L’obiettivo di questa tesi è fornire un’analisi delle ragioni e cause della proliferazione di disinformazione. Nello specifico, mi concentrerò su un tipo particolare di disinformazione che verte su temi e questioni di natura scientifica, e che per questo chiamerò “disinformazione scientifica”, con particolare attenzione per la disinformazione sul cambiamento climatico e la scienza climatica. La tesi è composta da cinque capitoli. Il fine del primo capitolo è quello di definire in maniera chiara e precisa il concetto di disinformazione. Per farlo, presenterò le varie definizioni di disinformazione che sono state proposte in letteratura, e difenderò una posizione che ritiene sia una condizione necessaria, perché un contenuto possa dirsi disinformativo, che chi lo crea e diffonde abbia intenzione di ingannare la propria audience. Nel secondo capitolo analizzerò il ruolo dell’ambiente digitale, e in particolar modo dei social media, relativamente alla proliferazione di disinformazione. Sebbene alcune caratteristiche rendano l’ambiente digitale un contesto comunicativo all’interno del quale la proliferazione di disinformazione è facilitata, ritengo tuttavia che questo non abbia direttamente e totalmente causato questo fenomeno. Le ragioni profonde della creazione e diffusione di disinformazione sono infatti antecedenti allo sviluppo delle piattaforme digitali, e strettamente legate alla volontà, alle credenze, e al comportamento dei loro utenti. Nel terzo capitolo muovo una serie di critiche alla letteratura sulla disinformazione. In particolare, sostengo che la letteratura è ancora troppo ancorata a una visione secondo la quale l’ambiente digitale è subordinato a quello offline, e che pertanto si ritenga che online le persone si limitino a interagire sulla base delle credenze formate fuori dalla rete. Sebbene l’ipotesi che le persone condividono disinformazione a causa di una propensione a proteggere la propria identità sociale e di gruppo sia supportata dai dati, io ritengo che la ricezione e condivisione di disinformazione siano pratiche che hanno un grande impatto sulla formazione delle identità sociali, e che maggiore attenzione debba essere posta su questo aspetto. Nel quarto capitolo, considero la possibilità che la proliferazione di disinformazione scientifica sia causata da una diffusa sfiducia nei confronti della scienza e delle istituzioni scientifiche. Sostengo che questa sfiducia è soprattutto legata a questioni di natura non epistemica, ma in alcuni casi anche epistemica, e definisco i gruppi sociali che sono più inclini ad accettare e condividere disinformazione scientifica. Nel quinto e ultimo capitolo, prendo in considerazione la possibilità che la proliferazione di disinformazione scientifica sia stata causata, indirettamente, da alcune inefficienze nella comunicazione tra scienza e società. Nelle conclusioni, mi limito a ripercorre i passaggi principali della tesi, a riassumere le posizioni difese, e a indicare possibili sviluppi di ricerca futuri.
In this dissertation, my aim is to analyse the reasons and causes behind the spread of disinformation. In particular, my main interest is in what I will refer to as “scientific disinformation”, namely the kind of disinformation that regards scientific issues and topics, with a particular focus on climate change. The thesis is divided into five chapters, each with a specific purpose. The first chapter is dedicated to the definition of disinformation. I review the different definitions of disinformation available in literature and argue that it is a necessary condition, for a content to be defined as disinformative, that its creator shares it to mislead the audience. In the second chapter, I analyse the role that the digital environment, and particularly the development of social media platforms, has in the proliferation of disinformation online. I argue that the current digital environment represents a fertile soil for the proliferation of disinformation, however, the spread of the latter is not directly and entirely imputable to it. The deeper reasons and causes for the creation and spread of disinformation are indeed antecedent to the recent technological developments, and inextricably dependent on the behaviour of the users. In the third chapter, I criticise the literature on disinformation for being too anchored in an idea of the digital environment as subordinate to the offline one. I argue that, while the literature on disinformation is rightfully dedicated to verifying the hypothesis that disinformation proliferates as a result of people’s social identity protective attitudes, more research efforts should be invested on the possibility that sharing and receiving disinformation is related to people’s social identity formation processes. In the fourth chapter, I consider the possibility that the spread of scientific disinformation is caused by a diffused distrust in science. I argue that this is largely related to non-epistemic reasons, but also to epistemic ones, and I identify the particular social groups that are more likely to distrust science and share scientific disinformation. In the fifth and last chapter, I consider the possibility that the current communication between science and society presents some shortcomings that could have indirectly facilitated the formation of scientific disinformation. In the conclusive section, I review the various passages of the thesis, the positions endorsed and indicate possible future developments and lines of research.
Trust, Science and Disinformation
AUSILI, LUCA
2025
Abstract
L’obiettivo di questa tesi è fornire un’analisi delle ragioni e cause della proliferazione di disinformazione. Nello specifico, mi concentrerò su un tipo particolare di disinformazione che verte su temi e questioni di natura scientifica, e che per questo chiamerò “disinformazione scientifica”, con particolare attenzione per la disinformazione sul cambiamento climatico e la scienza climatica. La tesi è composta da cinque capitoli. Il fine del primo capitolo è quello di definire in maniera chiara e precisa il concetto di disinformazione. Per farlo, presenterò le varie definizioni di disinformazione che sono state proposte in letteratura, e difenderò una posizione che ritiene sia una condizione necessaria, perché un contenuto possa dirsi disinformativo, che chi lo crea e diffonde abbia intenzione di ingannare la propria audience. Nel secondo capitolo analizzerò il ruolo dell’ambiente digitale, e in particolar modo dei social media, relativamente alla proliferazione di disinformazione. Sebbene alcune caratteristiche rendano l’ambiente digitale un contesto comunicativo all’interno del quale la proliferazione di disinformazione è facilitata, ritengo tuttavia che questo non abbia direttamente e totalmente causato questo fenomeno. Le ragioni profonde della creazione e diffusione di disinformazione sono infatti antecedenti allo sviluppo delle piattaforme digitali, e strettamente legate alla volontà, alle credenze, e al comportamento dei loro utenti. Nel terzo capitolo muovo una serie di critiche alla letteratura sulla disinformazione. In particolare, sostengo che la letteratura è ancora troppo ancorata a una visione secondo la quale l’ambiente digitale è subordinato a quello offline, e che pertanto si ritenga che online le persone si limitino a interagire sulla base delle credenze formate fuori dalla rete. Sebbene l’ipotesi che le persone condividono disinformazione a causa di una propensione a proteggere la propria identità sociale e di gruppo sia supportata dai dati, io ritengo che la ricezione e condivisione di disinformazione siano pratiche che hanno un grande impatto sulla formazione delle identità sociali, e che maggiore attenzione debba essere posta su questo aspetto. Nel quarto capitolo, considero la possibilità che la proliferazione di disinformazione scientifica sia causata da una diffusa sfiducia nei confronti della scienza e delle istituzioni scientifiche. Sostengo che questa sfiducia è soprattutto legata a questioni di natura non epistemica, ma in alcuni casi anche epistemica, e definisco i gruppi sociali che sono più inclini ad accettare e condividere disinformazione scientifica. Nel quinto e ultimo capitolo, prendo in considerazione la possibilità che la proliferazione di disinformazione scientifica sia stata causata, indirettamente, da alcune inefficienze nella comunicazione tra scienza e società. Nelle conclusioni, mi limito a ripercorre i passaggi principali della tesi, a riassumere le posizioni difese, e a indicare possibili sviluppi di ricerca futuri.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/213110
URN:NBN:IT:UNISR-213110