La tesi affronta alcune delle questioni fondamentali in tema di validitàƒÂ del provvedimento amministrativo. Il primo capitolo àƒ¨ dedicato allࢠintroduzione della categoria della validitàƒÂ sul piano della teoria generale. Posta la distinzione tra norme primarie e secondarie, si affronta la questione della giustificazione della trasmissione normativa della validitàƒÂ per poi accennare allࢠulteriore distinzione tra validitàƒÂ formale e validitàƒÂ sostanziale. In seguito, si delinea lࢠambito di operativitàƒÂ della categoria alla luce della classificazione dei fatti giuridici secondo lo schema eventicomportamenti. Il secondo capitolo si apre con lࢠesame della questione pregiudiziale (posta dalla dottrina recente) circa lࢠammissibilitàƒÂ e lࢠopportunitàƒÂ di una teoria della validitàƒÂ del provvedimento amministrativo; questione che viene risolta positivamente alla luce di considerazioni teoriche e pratiche. Il lavoro prosegue con lࢠanalisi delle norme che disciplinano lࢠattivitàƒÂ amministrativa autoritativa (il c.d. paradigma normativo della validitàƒÂ ). Viene in primo luogo posta la distinzione tra vizi sostanziali e vizi formali, criticando la tesi secondo cui il provvedimento irregolare andrebbe considerato valido. Irregolare àƒ¨ considerato lࢠatto invalido nei cui confronti lࢠordinamento non appresta alcun rimedio privativo dellࢠefficacia. Successivamente, si fa oggetto di critica la diffusa tesi ࢠgravida di conseguenze, sia sul piano dellࢠassetto della giurisdizione amministrativa, sia sul piano della qualificazione dei poteri di riesame dellࢠamministrazione ࢠsecondo cui il paradigma di validitàƒÂ del provvedimento sarebbe composto tanto da norme di legittimitàƒÂ (giuridiche) quanto da norme di opportunitàƒÂ (non giuridiche), sostenendo che la validitàƒÂ costituisce sempre la relazione tra due entitàƒÂ giuridicamente qualificate. Si esamina poi la distinzione tra principi e regole sul piano della teoria generale, per verificare in seguito il modo di operare degli uni e delle altre allࢠinterno del paradigma di validitàƒÂ del provvedimento amministrativo. Con riferimento al vincolo di validitàƒÂ discendente dai principi si sostiene in particolare che esso opera tramite la mediazione della clausola generale della ragionevolezza, che consente la composizione sul piano concreto delle diverse eccedenze assio-deontologiche in campo. Il capitolo prosegue con lࢠapprofondimento del tema dellࢠautovincolo amministrativo. Dal punto di vista della teoria della validitàƒÂ , il fenomeno in questione pone il problema dellࢠesistenza di condizioni di validitàƒÂ del provvedimento poste da atti precettivi che non occupano una posizione ad esso sovraordinata nel sistema delle fonti. Si cerca di dimostrare nel testo che questa non àƒ¨ condizione necessaria affinchàƒ© la regola sulla produzione condizioni la validitàƒÂ della prescrizione regolata. Il capitolo si conclude con la critica della tesi secondo cui il provvedimento vincolato non costituisce esercizio del potere amministrativo. Si sostiene in particolare che la differenza con il provvedimento discrezionale àƒ¨ da apprezzare integralmente sul piano della validitàƒÂ , e non dellࢠefficacia, vincolato essendo il potere il cui esercizio puàƒ² dar luogo ad una sola soluzione valida. Il terzo capitolo ripercorre il dibattito dottrinale relativo ai nessi che intercorrono tra la validitàƒÂ del provvedimento, da una parte, e lࢠinteresse pubblico e le situazioni giuridiche soggettive, dallࢠaltra. Viene in particolare affrontata la questione se lࢠinvaliditàƒÂ del provvedimento sia da apprezzare essenzialmente, come ritiene la dottrina tradizionale, in termini di dis-funzionalitàƒÂ , ovvero in termini di lesione delle situazioni giuridiche del cittadino. Dopo aver affermato lࢠimpossibilitàƒÂ di espungere integralmente la dimensione della funzione (e quindi dellࢠinteresse pubblico) dalla teoria del provvedimento amministrativo, si esamina la consistenza delle situazioni giuridiche soggettive che derivano dalla disciplina normativa del potere, tracciando sotto questࢠangolo visuale la distinzione tra interesse legittimo e diritto soggettivo. Nel quarto capitolo àƒ¨ avviata la trattazione dei rapporti tra lࢠinvaliditàƒÂ e lࢠefficacia del provvedimento. Oggetto di esame critico sono in particolare le giustificazioni teoriche offerte nel tempo dalla dottrina con riferimento alla capacitàƒÂ del provvedimento di produrre effetti malgrado lࢠimperativitàƒÂ . Si rileva infine come questo fenomeno trovi una agevole spiegazione in precise scelte di diritto positivo, ossia nella conformazione del sistema italiano di giustizia amministrativa. Il capitolo prosegue con lࢠesame dellࢠambito di operativitàƒÂ del rimedio dellࢠannullabilitàƒÂ alla luce della tripartizione dei vizi di legittimitàƒÂ . Si sostiene in particolare lࢠimpossibilitàƒÂ di tracciare una distinzione rigorosa tra di essi, rilevando come, in ultima analisi, ciàƒ² che differenzia la violazione di legge (e lࢠincompetenza) dallࢠeccesso di potere àƒ¨ la struttura del sindacato operato dal giudice per lࢠaccertamento dellࢠinvaliditàƒÂ . Si affronta poi la tematica dellࢠࢠannullamento non pronunciabileࢠex art 21 octies l. 241/1990, analizzando i principali profili applicativi della norma e sostenendone la natura sostanziale. Il quinto capitolo àƒ¨ dedicato alla controversa figura del provvedimento inefficace in quanto invalido. Si osserva come, malgrado la recente previsione della nullitàƒÂ (art. 21 septies l. 241/1990, introdotto dalla l. 15/2005), sia tuttora attuale lࢠimpostazione tradizionale della giurisprudenza e della dottrina amministrativistica, secondo cui la patologia del provvedimento si risolve nellࢠalternativa tra invaliditàƒÂ -annullabilitàƒÂ ed inesistenza-inefficacia. La nullitàƒÂ àƒ¨ in seguito concepita come rimedio allࢠinvaliditàƒÂ del provvedimento; rimedio finalizzato, in alcune delle ipotesi previste dallࢠart. 21 septies l. 241/1990, a dissipare lࢠincertezza (anche solo potenziale) circa lࢠidoneitàƒÂ dello stesso a produrre effetti ed, in altre ipotesi, a rimuovere gli effetti prodotti dal provvedimento invalido (annullabilitàƒÂ ࢠrinforzataࢠ). La pluralitàƒÂ di funzioni del rimedio àƒ¨ infine tenuta in considerazione allo scopo di tentare una composizione della frammentata e disorganica disciplina in materia di nullitàƒÂ .
Contributo alla teoria della validità del provvedimento amministrativo
-
2013
Abstract
La tesi affronta alcune delle questioni fondamentali in tema di validitàƒÂ del provvedimento amministrativo. Il primo capitolo àƒ¨ dedicato allࢠintroduzione della categoria della validitàƒÂ sul piano della teoria generale. Posta la distinzione tra norme primarie e secondarie, si affronta la questione della giustificazione della trasmissione normativa della validitàƒÂ per poi accennare allࢠulteriore distinzione tra validitàƒÂ formale e validitàƒÂ sostanziale. In seguito, si delinea lࢠambito di operativitàƒÂ della categoria alla luce della classificazione dei fatti giuridici secondo lo schema eventicomportamenti. Il secondo capitolo si apre con lࢠesame della questione pregiudiziale (posta dalla dottrina recente) circa lࢠammissibilitàƒÂ e lࢠopportunitàƒÂ di una teoria della validitàƒÂ del provvedimento amministrativo; questione che viene risolta positivamente alla luce di considerazioni teoriche e pratiche. Il lavoro prosegue con lࢠanalisi delle norme che disciplinano lࢠattivitàƒÂ amministrativa autoritativa (il c.d. paradigma normativo della validitàƒÂ ). Viene in primo luogo posta la distinzione tra vizi sostanziali e vizi formali, criticando la tesi secondo cui il provvedimento irregolare andrebbe considerato valido. Irregolare àƒ¨ considerato lࢠatto invalido nei cui confronti lࢠordinamento non appresta alcun rimedio privativo dellࢠefficacia. Successivamente, si fa oggetto di critica la diffusa tesi ࢠgravida di conseguenze, sia sul piano dellࢠassetto della giurisdizione amministrativa, sia sul piano della qualificazione dei poteri di riesame dellࢠamministrazione ࢠsecondo cui il paradigma di validitàƒÂ del provvedimento sarebbe composto tanto da norme di legittimitàƒÂ (giuridiche) quanto da norme di opportunitàƒÂ (non giuridiche), sostenendo che la validitàƒÂ costituisce sempre la relazione tra due entitàƒÂ giuridicamente qualificate. Si esamina poi la distinzione tra principi e regole sul piano della teoria generale, per verificare in seguito il modo di operare degli uni e delle altre allࢠinterno del paradigma di validitàƒÂ del provvedimento amministrativo. Con riferimento al vincolo di validitàƒÂ discendente dai principi si sostiene in particolare che esso opera tramite la mediazione della clausola generale della ragionevolezza, che consente la composizione sul piano concreto delle diverse eccedenze assio-deontologiche in campo. Il capitolo prosegue con lࢠapprofondimento del tema dellࢠautovincolo amministrativo. Dal punto di vista della teoria della validitàƒÂ , il fenomeno in questione pone il problema dellࢠesistenza di condizioni di validitàƒÂ del provvedimento poste da atti precettivi che non occupano una posizione ad esso sovraordinata nel sistema delle fonti. Si cerca di dimostrare nel testo che questa non àƒ¨ condizione necessaria affinchàƒ© la regola sulla produzione condizioni la validitàƒÂ della prescrizione regolata. Il capitolo si conclude con la critica della tesi secondo cui il provvedimento vincolato non costituisce esercizio del potere amministrativo. Si sostiene in particolare che la differenza con il provvedimento discrezionale àƒ¨ da apprezzare integralmente sul piano della validitàƒÂ , e non dellࢠefficacia, vincolato essendo il potere il cui esercizio puàƒ² dar luogo ad una sola soluzione valida. Il terzo capitolo ripercorre il dibattito dottrinale relativo ai nessi che intercorrono tra la validitàƒÂ del provvedimento, da una parte, e lࢠinteresse pubblico e le situazioni giuridiche soggettive, dallࢠaltra. Viene in particolare affrontata la questione se lࢠinvaliditàƒÂ del provvedimento sia da apprezzare essenzialmente, come ritiene la dottrina tradizionale, in termini di dis-funzionalitàƒÂ , ovvero in termini di lesione delle situazioni giuridiche del cittadino. Dopo aver affermato lࢠimpossibilitàƒÂ di espungere integralmente la dimensione della funzione (e quindi dellࢠinteresse pubblico) dalla teoria del provvedimento amministrativo, si esamina la consistenza delle situazioni giuridiche soggettive che derivano dalla disciplina normativa del potere, tracciando sotto questࢠangolo visuale la distinzione tra interesse legittimo e diritto soggettivo. Nel quarto capitolo àƒ¨ avviata la trattazione dei rapporti tra lࢠinvaliditàƒÂ e lࢠefficacia del provvedimento. Oggetto di esame critico sono in particolare le giustificazioni teoriche offerte nel tempo dalla dottrina con riferimento alla capacitàƒÂ del provvedimento di produrre effetti malgrado lࢠimperativitàƒÂ . Si rileva infine come questo fenomeno trovi una agevole spiegazione in precise scelte di diritto positivo, ossia nella conformazione del sistema italiano di giustizia amministrativa. Il capitolo prosegue con lࢠesame dellࢠambito di operativitàƒÂ del rimedio dellࢠannullabilitàƒÂ alla luce della tripartizione dei vizi di legittimitàƒÂ . Si sostiene in particolare lࢠimpossibilitàƒÂ di tracciare una distinzione rigorosa tra di essi, rilevando come, in ultima analisi, ciàƒ² che differenzia la violazione di legge (e lࢠincompetenza) dallࢠeccesso di potere àƒ¨ la struttura del sindacato operato dal giudice per lࢠaccertamento dellࢠinvaliditàƒÂ . Si affronta poi la tematica dellࢠࢠannullamento non pronunciabileࢠex art 21 octies l. 241/1990, analizzando i principali profili applicativi della norma e sostenendone la natura sostanziale. Il quinto capitolo àƒ¨ dedicato alla controversa figura del provvedimento inefficace in quanto invalido. Si osserva come, malgrado la recente previsione della nullitàƒÂ (art. 21 septies l. 241/1990, introdotto dalla l. 15/2005), sia tuttora attuale lࢠimpostazione tradizionale della giurisprudenza e della dottrina amministrativistica, secondo cui la patologia del provvedimento si risolve nellࢠalternativa tra invaliditàƒÂ -annullabilitàƒÂ ed inesistenza-inefficacia. La nullitàƒÂ àƒ¨ in seguito concepita come rimedio allࢠinvaliditàƒÂ del provvedimento; rimedio finalizzato, in alcune delle ipotesi previste dallࢠart. 21 septies l. 241/1990, a dissipare lࢠincertezza (anche solo potenziale) circa lࢠidoneitàƒÂ dello stesso a produrre effetti ed, in altre ipotesi, a rimuovere gli effetti prodotti dal provvedimento invalido (annullabilitàƒÂ ࢠrinforzataࢠ). La pluralitàƒÂ di funzioni del rimedio àƒ¨ infine tenuta in considerazione allo scopo di tentare una composizione della frammentata e disorganica disciplina in materia di nullitàƒÂ .I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14242/244135
URN:NBN:IT:UNIROMA3-244135