Il presente lavoro di ricerca muove le mosse a partire dalla curiosità per il Metaverso, quale progetto nascente divulgato nell'Ottobre 2021 dall'azienda Meta. Lo scopo del presente lavoro è stato indagare il metaverso come fenomeno tecnologico, che si pone in un rapporto creativo di continuità con le tecnologie del passato. Il primo capitolo è stato dedicato all'osservazione del Metavereso, come fenomeno, termine e concetto: un primo passo fondamentale per occuparsi di una materia così attuale, e per ottenere gli strumenti necessari per supportare le riflessioni successive. Nel primo capitolo ci siamo dunque serviti dell'approccio metodologico dell'archeologia dei media, mettendo in atto un vero e proprio scavo nel passato dei media, della cinematografia e della letteratura fantascientifica, strumenti essenziali grazie ai quali abbiamo preso consapevolezza di quanto il Metaverso avesse, contrariamente a quanto oggi viene comunicato, radici lontane nel tempo. Alla ricostruzione storica delle radici del metaverso, abbiamo inoltre aggiunto una proposta di definizione e approfondito il rapporto filosofico tra reale e virtuale, da intendere non più come due opposti, l'uno vero e l'altro falso, ma due modi dell'essere, che si pongono in stretta continuità. Il virtuale, abbiamo tentato di dimostrare, non è infatti sinonimo di finzione, e così come il reale gode di uno statuto ontologico di verità. Il secondo capitolo è stato dedicato alla figura centrale della tecnologia, ovvero l'essere umano. Tradizionalmente, l’interazione digitale ha privilegiato una comunicazione mediata dagli schermi, riducendo il corpo a una presenza secondaria. Il metaverso promette di restituire una dimensione corporea grazie all’uso di avatar tridimensionali e dispositivi che riproducono feedback sensoriali, come visori e guanti aptici. Tuttavia, ci sono molteplici interrogativi su come il corpo venga percepito nel metaverso. La virtualizzazione della presenza modifica il nostro rapporto con l’identità, l’empatia e la relazione con gli altri. Questi sono dunque i temi osservati in questo secondo capitolo, il quale offre uno sguardo interdisciplinare, poichè consapevoli che per occuparci dell'essere umano un solo punto di vista non è sufficiente. Il terzo ed ultimo capitolo, infine, muove a partire dalla consapevolezza che la gestione dei dati personali, la sicurezza delle interazioni e il rischio di alienazione sono solo alcune delle sfide che devono essere affrontate. La privacy diventa un tema cruciale, tenuto in considerazione da tutte e tre le proposte e tentativi di regolamentazione del metaverso e dei mondi virtuali. Ma non è l'unico: il capitolo offre l'occasione di occuparsi di responsabilità, un impegno che rivolgiamo a tre distinti attori: i governi, le aziende e gli stessi utenti. Ciascuno di essi ha un ruolo ben definito, un impegno che mette in luce uno degli aspetti più interessanti della responsabilità, ovvero la sua portata relazionale. Responsabilità è sempre un rispondere di qualcosa a qualcuno, e ciascuno di questi tre attori muove la propria azione in virtù dell'altro, con il quale si troverà a convivere in questo ambiente. Il metaverso rappresenta una delle innovazioni più ambiziose del nostro tempo, ma non è privo di criticità. Attraverso la mia ricerca ho cercato di fornire una chiave di lettura critica, evidenziando come questa tecnologia debba essere progettata con un approccio human-centric, che metta al centro l’esperienza umana piuttosto che il solo progresso tecnologico. Non possiamo prevedere con certezza quale sarà il futuro del metaverso, ma possiamo orientarlo. La sfida è quella di costruire un ambiente digitale che non sia una semplice simulazione della realtà, ma un’estensione che arricchisca la nostra vita, favorendo connessioni autentiche e un uso etico della tecnologia.
Oltre il virtuale: filosofia del metaverso e le implicanze etiche dell’inatteso
TEMPERINO, ERIKA
2025
Abstract
Il presente lavoro di ricerca muove le mosse a partire dalla curiosità per il Metaverso, quale progetto nascente divulgato nell'Ottobre 2021 dall'azienda Meta. Lo scopo del presente lavoro è stato indagare il metaverso come fenomeno tecnologico, che si pone in un rapporto creativo di continuità con le tecnologie del passato. Il primo capitolo è stato dedicato all'osservazione del Metavereso, come fenomeno, termine e concetto: un primo passo fondamentale per occuparsi di una materia così attuale, e per ottenere gli strumenti necessari per supportare le riflessioni successive. Nel primo capitolo ci siamo dunque serviti dell'approccio metodologico dell'archeologia dei media, mettendo in atto un vero e proprio scavo nel passato dei media, della cinematografia e della letteratura fantascientifica, strumenti essenziali grazie ai quali abbiamo preso consapevolezza di quanto il Metaverso avesse, contrariamente a quanto oggi viene comunicato, radici lontane nel tempo. Alla ricostruzione storica delle radici del metaverso, abbiamo inoltre aggiunto una proposta di definizione e approfondito il rapporto filosofico tra reale e virtuale, da intendere non più come due opposti, l'uno vero e l'altro falso, ma due modi dell'essere, che si pongono in stretta continuità. Il virtuale, abbiamo tentato di dimostrare, non è infatti sinonimo di finzione, e così come il reale gode di uno statuto ontologico di verità. Il secondo capitolo è stato dedicato alla figura centrale della tecnologia, ovvero l'essere umano. Tradizionalmente, l’interazione digitale ha privilegiato una comunicazione mediata dagli schermi, riducendo il corpo a una presenza secondaria. Il metaverso promette di restituire una dimensione corporea grazie all’uso di avatar tridimensionali e dispositivi che riproducono feedback sensoriali, come visori e guanti aptici. Tuttavia, ci sono molteplici interrogativi su come il corpo venga percepito nel metaverso. La virtualizzazione della presenza modifica il nostro rapporto con l’identità, l’empatia e la relazione con gli altri. Questi sono dunque i temi osservati in questo secondo capitolo, il quale offre uno sguardo interdisciplinare, poichè consapevoli che per occuparci dell'essere umano un solo punto di vista non è sufficiente. Il terzo ed ultimo capitolo, infine, muove a partire dalla consapevolezza che la gestione dei dati personali, la sicurezza delle interazioni e il rischio di alienazione sono solo alcune delle sfide che devono essere affrontate. La privacy diventa un tema cruciale, tenuto in considerazione da tutte e tre le proposte e tentativi di regolamentazione del metaverso e dei mondi virtuali. Ma non è l'unico: il capitolo offre l'occasione di occuparsi di responsabilità, un impegno che rivolgiamo a tre distinti attori: i governi, le aziende e gli stessi utenti. Ciascuno di essi ha un ruolo ben definito, un impegno che mette in luce uno degli aspetti più interessanti della responsabilità, ovvero la sua portata relazionale. Responsabilità è sempre un rispondere di qualcosa a qualcuno, e ciascuno di questi tre attori muove la propria azione in virtù dell'altro, con il quale si troverà a convivere in questo ambiente. Il metaverso rappresenta una delle innovazioni più ambiziose del nostro tempo, ma non è privo di criticità. Attraverso la mia ricerca ho cercato di fornire una chiave di lettura critica, evidenziando come questa tecnologia debba essere progettata con un approccio human-centric, che metta al centro l’esperienza umana piuttosto che il solo progresso tecnologico. Non possiamo prevedere con certezza quale sarà il futuro del metaverso, ma possiamo orientarlo. La sfida è quella di costruire un ambiente digitale che non sia una semplice simulazione della realtà, ma un’estensione che arricchisca la nostra vita, favorendo connessioni autentiche e un uso etico della tecnologia.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/216575
URN:NBN:IT:UNIPI-216575