La conformazione del modello giuridico allo Stato moderno presuppone che il diritto si adatti ai (nuovi) tempi e ai fini socialmente desiderati. Ma il diritto puà², in realtà , incorporare i fini? Chi sarebbe adatto a scegliere i fini stessi? La maggioranza? O, al contrario, ਠil diritto un mero scheletro strutturale? Alcune indagini preoccupanti hanno mosso la nostra ricerca. Tale ricerca doveva essere, necessariamente, nel discusso campo del Diritto Ambientale. Un diritto nuovo, dalla titolarità  diffusa, che nasce in ambito internazionale, e successivamente viene trasposto nel diritto interno degli Stati. Il mantenimento dell'equilibrio ecologico ਠessenziale per le odierne e future generazioni. Per tali ragioni, molte costituzioni, come la brasiliana del 1988, riconoscono alla tutela ambientale uno status costituzionale e carattere di fondamentalità . Questa massima protezione giuridica deriva, in gran parte, dal minimo rispetto che gli ਠdispensato (crisi di effettività ), dal basso grado di attenzione che la società  (di rischio) basata su di un modello economico di eliminazione delle barriere commerciali e frontiere doganali gli attribuisce, il che ha fatto sorgere, anche, la cosiddetta crisi ambientale, con la correlata percezione della finitezza dei beni ambientali in quanto †œmateria-prima†� per la produzione di beni di consumo. Questa nozione di scarsità  nasce come elemento nuovo, fino ad allora mai avvertita. Paradossalmente, mentre la società  evolve scientificamente e la sua popolazione aumenta in modo esponenziale, si assiste ad una prospettiva di esaurimento delle risorse naturali disponibili, che già  non sono pi๠sufficienti per il mantenimento dell'equilibrio ecologico, ancor meno per sostenere le nuove richieste di produzione. La tecnica sarebbe in grado di invertire un tale quadro di scarsità , o ਠnecessaria la determinazione di limiti etici all'uso delle risorse naturali, stabilendo una †œscala del sostenibile†�, per garantire la disponibilità  attuale e futura di risorse a sostegno della vita e in grado di assorbire i rifiuti generati dall'attività  umana? Questi limiti sono riconoscibili e rinvenibili nell'ambito del sistema che ha generato la scarsità  (economica), o sarà  necessario l'uso di strumenti di controllo e direzione sociale per il raggiungimento di questi fini, che diverrebbero, dunque, limiti esogeni, †œgiuridici†� nel caso? Ma il †œsistema†� del diritto ਠin grado di fornire risposte adeguate per questi †œnuovi†� diritti e necessità ? àˆ stato superato? Quali sono gli interventi necessari perchà© possa offrire risposte adeguate? Le basi perchà© si possa giungere a dare risposte a tali domande sono state oggetto del nostro studio e della nostra ricerca, terminati nel presente lavoro, che abbiamo diviso in 5 parti. La prima, che affronta la storicità  della formazione dello Stato e gli obblighi appartenenti a ciascuno, secondo il modello adottato, in particolare in relazione all'oggetto di studio: la tutela dell'ambiente. Abbiamo affrontato qui l'evoluzione dello Stato quale istituzione moderna, cosଠinteso a partire dall'affermazione dell'idea di concentrazione del potere che, alla fine del sistema feudale era frammentato e per tale ragione considerato come una forma pre-statale, che in questa sede dunque non ci riguarda. Abbiamo riportato le sue diverse fasi, dall'assolutismo, passando all'adozione delle teorie liberali e sociali, soprattutto post-rivoluzione francese. Abbiamo affrontato le implicazioni della crisi economica, con l'abbandono dello Stato di quelle funzioni che gli erano proprie nella concezione del Welfare State. Abbiamo analizzato l'emergere delle teorie neoliberali, dopo lo Stato sociale del costituzionalismo moderno, con le sue norme principali (ma vincolanti), programmi e obiettivi da realizzare. Successivamente, il verificarsi di fenomeni contemporanei tanto attuali quanto complessi, come la formazione di gruppi separatisti, spesso armati, e l'incremento del commercio transfrontaliero, le cui uniche barriere sono imposte da leggi economiche e non giuridiche, che spesso hanno aumentato l'abisso tra promesse di modernità  †" tra cui la piena garanzia dei diritti fondamentali †" e la realtà . Tali fenomeni sono spregiativamente denominati neofeudali, poichà© sottraggono il potere agli Stati, spesso facendo tabula rasa della sovranità . Per tale ragione, abbiamo affrontato la necessità  della conformazione della teoria del diritto, culminando con la nascita delle costituzioni democratiche contemporanee, che riconoscono l'effettività  dei diritti fondamentali e gli danno efficacia normativa, compreso il riconoscimento di †œnuovi diritti†�, come il diritto all'ambiente ecologicamente equilibrato, dandogli la massima preminenza nel sistema giuridico. La seconda parte si occupa della nascita del movimento ambientalista e della formazione del diritto ambientale, compresi i limiti che gli sono imposti. Come ਠnato il movimento ambientalista, quali sono i segni pi๠importanti lasciati lungo la storia e la necessità  della creazione di un ramo del diritto che si occupi della tutela dell'ambiente, creando norme e principi adeguati a cià², sono i temi in oggetto. Ci siamo occupati del contributo del diritto internazionale nella formazione del diritto ambientale interno di ciascun paese, essendo il medesimo la principale †œfonte ispiratrice†� delle legislazioni nazionali. Ma questo stesso diritto internazionale che gli fa da fondamento, pone dei limiti, come le sanzioni commerciali imposte in sede di World Trade Organization (WTO), laddove le norme interne di tutela dell'ambiente creino vantaggi competitivi non ragionevoli nei confronti degli altri Stati. La terza parte affronta le relazioni tra diritto e economia. Concetti di macro e microeconomia sono utilizzati per spiegare la nascita della crisi ambientale in seno al sistema economico e alla sua incapacità , di per sà©, di offrire una soluzione per il sistema ambientale. Ciಠperchà© stiamo trattando beni che sono di proprietà  diffusa (comune), caratteristica che li porta, per questo, ad un rapido esaurimento, favorendo il comportamento †œfree rider†�: ossia, l'inquinatore vi ricorre fino a quando questo sia possibile nei costi del disinquinamento, normalmente sostenuti dallo Stato, facendo proprio solo il lucro di questa attività  e lasciando a carico di altri (normalmente allo Stato) gli effetti negativi della sua azione. Si verifica, dunque, una †œdiseconomia†�, un errore nel sistema. In questa stessa parte di lavoro, ancora tenendo in considerazione la microeconomia, affrontiamo le soluzioni proposte dagli economisti (classici ed ecologici) per la correzione di questo †œfallimento†� del mercato: l'inquinamento come esternalità . àˆ la nostra sfida internalizzare le esternalità  (poichà© l'uso della tecnica potrebbe supplire alla carenza delle risorse) o, al contrario, comprendendo che le risorse naturali sono finite, stabilire una †œscala sostenibile†� in cui l'uso delle risorse naturali possa supplire alle nostre necessità , assorbendo i rifiuti che generiamo, senza compromettere le generazioni future e le loro necessità . àˆ compito del diritto, in questo caso, imporre tali †œlimiti etici†� al sottosistema economico, o lo stesso sottosistema dell'economia sarebbe in grado di fare questo? La quarta parte affronta le politiche ambientali già  sperimentate dagli Stati e i rispettivi strumenti di tutela ambientale. In questa sede, studiamo l'evoluzione delle politiche ambientali e i rispettivi strumenti che sono stati creati in ciascuna di queste fasi. Dal mero compito statale limitato alla risoluzione dei conflitti, passando per gli strumenti di †œcomando e controllo†�, fino alla fase moderna dell'uso degli strumenti economici a tutela dell'ambiente. Sono strumenti creati o †œpossibilitati†� dall'ordine giuridico per intervenire nel mercato e, direttamente o indirettamente, promuovere conseguenze benefiche verso l'ambiente.

Il posto del diritto nella tutela dell'ambiente

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2013

Abstract

La conformazione del modello giuridico allo Stato moderno presuppone che il diritto si adatti ai (nuovi) tempi e ai fini socialmente desiderati. Ma il diritto puà², in realtà , incorporare i fini? Chi sarebbe adatto a scegliere i fini stessi? La maggioranza? O, al contrario, ਠil diritto un mero scheletro strutturale? Alcune indagini preoccupanti hanno mosso la nostra ricerca. Tale ricerca doveva essere, necessariamente, nel discusso campo del Diritto Ambientale. Un diritto nuovo, dalla titolarità  diffusa, che nasce in ambito internazionale, e successivamente viene trasposto nel diritto interno degli Stati. Il mantenimento dell'equilibrio ecologico ਠessenziale per le odierne e future generazioni. Per tali ragioni, molte costituzioni, come la brasiliana del 1988, riconoscono alla tutela ambientale uno status costituzionale e carattere di fondamentalità . Questa massima protezione giuridica deriva, in gran parte, dal minimo rispetto che gli ਠdispensato (crisi di effettività ), dal basso grado di attenzione che la società  (di rischio) basata su di un modello economico di eliminazione delle barriere commerciali e frontiere doganali gli attribuisce, il che ha fatto sorgere, anche, la cosiddetta crisi ambientale, con la correlata percezione della finitezza dei beni ambientali in quanto †œmateria-prima†� per la produzione di beni di consumo. Questa nozione di scarsità  nasce come elemento nuovo, fino ad allora mai avvertita. Paradossalmente, mentre la società  evolve scientificamente e la sua popolazione aumenta in modo esponenziale, si assiste ad una prospettiva di esaurimento delle risorse naturali disponibili, che già  non sono pi๠sufficienti per il mantenimento dell'equilibrio ecologico, ancor meno per sostenere le nuove richieste di produzione. La tecnica sarebbe in grado di invertire un tale quadro di scarsità , o ਠnecessaria la determinazione di limiti etici all'uso delle risorse naturali, stabilendo una †œscala del sostenibile†�, per garantire la disponibilità  attuale e futura di risorse a sostegno della vita e in grado di assorbire i rifiuti generati dall'attività  umana? Questi limiti sono riconoscibili e rinvenibili nell'ambito del sistema che ha generato la scarsità  (economica), o sarà  necessario l'uso di strumenti di controllo e direzione sociale per il raggiungimento di questi fini, che diverrebbero, dunque, limiti esogeni, †œgiuridici†� nel caso? Ma il †œsistema†� del diritto ਠin grado di fornire risposte adeguate per questi †œnuovi†� diritti e necessità ? àˆ stato superato? Quali sono gli interventi necessari perchà© possa offrire risposte adeguate? Le basi perchà© si possa giungere a dare risposte a tali domande sono state oggetto del nostro studio e della nostra ricerca, terminati nel presente lavoro, che abbiamo diviso in 5 parti. La prima, che affronta la storicità  della formazione dello Stato e gli obblighi appartenenti a ciascuno, secondo il modello adottato, in particolare in relazione all'oggetto di studio: la tutela dell'ambiente. Abbiamo affrontato qui l'evoluzione dello Stato quale istituzione moderna, cosଠinteso a partire dall'affermazione dell'idea di concentrazione del potere che, alla fine del sistema feudale era frammentato e per tale ragione considerato come una forma pre-statale, che in questa sede dunque non ci riguarda. Abbiamo riportato le sue diverse fasi, dall'assolutismo, passando all'adozione delle teorie liberali e sociali, soprattutto post-rivoluzione francese. Abbiamo affrontato le implicazioni della crisi economica, con l'abbandono dello Stato di quelle funzioni che gli erano proprie nella concezione del Welfare State. Abbiamo analizzato l'emergere delle teorie neoliberali, dopo lo Stato sociale del costituzionalismo moderno, con le sue norme principali (ma vincolanti), programmi e obiettivi da realizzare. Successivamente, il verificarsi di fenomeni contemporanei tanto attuali quanto complessi, come la formazione di gruppi separatisti, spesso armati, e l'incremento del commercio transfrontaliero, le cui uniche barriere sono imposte da leggi economiche e non giuridiche, che spesso hanno aumentato l'abisso tra promesse di modernità  †" tra cui la piena garanzia dei diritti fondamentali †" e la realtà . Tali fenomeni sono spregiativamente denominati neofeudali, poichà© sottraggono il potere agli Stati, spesso facendo tabula rasa della sovranità . Per tale ragione, abbiamo affrontato la necessità  della conformazione della teoria del diritto, culminando con la nascita delle costituzioni democratiche contemporanee, che riconoscono l'effettività  dei diritti fondamentali e gli danno efficacia normativa, compreso il riconoscimento di †œnuovi diritti†�, come il diritto all'ambiente ecologicamente equilibrato, dandogli la massima preminenza nel sistema giuridico. La seconda parte si occupa della nascita del movimento ambientalista e della formazione del diritto ambientale, compresi i limiti che gli sono imposti. Come ਠnato il movimento ambientalista, quali sono i segni pi๠importanti lasciati lungo la storia e la necessità  della creazione di un ramo del diritto che si occupi della tutela dell'ambiente, creando norme e principi adeguati a cià², sono i temi in oggetto. Ci siamo occupati del contributo del diritto internazionale nella formazione del diritto ambientale interno di ciascun paese, essendo il medesimo la principale †œfonte ispiratrice†� delle legislazioni nazionali. Ma questo stesso diritto internazionale che gli fa da fondamento, pone dei limiti, come le sanzioni commerciali imposte in sede di World Trade Organization (WTO), laddove le norme interne di tutela dell'ambiente creino vantaggi competitivi non ragionevoli nei confronti degli altri Stati. La terza parte affronta le relazioni tra diritto e economia. Concetti di macro e microeconomia sono utilizzati per spiegare la nascita della crisi ambientale in seno al sistema economico e alla sua incapacità , di per sà©, di offrire una soluzione per il sistema ambientale. Ciಠperchà© stiamo trattando beni che sono di proprietà  diffusa (comune), caratteristica che li porta, per questo, ad un rapido esaurimento, favorendo il comportamento †œfree rider†�: ossia, l'inquinatore vi ricorre fino a quando questo sia possibile nei costi del disinquinamento, normalmente sostenuti dallo Stato, facendo proprio solo il lucro di questa attività  e lasciando a carico di altri (normalmente allo Stato) gli effetti negativi della sua azione. Si verifica, dunque, una †œdiseconomia†�, un errore nel sistema. In questa stessa parte di lavoro, ancora tenendo in considerazione la microeconomia, affrontiamo le soluzioni proposte dagli economisti (classici ed ecologici) per la correzione di questo †œfallimento†� del mercato: l'inquinamento come esternalità . àˆ la nostra sfida internalizzare le esternalità  (poichà© l'uso della tecnica potrebbe supplire alla carenza delle risorse) o, al contrario, comprendendo che le risorse naturali sono finite, stabilire una †œscala sostenibile†� in cui l'uso delle risorse naturali possa supplire alle nostre necessità , assorbendo i rifiuti che generiamo, senza compromettere le generazioni future e le loro necessità . àˆ compito del diritto, in questo caso, imporre tali †œlimiti etici†� al sottosistema economico, o lo stesso sottosistema dell'economia sarebbe in grado di fare questo? La quarta parte affronta le politiche ambientali già  sperimentate dagli Stati e i rispettivi strumenti di tutela ambientale. In questa sede, studiamo l'evoluzione delle politiche ambientali e i rispettivi strumenti che sono stati creati in ciascuna di queste fasi. Dal mero compito statale limitato alla risoluzione dei conflitti, passando per gli strumenti di †œcomando e controllo†�, fino alla fase moderna dell'uso degli strumenti economici a tutela dell'ambiente. Sono strumenti creati o †œpossibilitati†� dall'ordine giuridico per intervenire nel mercato e, direttamente o indirettamente, promuovere conseguenze benefiche verso l'ambiente.
2013
it
Categorie ISI-CRUI::Scienze giuridiche::Law
diritto ambientale
diritto economico
Scienze giuridiche
Settori Disciplinari MIUR::Scienze giuridiche::DIRITTO PRIVATO
Università degli Studi Roma Tre
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/244733
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIROMA3-244733