La tesi verifica la sussistenza o meno di una ratio per l’introduzione di un regime di proprietà sui dati all’interno dell’UE, analizzando la normativa europea aggiornata al Data Governance Act, al Data Act e alla proposta dell’European Health Data Space e prendendo le distanze dal divario (a tratti ideologico ed apparentemente insanabile) tra “commodification” e concezioni personalistiche che ha dominato per lungo tempo il dibattito sui dati. L’obiettivo è stabilire l’impatto che l’introduzione di un simile regime avrebbe sui mercati dei dati, in particolare in settori critici come quello dei dati relativi alla salute trattati per finalità di ricerca scientifica, in cui si trovano a confliggere interessi di natura individuale e interessi di natura collettiva. Questione preliminare da risolvere è stata quella relativa alla definizione dei dati, da intendersi come beni giuridici, oggetto di atti di disposizione a titolo non solo gratuito. L’intreccio tra normativa in materia di protezione dei dati personali, disciplina della proprietà intellettuale e diritto dei contratti è stato analizzato per ricercare le regole di circolazione dei dati ed infine escludere l’introduzione di un nuovo regime di proprietà sugli stessi. Un simile regime produrrebbe esternalità negative nei mercati, generando situazioni di anti-commons, aumentando i costi di transazione e, pertanto, ostacolando la circolazione dei dati. Tale regime contrasterebbe inoltre con il quadro delineato dalla nuova normativa, che tende a ricercare regole d’accesso più che di controllo esclusivo, e che, nello sfruttamento dei dati come risorse, valorizza la massimizzazione del benessere sociale, oltre a quello dei singoli soggetti. Seguendo l’approccio settoriale adottato dal legislatore europeo con il progetto dei cosiddetti “data spaces”, l’ultima parte del lavoro si concentra sul caso dei dati relativi alla salute, analizzando la proposta sull’EHDS. La tesi mette in luce le criticità della proposta sull’EHDS rispetto agli usi secondari dei dati per fini di ricerca scientifica. Nel rilevare l’importanza del nuovo concetto di “data altruism” anche ed in particolare nel contesto dei dati relativi alla salute trattati per fini di ricerca, il lavoro porta l’attenzione sull’uso del diritto come fonte di strumenti giuridici che consentano un bilanciamento tra esigenza di circolazione dei dati e rispetto dei principi di protezione dei dati personali, a partire dal principio di sicurezza (art. 32, GDPR). Il lavoro presenta il caso dei dispositivi medici open source come contesto all’interno del quale la tecnica giuridica, nella forma dell’uso delle licenze Creative Commons, permette di dare attuazione al principio di sicurezza.
Open or Private? A Study on Property Rights on Personal and Non-Personal Data
LIPPI, MARIA ELENA
2024
Abstract
La tesi verifica la sussistenza o meno di una ratio per l’introduzione di un regime di proprietà sui dati all’interno dell’UE, analizzando la normativa europea aggiornata al Data Governance Act, al Data Act e alla proposta dell’European Health Data Space e prendendo le distanze dal divario (a tratti ideologico ed apparentemente insanabile) tra “commodification” e concezioni personalistiche che ha dominato per lungo tempo il dibattito sui dati. L’obiettivo è stabilire l’impatto che l’introduzione di un simile regime avrebbe sui mercati dei dati, in particolare in settori critici come quello dei dati relativi alla salute trattati per finalità di ricerca scientifica, in cui si trovano a confliggere interessi di natura individuale e interessi di natura collettiva. Questione preliminare da risolvere è stata quella relativa alla definizione dei dati, da intendersi come beni giuridici, oggetto di atti di disposizione a titolo non solo gratuito. L’intreccio tra normativa in materia di protezione dei dati personali, disciplina della proprietà intellettuale e diritto dei contratti è stato analizzato per ricercare le regole di circolazione dei dati ed infine escludere l’introduzione di un nuovo regime di proprietà sugli stessi. Un simile regime produrrebbe esternalità negative nei mercati, generando situazioni di anti-commons, aumentando i costi di transazione e, pertanto, ostacolando la circolazione dei dati. Tale regime contrasterebbe inoltre con il quadro delineato dalla nuova normativa, che tende a ricercare regole d’accesso più che di controllo esclusivo, e che, nello sfruttamento dei dati come risorse, valorizza la massimizzazione del benessere sociale, oltre a quello dei singoli soggetti. Seguendo l’approccio settoriale adottato dal legislatore europeo con il progetto dei cosiddetti “data spaces”, l’ultima parte del lavoro si concentra sul caso dei dati relativi alla salute, analizzando la proposta sull’EHDS. La tesi mette in luce le criticità della proposta sull’EHDS rispetto agli usi secondari dei dati per fini di ricerca scientifica. Nel rilevare l’importanza del nuovo concetto di “data altruism” anche ed in particolare nel contesto dei dati relativi alla salute trattati per fini di ricerca, il lavoro porta l’attenzione sull’uso del diritto come fonte di strumenti giuridici che consentano un bilanciamento tra esigenza di circolazione dei dati e rispetto dei principi di protezione dei dati personali, a partire dal principio di sicurezza (art. 32, GDPR). Il lavoro presenta il caso dei dispositivi medici open source come contesto all’interno del quale la tecnica giuridica, nella forma dell’uso delle licenze Creative Commons, permette di dare attuazione al principio di sicurezza.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/215991
URN:NBN:IT:UNIPI-215991