È ormai cosa nota che il degrado ambientale e il cambiamento climatico siano uno dei maggiori problemi dell’intero pianeta. Seppur le loro cause siano tutto sommato facilmente intuibili e chiare da inquadrare, le possibili soluzioni sono, ancora oggi, molto difficili da affrontare: il carattere globale del fenomeno e gli interessi politici, economici e sociali che allo stesso conseguono, rendono assai arduo il compito di immaginare una società che possa vivere in completa sinergia con l’ecosistema e i suoi elementi. Benché, a livello politico l’attività dei singoli Stati negli ultimi anni si stia intensificando, la risposta reale fatica ancora ad essere soddisfacente. L’esigenza della comunità spesso resta assorbita e cede il passo agli interessi macroeconomici, veri motori dei legislatori di tutto il globo. In questo scenario, lo studioso del processo non può che sentirsi “spaesato”: è, infatti, consapevole di quanto sia importante garantire la tutela giurisdizionale delle nuove istanze ambientali e climatiche, ma si sente inadeguato con riferimento alla possibilità di prospettare soluzioni efficaci, o resilienti come l’attualità va dicendo, a fronte del rigore dogmatico delle categorie tradizionali che fondano l’attuale cultura giuridica, processuale in particolare. Anche se, come pare con evidenza, la soluzione non può essere solo giuridica, Il diffondersi del contenzioso instaurato da privati cittadini, organizzati, avverso i soggetti “inquinatori” è solo uno dei sintomi di “una sensibilità e un bisogno di tutela che cambia”. Sia solo il caso di riflettere, così in via di apertura, sulla finalità di questo processo volto non solo a tutelare una situazione esistente (= un diritto soggettivo sostanziale attualmente esistente), ma con l’obiettivo di addivenire ad una sentenza che possa regolare per il futuro le diverse azioni di investimento dell’industria, nonché dello Stato, specie con riferimento alla suprema potestà di controllo e garanzia, per come da secoli riconosciutagli. Partendo da questi brevi, ma già ricchi, spunti di riflessione, il presente lavoro di ricerca intende verificare se il c.d. processo di classe, per come recentemente introdotto in Italia, possa essere uno strumento utile ed efficiente nei casi, sempre più frequenti anche nel nostro Paese, di pretese risarcitori avverso i danni ambientali o per alterazione climatica. Lo scopo del presente studio è, in primis, quello di riflettere su possibili soluzioni, processuali e non, che possano realmente contribuire all’approfondimento delle prospettive più rilevanti poste da questo nuovo fenomeno comunemente noto, appunto, con la dicitura di contenzioso ambientale e climatico. Cogliere le peculiarità del processo, del giudicato e, più in generale, della posizione soggettiva delle parti potrà, se ne è convinti, contribuire ad una maggiore consapevolezza che la società sta mutando e con essa dovrà necessariamente mutare anche lo sguardo dello studioso. Per quanto concerne l’articolazione della presente trattazione, si è scelto, in primo luogo, di analizzare la disciplina introdotta dalla legge 12 aprile 2019, n. 31, trasposta nel Codice di rito agli artt. 840-bis e ss. A tal fine, saranno esaminati i principali istituti che possono rilevare ai fini di coniugare questo nuovo strumento processuale con le esigenze di tutela in materia ambientale e climatica. Si affronterà, in seguito, l’analisi dell’azione di classe da un punto di vista comparatistico, così da poter raffrontare la novella dell’azione di classe domestica con le regole processuali previste dall’ordinamento statunitense, francese, inglese e tedesco. L’analisi delle diverse forme di tutela processuale approntata in ciascun ordinamento sarà diretta a confrontare le scelte legislative italiane rispetto a quelle di altri Paesi, in modo da porre in rilievo alcune criticità e nuove opportunità della nostra disciplina. Successivamente, nel corso del terzo capitolo si volgerà l’attenzione verso una diversa prospettiva, concentrandosi sull’analisi della disciplina ambientale e climatica. Continuo, allora, dovrà essere il confronto con Codice dell’ambiente (D.lgs. n. 152 del 2006), là dove si cercherà di identificare la corretta nozione di danno e quali siano, ad oggi, gli strumenti processuali a cui i singoli cittadini possono ricorrere per ottenere tutela. Per quanto riguarda, invece, quell’ambigua figura da più parti nota con la denominazione di “danno climatico”, si procederà a perimetrarne i confini, in modo da identificare con precisione i contorni della cd. climate change litigation. Successivamente, attraverso lo studio dei più famosi e rilevanti leading cases in materia climatica, si tenterà di formulare qualche possibile soluzione alla tutela giurisdizionale del clima. A seguito di ciò, sempre per meglio comprendere quali possano essere possibili soluzioni agli svariati problemi ora solo sommariamente prospettati, si proverà a sottolineare l’esigenza di una rilettura delle tradizionali categorie processuali. Ci si soffermerà, dunque, a riflettere sul tema della soggettività e in che modo la stessa possa essere riletta alla luce delle nuove esigenze della società. In conclusione, si procederà ad analizzare la compatibilità dei risultati che si saranno raggiunti, quindi, con la riformata tutela processuale di classe per soffermarsi su possibili soluzioni che meglio adeguino il processo alla necessità di una effettiva tutela nel settore ambientale e climatico. In ultimo, si rifletterà su alcune possibili proposte de iure condendo riguardanti la soggettività della natura e delle future generazioni nel solco dell’art. 9, co. 3, della Costituzione.
It is common knowledge that environmental damage and climate change are one of the biggest problems on the entire planet. Even though the causes of these problems are easy to understand and clear to define, the possible solutions are, even today, very difficult to address: the global nature of the phenomenon and the political, economic and social interests that result from it, make it very difficult to imagine a society that can live in complete synergy with the ecosystem and its elements. Although, at a national level, the activity of individual States has increased in recent years, the real response is still far from satisfactory. The needs of the community often remain unaddressed and give way to macroeconomic interests, the real driving force of legislators around the world. In this scenario, the scholar of the issue can only feel confused: He is, in fact, aware of how important it is to guarantee the jurisdictional protection of new environmental and climatic issues, but he feels inadequate with regard to the possibility of proposing effective solutions, or resilient solutions as the news is saying, in the face of the dogmatic rigour of the traditional categories that underlie the current legal culture, particularly procedural. Even if, as seems evident, the solution cannot be only legal, the spread of litigation brought by organised private citizens against ‘polluters’ is just one of the symptoms of ‘a changing sensitivity and need for protection’. It is just a case of reflecting, by way of an opening, on the purpose of this process aimed not only at protecting an existing situation, but with the aim of reaching a sentence that can regulate the various investment actions of industry and the State for the future, especially with reference to the supreme power of control and guarantee, as recognised for centuries. Starting from these brief, but already rich, points for reflection, the present research work aims to verify if the so-called class action, as recently introduced in Italy, can be a useful and efficient tool in the cases, increasingly frequent also in our country, of claims for compensation for environmental damage or climate change. The purpose of this study is, first and foremost, to reflect on possible solutions, procedural and otherwise, that can really contribute to the deepening of the most relevant perspectives posed by this new phenomenon commonly known as environmental and climate litigation. Understanding the peculiarities of the process, the judgement and, more generally, the subjective position of the parties may, if we are convinced of it, contribute to a greater awareness that society is changing and with it the gaze of the scholar will necessarily have to change as well. As regards the organisation of this discussion, we have chosen, first of all, to analyse the discipline introduced by Law no. 31 of 12 April 2019, transposed into the Code of Procedure in articles 840-bis et seq. To this end, we will examine the main institutions that can be relevant for the purpose of combining this new procedural tool with the needs of environmental and climate protection. We will then analyse class actions from a comparative point of view, so as to be able to compare the new domestic class action with the procedural rules provided for by the US, French, English and German legal systems. The analysis of the different forms of procedural protection provided for in each legal system will be aimed at comparing the Italian legislative choices with those of other countries, in order to highlight some critical issues and new opportunities of our discipline. Subsequently, in the third chapter, attention will be turned to a different perspective, focusing on the analysis of environmental and climatic discipline. The discussion with the Environmental Code (Legislative Decree no. 152 of 2006) will then continue, where we will try to identify the correct notion of damage and what, to date, are the procedural tools that individual citizens can use to obtain protection. As for the ambiguous concept known by many as ‘climate damage’, we will proceed to define its boundaries, in order to precisely identify the contours of the so-called climate change litigation. Subsequently, through the study of the most famous and relevant leading cases on climate change, we will attempt to formulate some possible solutions to the jurisdictional protection of the climate. Following this, again to better understand what the possible solutions to the various problems now only briefly outlined may be, we will try to emphasise the need for a reinterpretation of the traditional procedural categories. We will therefore reflect on the subject of subjectivity and how it can be reinterpreted in light of society's new needs. In conclusion, we will analyse the compatibility of the results that will have been achieved with the reformed procedural protection of the class, to focus on possible solutions that better adapt the process to the need for effective protection in the environmental and climate sector. Finally, we will reflect on some possible de iure proposals regarding the subjectivity of nature and future generations in the wake of art. 9, co. 3, of the Constitution.
IL RUOLO DELL'AZIONE DI CLASSE NEL SISTEMA DI TUTELA DELL'AMBIENTE E DEL CLIMA
Aquilini, Riccardo
2025
Abstract
È ormai cosa nota che il degrado ambientale e il cambiamento climatico siano uno dei maggiori problemi dell’intero pianeta. Seppur le loro cause siano tutto sommato facilmente intuibili e chiare da inquadrare, le possibili soluzioni sono, ancora oggi, molto difficili da affrontare: il carattere globale del fenomeno e gli interessi politici, economici e sociali che allo stesso conseguono, rendono assai arduo il compito di immaginare una società che possa vivere in completa sinergia con l’ecosistema e i suoi elementi. Benché, a livello politico l’attività dei singoli Stati negli ultimi anni si stia intensificando, la risposta reale fatica ancora ad essere soddisfacente. L’esigenza della comunità spesso resta assorbita e cede il passo agli interessi macroeconomici, veri motori dei legislatori di tutto il globo. In questo scenario, lo studioso del processo non può che sentirsi “spaesato”: è, infatti, consapevole di quanto sia importante garantire la tutela giurisdizionale delle nuove istanze ambientali e climatiche, ma si sente inadeguato con riferimento alla possibilità di prospettare soluzioni efficaci, o resilienti come l’attualità va dicendo, a fronte del rigore dogmatico delle categorie tradizionali che fondano l’attuale cultura giuridica, processuale in particolare. Anche se, come pare con evidenza, la soluzione non può essere solo giuridica, Il diffondersi del contenzioso instaurato da privati cittadini, organizzati, avverso i soggetti “inquinatori” è solo uno dei sintomi di “una sensibilità e un bisogno di tutela che cambia”. Sia solo il caso di riflettere, così in via di apertura, sulla finalità di questo processo volto non solo a tutelare una situazione esistente (= un diritto soggettivo sostanziale attualmente esistente), ma con l’obiettivo di addivenire ad una sentenza che possa regolare per il futuro le diverse azioni di investimento dell’industria, nonché dello Stato, specie con riferimento alla suprema potestà di controllo e garanzia, per come da secoli riconosciutagli. Partendo da questi brevi, ma già ricchi, spunti di riflessione, il presente lavoro di ricerca intende verificare se il c.d. processo di classe, per come recentemente introdotto in Italia, possa essere uno strumento utile ed efficiente nei casi, sempre più frequenti anche nel nostro Paese, di pretese risarcitori avverso i danni ambientali o per alterazione climatica. Lo scopo del presente studio è, in primis, quello di riflettere su possibili soluzioni, processuali e non, che possano realmente contribuire all’approfondimento delle prospettive più rilevanti poste da questo nuovo fenomeno comunemente noto, appunto, con la dicitura di contenzioso ambientale e climatico. Cogliere le peculiarità del processo, del giudicato e, più in generale, della posizione soggettiva delle parti potrà, se ne è convinti, contribuire ad una maggiore consapevolezza che la società sta mutando e con essa dovrà necessariamente mutare anche lo sguardo dello studioso. Per quanto concerne l’articolazione della presente trattazione, si è scelto, in primo luogo, di analizzare la disciplina introdotta dalla legge 12 aprile 2019, n. 31, trasposta nel Codice di rito agli artt. 840-bis e ss. A tal fine, saranno esaminati i principali istituti che possono rilevare ai fini di coniugare questo nuovo strumento processuale con le esigenze di tutela in materia ambientale e climatica. Si affronterà, in seguito, l’analisi dell’azione di classe da un punto di vista comparatistico, così da poter raffrontare la novella dell’azione di classe domestica con le regole processuali previste dall’ordinamento statunitense, francese, inglese e tedesco. L’analisi delle diverse forme di tutela processuale approntata in ciascun ordinamento sarà diretta a confrontare le scelte legislative italiane rispetto a quelle di altri Paesi, in modo da porre in rilievo alcune criticità e nuove opportunità della nostra disciplina. Successivamente, nel corso del terzo capitolo si volgerà l’attenzione verso una diversa prospettiva, concentrandosi sull’analisi della disciplina ambientale e climatica. Continuo, allora, dovrà essere il confronto con Codice dell’ambiente (D.lgs. n. 152 del 2006), là dove si cercherà di identificare la corretta nozione di danno e quali siano, ad oggi, gli strumenti processuali a cui i singoli cittadini possono ricorrere per ottenere tutela. Per quanto riguarda, invece, quell’ambigua figura da più parti nota con la denominazione di “danno climatico”, si procederà a perimetrarne i confini, in modo da identificare con precisione i contorni della cd. climate change litigation. Successivamente, attraverso lo studio dei più famosi e rilevanti leading cases in materia climatica, si tenterà di formulare qualche possibile soluzione alla tutela giurisdizionale del clima. A seguito di ciò, sempre per meglio comprendere quali possano essere possibili soluzioni agli svariati problemi ora solo sommariamente prospettati, si proverà a sottolineare l’esigenza di una rilettura delle tradizionali categorie processuali. Ci si soffermerà, dunque, a riflettere sul tema della soggettività e in che modo la stessa possa essere riletta alla luce delle nuove esigenze della società. In conclusione, si procederà ad analizzare la compatibilità dei risultati che si saranno raggiunti, quindi, con la riformata tutela processuale di classe per soffermarsi su possibili soluzioni che meglio adeguino il processo alla necessità di una effettiva tutela nel settore ambientale e climatico. In ultimo, si rifletterà su alcune possibili proposte de iure condendo riguardanti la soggettività della natura e delle future generazioni nel solco dell’art. 9, co. 3, della Costituzione.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/201608
URN:NBN:IT:UNICATT-201608