Pubblica amministrazione e disapplicazione della legge nazionale contrastante con il diritto europeo self-executing

Both judges and administrative bodies of the Member State have acknowledged the duty of non-application of national law when it is irremediably in conflict with the provisions of European law. When enforcing the law, these authorities are obliged to adhere to the fundamental principle of the primacy of European law, thereby ensuring precedence to the self-executing Union legislation. This research investigates the difficulties encountered by Public Administrations in adhering to the non-application of the national law. While this duty is not expressly provided for by the Treaties or by internal legal sources, it has been elaborated by the Court of Justice and it challenges the principle of legality that governs administrative actions. One of the most significant area of contention concerns the maritime, lake and river state concessions for tourist-recreational purposes. Such concessions have traditionally been extended in favor of the incumbent concessionaire in line with national legislation, even when in conflict with European provisions. The Plenary Assembly of the Council of State issued a definitive ruling on this point, defining scope and relevance of the obligation not to apply national law. The ruling leads to an investigation into the operational obstacles encountered by the Administrations in their daily operations, which have hindered the recognition of non-application as a primary remedy in case of a conflict between a national source and a high-level provision.

Il dovere di non-applicazione della legge nazionale che si ponga in conflitto insanabile con le prescrizioni del diritto europeo è stabilito sia per i giudici che per gli organi amministrativi dello Stato membro. Queste autorità, nell’esercizio dell’attività applicativa del diritto, sono chiamate a rispettare il fondamentale principio del primato del diritto europeo, assicurando preminenza alle norme unionali dotate del carattere self-executing. Il presente lavoro indaga le difficoltà riscontrate dalle Pubbliche amministrazioni nel compiere tale attività di non-applicazione, considerato che si tratta di un dovere non previsto espressamente dai Trattati o dalle fonti interne. Oggetto di elaborazione da parte dai giudici della Corte di giustizia, tale onere mette a dura prova la tenuta del principio di legalità che governa l’agire amministrativo. Uno dei terreni di scontro più significativi è tuttora quello delle concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali per finalità turistico-ricreative, tradizionalmente oggetto di proroga a favore del concessionario uscente secondo la legislazione nazionale, nonostante le prescrizioni europee di segno contrario. Sul punto è intervenuta l’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato, definendo l’ampiezza e la rilevanza dell’obbligo disapplicativo. Dalla pronuncia si prendono le mosse per un’indagine sugli ostacoli operativi riscontrati nella prassi quotidiana dalle Amministrazioni, i quali hanno rallentato l’affermazione della non-applicazione quale rimedio prioritario in caso di contrasto tra fonte nazionale e fonte sovraordinata.