di un complesso sistema di lettura dell’immagine che intreccia storia dell’arte, filosofia, filologia, antropologia, psicologia. 6 Il non lineare processo di composizione dell’Atlante, nato da una urgente necessità intellettuale, sviluppato come una complessa machine à penser1 e consegnato alla storia come un’opera incompiuta, pone notevoli difficoltà agli studiosi. La storia di Mnemosyne è stratificata, complessa. Tentare di tracciarne una ricostruzione significa confrontarsi con un ‘prima’ e con un ‘dopo’, significa cercare di individuare le condizioni che hanno portato alla concezione di un’impresa così straordinariamente unica e interrogare il destino postumo di un progetto interrotto, eppure inesauribile nella sua capacità di attivare il pensiero. In questo senso l’obiettivo della ricerca è cercare di restituire la pluralità di problemi metodologici e teorici affrontati da Warburg, seguendo il percorso, ondivago e vertiginoso, degli ultimi anni della sua vita, contrassegnati da una straordinaria intensità e indirizzati alla realizzazione dell’opus magnum Mnemosyne.
4-apr-2025
Italiano
Atlante Mnemosyne; Aby Warburg; Gertrud Bing; Teoria artistica; Iconologia
CENTANNI, MONICA
Università IUAV di Venezia
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
zanon_tesi.pdf

embargo fino al 04/04/2026

Dimensione 63.65 MB
Formato Adobe PDF
63.65 MB Adobe PDF

I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/200887
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:IUAV-200887