Il processo di trasformazione dei modelli di business, sotto la spinta dell’innovazione tecnologica, rimane un fenomeno in continuo mutamento. La quarta rivoluzione industriale sta profondamente trasformando i processi industriali e commerciali delle imprese tuttavia non si può incorrere nell’erronea convinzione che l’innovazione tecnologica costituisca l'unico elemento da considerare quando si parla di sviluppo di nuovi modelli di business. Altri importanti driver sono, ad esempio, l'etica aziendale, la ritrovata attenzione per il contesto ambientale e per la società in generale (Hens et al., 2018). Le nuove tecnologie smart abiliterebbero cambiamenti anche radicali nei modelli di business aziendali permettendo sempre più spesso di realizzare soluzioni collaborative tra tutti gli attori della supply chain. Tuttavia, dato l’attuale modesto livello di diffusione dell’innovazione tecnologica, la letteratura scientifica di riferimento (Arnold et al., 2017; Frank et al., 2019; Agostini & Nosella, 2020) sembra essere eccessivamente orientata al futuro, ossia ad un contesto caratterizzato da un livello di innovazione tecnologica ampiamente più sviluppato e diffuso rispetto a quanto attualmente osservabile. Interconnettere tutte le imprese facenti parti della supply chain, tramite la creazione di network di imprese (Zhong et al., 2017) richiede, infatti, un elevato ed omogeneo livello di sviluppo della variabile tecnologica, mentre in questo momento il tessuto economico sociale italiano costituito principalmente da realtà di piccole e medie dimensioni non ha ancora raggiunto un livello di dotazione di tecnologie IT sufficiente in tal senso. Stante la suddivisione non dicotomica tra industrie 3.0 e industrie 4.0, dovuta anche ad una mancata definizione unanime e condivisa del fenomeno (Hoyer et al., 2021), è possibile affermare che le imprese si aprono alle tecnologie smart in maniera graduale, soprattutto spinte da incentivi pubblici configurando, in questo modo, entità al cui interno si stratificano diversi livelli di sviluppo tecnologico. In questo studio ci si riferisce a tali realtà con il termine “industrie ibride” con riferimento alle quali si identifica un gap di letteratura rappresentato dall’assenza di studi che indagano il processo di evoluzione del modello di business delle imprese nella fase prodromica alla completa digitalizzazione, ossia nella fase in cui queste si possono definire “ibride”. Il focus dello studio sono le imprese industriali, con particolare riferimento a quelle che hanno mostrato un maggiore interesse nelle tecnologie 4.0. A tal fine, si propone l’analisi di un caso di studio di un’impresa appartenente al settore cartiero toscano, uno dei cluster tecnologici più all'avanguardia nell'adozione delle tecnologie smart. Le conclusioni a cui si giunge, per mezzo delle evidenze raccolte tramite l’analisi del caso di studio, suggeriscono che le imprese adottano tecnologie smart in assenza di un vero e proprio piano industriale, ma orientate principalmente dall’esistenza di contributi di natura fiscale determinando una situazione in cui nuove e vecchie tecnologie vengono adottate contemporaneamente nei processi produttivi creando un ambiente produttivo in cui le prime non possono esprimere pienamente il proprio potenziale. Si riscontra, dunque, l’esigenza di introdurre uno strumento che possa supportare il management aziendale sia da un punto di vista operativo, in fase di pianificazione della produzione industriale, al fine di evitare effetti "colli di bottiglia", sia da un punto di vista di medio e lungo periodo per permettere scelte più consapevoli e data-driven nella scelta di quali aree aziendali digitalizzare in via prioritaria o a quali tecnologie fare ricorso. Tra le possibili soluzioni che possono rispondere a tale esigenza si suggerisce l’adozione della System Dynamics in quanto capace di far interagire nei propri algoritmi i dati registrati dai macchinari smart e quelli osservati e catturati, tramite sensori, nei macchinari meno recenti. Da ultimo, si conclude osservando come il processo di evoluzione dei modelli di business tanto discusso in letteratura, nelle realtà industriali di minore dimensioni rimane ancora solo una promessa. Infatti, nonostante primi consistenti investimenti effettuati nel segno della digitalizzazione, in assenza di un meccanismo di coordinamento, come quello in questa sede proposto, si riscontrano attualmente cambiamenti di elevata potenzialità, ma di effetto ancora troppo modesto.

Industry 4.0 and Business Model Innovation in Paper and Pulp Sector

CARPENZANO, ALESSANDRO
2023

Abstract

Il processo di trasformazione dei modelli di business, sotto la spinta dell’innovazione tecnologica, rimane un fenomeno in continuo mutamento. La quarta rivoluzione industriale sta profondamente trasformando i processi industriali e commerciali delle imprese tuttavia non si può incorrere nell’erronea convinzione che l’innovazione tecnologica costituisca l'unico elemento da considerare quando si parla di sviluppo di nuovi modelli di business. Altri importanti driver sono, ad esempio, l'etica aziendale, la ritrovata attenzione per il contesto ambientale e per la società in generale (Hens et al., 2018). Le nuove tecnologie smart abiliterebbero cambiamenti anche radicali nei modelli di business aziendali permettendo sempre più spesso di realizzare soluzioni collaborative tra tutti gli attori della supply chain. Tuttavia, dato l’attuale modesto livello di diffusione dell’innovazione tecnologica, la letteratura scientifica di riferimento (Arnold et al., 2017; Frank et al., 2019; Agostini & Nosella, 2020) sembra essere eccessivamente orientata al futuro, ossia ad un contesto caratterizzato da un livello di innovazione tecnologica ampiamente più sviluppato e diffuso rispetto a quanto attualmente osservabile. Interconnettere tutte le imprese facenti parti della supply chain, tramite la creazione di network di imprese (Zhong et al., 2017) richiede, infatti, un elevato ed omogeneo livello di sviluppo della variabile tecnologica, mentre in questo momento il tessuto economico sociale italiano costituito principalmente da realtà di piccole e medie dimensioni non ha ancora raggiunto un livello di dotazione di tecnologie IT sufficiente in tal senso. Stante la suddivisione non dicotomica tra industrie 3.0 e industrie 4.0, dovuta anche ad una mancata definizione unanime e condivisa del fenomeno (Hoyer et al., 2021), è possibile affermare che le imprese si aprono alle tecnologie smart in maniera graduale, soprattutto spinte da incentivi pubblici configurando, in questo modo, entità al cui interno si stratificano diversi livelli di sviluppo tecnologico. In questo studio ci si riferisce a tali realtà con il termine “industrie ibride” con riferimento alle quali si identifica un gap di letteratura rappresentato dall’assenza di studi che indagano il processo di evoluzione del modello di business delle imprese nella fase prodromica alla completa digitalizzazione, ossia nella fase in cui queste si possono definire “ibride”. Il focus dello studio sono le imprese industriali, con particolare riferimento a quelle che hanno mostrato un maggiore interesse nelle tecnologie 4.0. A tal fine, si propone l’analisi di un caso di studio di un’impresa appartenente al settore cartiero toscano, uno dei cluster tecnologici più all'avanguardia nell'adozione delle tecnologie smart. Le conclusioni a cui si giunge, per mezzo delle evidenze raccolte tramite l’analisi del caso di studio, suggeriscono che le imprese adottano tecnologie smart in assenza di un vero e proprio piano industriale, ma orientate principalmente dall’esistenza di contributi di natura fiscale determinando una situazione in cui nuove e vecchie tecnologie vengono adottate contemporaneamente nei processi produttivi creando un ambiente produttivo in cui le prime non possono esprimere pienamente il proprio potenziale. Si riscontra, dunque, l’esigenza di introdurre uno strumento che possa supportare il management aziendale sia da un punto di vista operativo, in fase di pianificazione della produzione industriale, al fine di evitare effetti "colli di bottiglia", sia da un punto di vista di medio e lungo periodo per permettere scelte più consapevoli e data-driven nella scelta di quali aree aziendali digitalizzare in via prioritaria o a quali tecnologie fare ricorso. Tra le possibili soluzioni che possono rispondere a tale esigenza si suggerisce l’adozione della System Dynamics in quanto capace di far interagire nei propri algoritmi i dati registrati dai macchinari smart e quelli osservati e catturati, tramite sensori, nei macchinari meno recenti. Da ultimo, si conclude osservando come il processo di evoluzione dei modelli di business tanto discusso in letteratura, nelle realtà industriali di minore dimensioni rimane ancora solo una promessa. Infatti, nonostante primi consistenti investimenti effettuati nel segno della digitalizzazione, in assenza di un meccanismo di coordinamento, come quello in questa sede proposto, si riscontrano attualmente cambiamenti di elevata potenzialità, ma di effetto ancora troppo modesto.
30-mar-2023
Italiano
Business Model Innovation; Industry 4.0
Lazzini, Simone
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/216431
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPI-216431