Spazi effimeri per il commercio: i progetti di Marino Lopopolo per la «grande Bari»

This dissertation investigates the architecture of commercial space in Italy during the inter-war years, taking the work of Marino Lopopolo (1905–1980) as an emblematic case through which to understand the dynamics of urban modernisation in Bari within the Fascist project for a “Greater Bari.” Proceeding from the hypothesis that the retail establishment constitutes a privileged testing ground for new design languages and construction techniques, the study critically reconstructs the role of such devices in reshaping the urban image and in promoting rationalist and avant-garde ambitions. The research rests on the systematic re-ordering of the Lopopolo Archive—comprising thirty-five boxes and 371 dossiers—and on an extensive bibliographical survey. The methodological framework is organised around two complementary sets of records. Interpretative records, critical-comparative in nature and compiled according to an analytical grid of criteria, were prepared for ten case studies: five canonical national examples (Parker, Olivetti, Galtrucco, Motta, Calze Fama) and, following the same template, five projects by Lopopolo (Giove I, Scannicchio, Giove III, Giove II, Ciccolella). Analytical records, catalogue-oriented in scope, document every Lopopolo shop identified in the archive, registering chronology, patronage, state of conservation of the documents, and the associated graphic-photographic corpus with a uniform level of detail. This dual structure not only enabled internal comparison among the case studies but also extended the analysis to contemporary works by other Italian architects, thereby highlighting convergences and divergences in relation to emerging communicative imperatives of modernity. Cross-analysis of the interpretative records yielded a taxonomy of typological categories—full-height glazed façade, recessed threshold as display alcove, transparent envelope, and the use of lightweight solutions. Defined originally from the national cases, this taxonomy proved effective for situating and critically reading Lopopolo’s projects within the same disciplinary matrix, revealing both typological invariants and linguistic specificities. Diagrammatic synopses and critical redrawing support the morphological reading of the commercial fronts, while urbanistic and socio-economic examination demonstrates how threshold transparency, innovative materials, and technological experimentation contributed to redefining perceptions of public space, transforming commerce into an experience emblematic of modernity. Structured into five chapters followed by bibliographic and inventory apparatus, the thesis offers an interpretative taxonomy of inter-war commercial space, clarifying the shop’s role as a mediating device between the historic and the modern city. The corpus of sources analysed ultimately reaffirms the documentary value of the Lopopolo Archive as both a scientific resource and a cultural asset.

La presente tesi indaga l’architettura dello spazio commerciale in Italia fra le due guerre, assumendo l’opera di Marino Lopopolo (1905-1980) quale caso emblematico per comprendere le dinamiche di modernizzazione del tessuto urbano barese nel quadro della «grande Bari» fascista. Muovendo dall’ipotesi che il negozio costituisca un banco di prova privilegiato per l’elaborazione di nuovi linguaggi e tecniche costruttive, la ricerca ricostruisce criticamente il ruolo di tali dispositivi nella trasformazione dell’immagine urbana e nell’affermazione di istanze razionaliste e d’avanguardia. Il lavoro si fonda sul riordino sistematico dell’Archivio Lopopolo – composto da 35 faldoni e 371 fascicoli – e su un’ampia ricognizione bibliografica. L’impianto metodologico si articola intorno a due repertori di schede complementari. Le schede interpretative, di natura critico-comparativa – elaborate su una griglia di criteri analitici – sono state redatte per l’analisi dei casi studio: cinque esempi nazionali “canonici” (Parker, Olivetti, Galtrucco, Motta, Calze Fama) e, con lo stesso modello, cinque interventi di Lopopolo (Giove I, Scannicchio, Giove III, Giove II, Ciccolella). Le schede di analisi, invece, – di taglio catalografico – documentano i negozi di Lopopolo censiti in archivio, registrandone cronologia, committenza, stato di conservazione dei documenti, corredo grafico-fotografico, con un grado uniforme di dettaglio. Questa duplice struttura ha consentito non solo il confronto interno tra i casi studio, ma anche di estenderne la comparazione a opere coeve di altri architetti italiani, evidenziando convergenze e divergenze rispetto alle emergenti istanze comunicative della modernità. Dall’analisi incrociata delle schede interpretative è inoltre emersa una tassonomia di categorie tipologiche – vetrina a tutta luce, soglia arretrata come tasca espositiva, involucro trasparente, uso di soluzioni leggere – che, definite a partire dai casi nazionali, si è rivelata funzionale ad ascrivere e leggere criticamente anche i progetti di Lopopolo dentro la stessa matrice disciplinare, verificandone invarianti tipologiche e specificità linguistiche. Sinossi diagrammatiche e ridisegni critici supportano la lettura morfologica dei fronti commerciali, mentre l’esame urbanistico e socio-economico degli interventi dimostra come la trasparenza della soglia, l’impiego di materiali innovativi e la sperimentazione tecnologica abbiano contribuito a ridefinire la percezione dello spazio pubblico, trasformando il commercio in un’esperienza rappresentativa della modernità. Organizzata in cinque capitoli seguiti da apparati bibliografici e inventariali, la tesi restituisce una tassonomia interpretativa dello spazio commerciale fra le due guerre, chiarendo il contributo dei negozi quali dispositivi di mediazione fra città storica e città moderna. L’insieme delle fonti analizzate riafferma infine il valore documentario dell’Archivio Lopopolo come risorsa scientifica e patrimonio culturale.