IL RILIEVO DEL DIRITTO ALLA SALUTE NELLA DETERMINAZIONE DELLE SANZIONI PENALI

This doctoral dissertation aims to contribute to a deeper understanding of the role of the right to health within the criminal justice system, highlighting the need for legislative reform focused on the existential condition of the offenders and their reintegration into free society. In particular, three distinct but interrelated areas of inquiry have been examined: the analysis of judicial discretion under Article 133 of the Criminal Code in shaping the sanctioning response, the critical issues inherent in the prison experience and the treatment of mentally ill offenders subjected to security measures. Starting from the constitutional framework, the study brings to light significant shortcomings within the current legal system. Indeed, scholarly literature has long called for a structural reform of the system aimed at bridging the gap between the normative ideal of criminal sanctions – as outlined by the Constitution – and their practical implementation at the legislative, judicial, and executive levels. This disconnect underscores the urgent need to transition from a retributive-punitive approach, which has proven ineffective in meaningfully addressing criminal behavior, to a model grounded in rehabilitative planning, whose objective is to promote the tangible recovery and social reintegration of the offender. In this light, the dissertation seeks to offer critical reflections that may inform the adoption of a positive and project-based model of criminal sanctions, one that recognizes the inextricable link between the offender’s right to health and the constitutional purposes of the penal system.

Il presente elaborato si propone di contribuire a una più profonda comprensione del ruolo del diritto alla salute nell’ordinamento giudico-penale, ponendo in luce la necessità di una riforma legislativa focalizzata sulla condizione esistenziale dell’autore di reato e sul suo reinserimento nella società dei liberi. In particolare, sono stati approfonditi tre differenti, ma interconnessi ambiti di indagine: l’analisi del potere discrezionale ex art. 133 c.p. nella configurazione della risposta sanzionatoria, le criticità dell’esperienza carceraria e il trattamento del sofferente psichico autore di reato sottoposto ad una misura di sicurezza. Prendendo le mosse dal dettato costituzionale, sono stati evidenziati rilevanti profili di criticità dell’attuale sistema giuridico. Del resto, da tempo, la dottrina sollecita una riforma strutturale del sistema finalizzata a colmare il divario esistente tra il dover essere delle sanzioni penali – come delineate dalla Costituzione – e la loro esplicazione sul piano legislativo, giudiziario ed esecutivo. Tale frattura rende necessario, dunque, il passaggio da un approccio retributivo-punitivo, ormai rivelatosi inefficace nel contrastare seriamente la criminalità, a un modello basato sulla progettualità nel trattamento sanzionatorio, il cui scopo sia quello di favorire un recupero tangibile dell’autore di reato. Alla luce di ciò, si intente offrire spunti di riflessione per l’adozione di un modello positivo/progettuale, partendo dal riconoscimento di un indissolubile legame tra il diritto alla salute del reo e le finalità costituzionali del sistema sanzionatorio.