Nel contesto della Guerra Fredda, i cui anni fecero da sfondo al processo di decolonizzazione, l'idea riunire i rappresentanti delle Nazioni già indipendenti di Asia e Africa, affinché decidessero del proprio avvenire senza l'ingerenza del mondo occidentale, divenne la base di partenza per la convocazione di una Conferenza afroasiatica a Bandung nell'aprile 1955. Preceduto da una riunione a Colombo tra i leader di Pakistan, India, Indonesia, Birmania e Ceylon, e da un incontro preparatorio a Bogor tra i medesimi Primi ministri, questo evento eccezionale nella storia delle relazioni internazionali dette per la prima volta voce a quella parte del globo dimenticata e disprezzata, aprendo la strada a una serie di successive riunioni. Prendendo come punto di riferimento storico proprio l'incontro indonesiano e partendo dalla difficile affermazione del concetto di «Terzo Mondo» in Italia, l'obiettivo di questo lavoro è stato quello di comprendere quale sia stata la percezione italiana di tutta quella serie di eventi che hanno scandito il percorso di consolidamento di una posizione neutralista nei confronti della contrapposizione bipolare, prima del suo approdo a un effettivo non allineamento. Se dello stesso neutralismo si conobbero accezioni differenti a seconda degli obiettivi che i vari paesi del Terzo Mondo si erano prefissati di raggiungere, fu solo con l'affermazione del non allineamento che tutte le nazioni ad esso afferenti concordarono infatti su una linea politica precisa e comune. Ufficializzato dalla Conferenza di Belgrado del settembre 1961 il processo iniziato a Bandung subì quindi una sostanziale evoluzione, valicando i confini geografici e definendo in senso politico l'ambito del «non impegno». All'interno di questo quadro storico il cuore pulsante e innovativo dell'analisi ha quindi riguardato l'Italia, o meglio, la percezione avuta da differenti mondi all’interno dello Stato, a partire da quelli diplomatico, governativo e partitico, oltre che dell’opinione pubblica. In una più ampia cornice dedicata allo studio delle scelte di politica estera operate da Roma nel secondo dopoguerra, si è inoltre cercato di mettere in luce il tentativo italiano di fungere da ponte di dialogo tra il blocco occidentale e il Terzo Mondo. A partire dalla «svolta anticoloniale» fino all'elaborazione di una politica mediterranea e di una «neoatlantica», l'obiettivo è stato quello di indagare come, nel contesto della Guerra Fredda, Roma si sia destreggiata di fronte all'affermazione di una dottrina neutralista e di un successivo non allineamento.

La percezione italiana del non-allineamento: tra mondi diplomatico e governativo, opinione pubblica e partiti

RIBECHINI, VALERIA
2022

Abstract

Nel contesto della Guerra Fredda, i cui anni fecero da sfondo al processo di decolonizzazione, l'idea riunire i rappresentanti delle Nazioni già indipendenti di Asia e Africa, affinché decidessero del proprio avvenire senza l'ingerenza del mondo occidentale, divenne la base di partenza per la convocazione di una Conferenza afroasiatica a Bandung nell'aprile 1955. Preceduto da una riunione a Colombo tra i leader di Pakistan, India, Indonesia, Birmania e Ceylon, e da un incontro preparatorio a Bogor tra i medesimi Primi ministri, questo evento eccezionale nella storia delle relazioni internazionali dette per la prima volta voce a quella parte del globo dimenticata e disprezzata, aprendo la strada a una serie di successive riunioni. Prendendo come punto di riferimento storico proprio l'incontro indonesiano e partendo dalla difficile affermazione del concetto di «Terzo Mondo» in Italia, l'obiettivo di questo lavoro è stato quello di comprendere quale sia stata la percezione italiana di tutta quella serie di eventi che hanno scandito il percorso di consolidamento di una posizione neutralista nei confronti della contrapposizione bipolare, prima del suo approdo a un effettivo non allineamento. Se dello stesso neutralismo si conobbero accezioni differenti a seconda degli obiettivi che i vari paesi del Terzo Mondo si erano prefissati di raggiungere, fu solo con l'affermazione del non allineamento che tutte le nazioni ad esso afferenti concordarono infatti su una linea politica precisa e comune. Ufficializzato dalla Conferenza di Belgrado del settembre 1961 il processo iniziato a Bandung subì quindi una sostanziale evoluzione, valicando i confini geografici e definendo in senso politico l'ambito del «non impegno». All'interno di questo quadro storico il cuore pulsante e innovativo dell'analisi ha quindi riguardato l'Italia, o meglio, la percezione avuta da differenti mondi all’interno dello Stato, a partire da quelli diplomatico, governativo e partitico, oltre che dell’opinione pubblica. In una più ampia cornice dedicata allo studio delle scelte di politica estera operate da Roma nel secondo dopoguerra, si è inoltre cercato di mettere in luce il tentativo italiano di fungere da ponte di dialogo tra il blocco occidentale e il Terzo Mondo. A partire dalla «svolta anticoloniale» fino all'elaborazione di una politica mediterranea e di una «neoatlantica», l'obiettivo è stato quello di indagare come, nel contesto della Guerra Fredda, Roma si sia destreggiata di fronte all'affermazione di una dottrina neutralista e di un successivo non allineamento.
23-mag-2022
Italiano
neoatlantismo
neutralismo
non allineamento
terzomondismo
Paoli, Simone
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/216346
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPI-216346