Il presente lavoro di ricerca si propone di esaminare l’esistenza di una relazione, nel contesto della mentalità islamica, tra il concetto di purezza e quello di violenza, intesa quest’ultima nella sua accezione purificatrice. Per realizzare tale scopo, il binomio purezza-impurità viene analizzato sia all’interno della dottrina dell’Islam sunnita – con particolare riferimento al sistema della ṭahāra (purezza) – sia di quella del salafismo jihadista, promosso dallo Stato islamico, nella quale l’ideale di purezza costituisce il fulcro dell’ideologia stessa, il criterio di divisione del mondo tra interni ed esterni e la legittimazione dell’utilizzo della violenza contro questi ultimi. Il lavoro di ricerca è stato diviso in due fasi, che corrispondono rispettivamente ai capitoli I e II, e III e IV di questa tesi. La prima fase si concentra sullo studio del sistema islamico della ṭahāra, allo scopo di dimostrarne a livello teorico (Capitolo I) e prescrittivo (Capitolo II) la sua natura etica e morale, e non solo formale e rituale, e la sua pervasività nella vita quotidiana del musulmano, e di fornire il quadro dottrinale necessario per comprendere come i concetti di contaminazione e purificazione vengano estremizzati dal salafismo jihadista. La seconda fase prende in esame un case study, ovvero il salafismo jihadista, così come diffuso dallo Stato islamico. Attraverso un’analisi teorica e deduttiva (Capitolo III) ed empirica e induttiva (Capitolo IV) – basata quest’ultima sull’analisi dei testi diffusi dalla propaganda ufficiale dello Stato islamico nelle lingue inglese e arabo –, il salafismo jihadista viene categorizzato come una setta fondamentalista islamica basata sulla purezza. In quest’ottica, il binomio puro-impuro diviene la lente attraverso la quale i membri dell’organizzazione riscoprono il credo e la pratica religiose. Tale dicotomia costituisce, da un lato, un elemento di appartenenza alla comunità e, dall’altro, di separazione dall’esterno, considerato impuro e, in un certo senso, contaminante. Ne consegue che la tutela della purezza, unita al costante senso di minaccia da parte dei “nemici dell’Islam”, viene estremizzata dallo Stato islamico, fino a divenire strumento di legittimazione del ricorso alla violenza, inteso non come attacco, ma come mezzo di «vendetta» e di difesa della comunità dei pii dalla contaminazione esterna. I risultati che si prefigge di ottenere questo progetto di ricerca sono tre: 1) sotto il profilo teoretico, fornire alcune risposte significative, per ciò che concerne la “mentalità” religioso-sociale musulmana, alla costante domanda che si pongono le società occidentali sui motivi che spingono gli individui a radicalizzarsi; 2) sotto il profilo empirico, costruire una prospettiva di analisi innovativa, che consenta di indagare il substrato concettuale islamico per quanto concerne il legame tra ṭahāra (purezza) e nağāsa (impurità), e la sua evocazione e distorsione da parte della propaganda jihadista, con l’esito della violenza e della radicalizzazione del soggetto; 3) sotto il profilo operativo, fornire elementi di supporto all’elaborazione di programmi di de-radicalizzazione, che, attualmente, sembrano presentare numerose lacune, in particolare nel sottostimare l’apparato concettuale dell’Islam sotto il profilo qui indagato, e risultando, pertanto, spesso inadeguati alla riabilitazione degli individui ideologizzati.

This research aims at examining the existence of a relationship, within the context of Islamic mentality, between the concepts of purity and violence, the latter understood in its purifying sense. To achieve this goal, the purity-impurity binomial is analyzed both within the doctrine of Sunni Islam - with particular reference to the system of ṭahāra (purity) - and that of jihadi salafism, promoted by the Islamic State, in which the ideal of purity constitutes the core of the ideology itself, the criterion for dividing the world between insiders and outsiders and the legitimation of the use of violence against the latter. The research work was divided into two phases, corresponding to chapters I and II, and III and IV of this thesis, respectively. The first phase focuses on the study of the Islamic system of ṭahāra, with the aim of demonstrating on a theoretical (chapter I) and prescriptive (chapter II) level its ethical and moral, and not just formal and ritual, nature and its pervasiveness in Muslim's daily life, and to provide the doctrinal framework necessary to understand how the concepts of defilement and purification are taken to extremes by jihadi salafism. The second phase examines a case study, namely jihadi salafism as disseminated by the Islamic State. Through theoretical and deductive (chapter III) and empirical and inductive (chapter IV) analysis - the latter based on the analysis of the texts distributed by the Islamic state's official propaganda (in English and Arabic) - jihadi salafism is categorized as an Islamic fundamentalist sect based on purity. In this view, the pure-impure binomial becomes the lens through which the members of the organization rediscover their religious belief and practice. This dichotomy constitutes, on the one hand, an element of belonging to the community and, on the other, an element of separation from the outside, which is considered impure and, in a sense, contaminating. It follows that the protection of purity, coupled with the constant sense of threat from the “enemies of Islam”, is taken to extremes by the Islamic state, to the point of becoming a means of legitimizing the use of violence, understood not as an attack, but as a means of “revenge” and defense of the community of the pious from the external contamination. The intended outcomes of this research project are threefold: 1) from a theoretical standpoint, to provide some meaningful answers, insofar as Muslim religious-social “mindset” is concerned, to the constant question in Western societies as to why individuals become radicalized; 2) from an empirical standpoint, to construct an innovative perspective of analysis to investigate the Islamic conceptual substrate with regard to the link between ṭahāra (purity) and nağāsa (impurity), and its evocation and distortion by jihadist propaganda, resulting in violence and radicalization of the subject; 3) from an operational standpoint, to provide elements to support the development of de-radicalization programs, which, at present, seem to have numerous shortcomings, particularly in underestimating the conceptual apparatus of Islam from the standpoint investigated here, and being, therefore, often inadequate for the rehabilitation of ideologized individuals.

TAH?RA E NA??S?T NELL'ISLAM RADICALE. DAI RITUALI DI PURIFICAZIONE ALLA VIOLENZA PURIFICATRICE

Cinciarelli, Laura
2025

Abstract

Il presente lavoro di ricerca si propone di esaminare l’esistenza di una relazione, nel contesto della mentalità islamica, tra il concetto di purezza e quello di violenza, intesa quest’ultima nella sua accezione purificatrice. Per realizzare tale scopo, il binomio purezza-impurità viene analizzato sia all’interno della dottrina dell’Islam sunnita – con particolare riferimento al sistema della ṭahāra (purezza) – sia di quella del salafismo jihadista, promosso dallo Stato islamico, nella quale l’ideale di purezza costituisce il fulcro dell’ideologia stessa, il criterio di divisione del mondo tra interni ed esterni e la legittimazione dell’utilizzo della violenza contro questi ultimi. Il lavoro di ricerca è stato diviso in due fasi, che corrispondono rispettivamente ai capitoli I e II, e III e IV di questa tesi. La prima fase si concentra sullo studio del sistema islamico della ṭahāra, allo scopo di dimostrarne a livello teorico (Capitolo I) e prescrittivo (Capitolo II) la sua natura etica e morale, e non solo formale e rituale, e la sua pervasività nella vita quotidiana del musulmano, e di fornire il quadro dottrinale necessario per comprendere come i concetti di contaminazione e purificazione vengano estremizzati dal salafismo jihadista. La seconda fase prende in esame un case study, ovvero il salafismo jihadista, così come diffuso dallo Stato islamico. Attraverso un’analisi teorica e deduttiva (Capitolo III) ed empirica e induttiva (Capitolo IV) – basata quest’ultima sull’analisi dei testi diffusi dalla propaganda ufficiale dello Stato islamico nelle lingue inglese e arabo –, il salafismo jihadista viene categorizzato come una setta fondamentalista islamica basata sulla purezza. In quest’ottica, il binomio puro-impuro diviene la lente attraverso la quale i membri dell’organizzazione riscoprono il credo e la pratica religiose. Tale dicotomia costituisce, da un lato, un elemento di appartenenza alla comunità e, dall’altro, di separazione dall’esterno, considerato impuro e, in un certo senso, contaminante. Ne consegue che la tutela della purezza, unita al costante senso di minaccia da parte dei “nemici dell’Islam”, viene estremizzata dallo Stato islamico, fino a divenire strumento di legittimazione del ricorso alla violenza, inteso non come attacco, ma come mezzo di «vendetta» e di difesa della comunità dei pii dalla contaminazione esterna. I risultati che si prefigge di ottenere questo progetto di ricerca sono tre: 1) sotto il profilo teoretico, fornire alcune risposte significative, per ciò che concerne la “mentalità” religioso-sociale musulmana, alla costante domanda che si pongono le società occidentali sui motivi che spingono gli individui a radicalizzarsi; 2) sotto il profilo empirico, costruire una prospettiva di analisi innovativa, che consenta di indagare il substrato concettuale islamico per quanto concerne il legame tra ṭahāra (purezza) e nağāsa (impurità), e la sua evocazione e distorsione da parte della propaganda jihadista, con l’esito della violenza e della radicalizzazione del soggetto; 3) sotto il profilo operativo, fornire elementi di supporto all’elaborazione di programmi di de-radicalizzazione, che, attualmente, sembrano presentare numerose lacune, in particolare nel sottostimare l’apparato concettuale dell’Islam sotto il profilo qui indagato, e risultando, pertanto, spesso inadeguati alla riabilitazione degli individui ideologizzati.
27-mag-2025
Italiano
This research aims at examining the existence of a relationship, within the context of Islamic mentality, between the concepts of purity and violence, the latter understood in its purifying sense. To achieve this goal, the purity-impurity binomial is analyzed both within the doctrine of Sunni Islam - with particular reference to the system of ṭahāra (purity) - and that of jihadi salafism, promoted by the Islamic State, in which the ideal of purity constitutes the core of the ideology itself, the criterion for dividing the world between insiders and outsiders and the legitimation of the use of violence against the latter. The research work was divided into two phases, corresponding to chapters I and II, and III and IV of this thesis, respectively. The first phase focuses on the study of the Islamic system of ṭahāra, with the aim of demonstrating on a theoretical (chapter I) and prescriptive (chapter II) level its ethical and moral, and not just formal and ritual, nature and its pervasiveness in Muslim's daily life, and to provide the doctrinal framework necessary to understand how the concepts of defilement and purification are taken to extremes by jihadi salafism. The second phase examines a case study, namely jihadi salafism as disseminated by the Islamic State. Through theoretical and deductive (chapter III) and empirical and inductive (chapter IV) analysis - the latter based on the analysis of the texts distributed by the Islamic state's official propaganda (in English and Arabic) - jihadi salafism is categorized as an Islamic fundamentalist sect based on purity. In this view, the pure-impure binomial becomes the lens through which the members of the organization rediscover their religious belief and practice. This dichotomy constitutes, on the one hand, an element of belonging to the community and, on the other, an element of separation from the outside, which is considered impure and, in a sense, contaminating. It follows that the protection of purity, coupled with the constant sense of threat from the “enemies of Islam”, is taken to extremes by the Islamic state, to the point of becoming a means of legitimizing the use of violence, understood not as an attack, but as a means of “revenge” and defense of the community of the pious from the external contamination. The intended outcomes of this research project are threefold: 1) from a theoretical standpoint, to provide some meaningful answers, insofar as Muslim religious-social “mindset” is concerned, to the constant question in Western societies as to why individuals become radicalized; 2) from an empirical standpoint, to construct an innovative perspective of analysis to investigate the Islamic conceptual substrate with regard to the link between ṭahāra (purity) and nağāsa (impurity), and its evocation and distortion by jihadist propaganda, resulting in violence and radicalization of the subject; 3) from an operational standpoint, to provide elements to support the development of de-radicalization programs, which, at present, seem to have numerous shortcomings, particularly in underestimating the conceptual apparatus of Islam from the standpoint investigated here, and being, therefore, often inadequate for the rehabilitation of ideologized individuals.
salafismo jihadista, Stato islamico, Islam, purezza, impurità
Caselli, Marco
Università Cattolica del Sacro Cuore
MILANO
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/218163
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNICATT-218163