L'emigrazione italiana nelle terre romene fu importante per le caratteristiche, la proporzione e le sue conseguenze. Fu un'emigrazione prevalentemente economica, perಠa differenza di altri Paesi occidentali, l'Italia fornଠaccanto agli specialisti in mestieri ignoti o insufficientemente noti in Romania, anche manodopera di diverse specialità . Stimolata dall'appello alla manodopera straniera per le costruzioni edilizie pubbliche e private, per gli impianti elettrici e di canalizzazione, per la costruzione di strade e ferrovie, di ponti e gallerie, di cantieri navali e darsene, dalla richiesta di specialisti nelle cave o nell'industria forestale, l'emigrazione italiana per motivi di lavoro si affiancಠad altre emigrazioni straniere dell'epoca. Cosଠche le prime presenze pi๠cospicue coincisero con l'inizio delle attività  di modernizzazione delle infrastrutture dello Stato romeno moderno. La migrazione italiana si manifestಠtramite un'emigrazione temporanea e una permanente, due tipi caratterizzati dal punto di vista temporale. Dal primo tipo si distaccಠl'emigrazione stagionale propria di un movimento di alcuni mesi, dalla primavera al tardo autunno, che riprendeva ogni anno, mentre quella temporanea estesa su un periodo determinato di tempo da qualche mese a qualche anno, non supponeva l'obbligo del ritorno in terra straniera. L'emigrazione permanente fu propria degli emigranti che fondarono colonie stabili. Il ruolo dell'emigrazione temporanea o stagionale fu pi๠rappresentativo per il periodo di sviluppo della società  romena moderna, poichà© fu di maggiore peso rispetto all'emigrazione permanente. Le cause che determinarono l'emigrazione per motivi di lavoro degli italiani possono mostrare meglio l'evoluzione storica del fenomeno manifestatosi nei territori romeni; possiamo parlare di un'emigrazione tradizionale per motivi di lavoro, determinata e mantenuta da ragioni proprie. La struttura dell'emigrazione temporanea cambiಠall'inizio del XX secolo, quando lo spostamento di singoli (e numerosi) individui superಠquello dei gruppi di lavoratori, a causa di un cambiamento della richiesta presente sul mercato di lavoro, determinata dallo sviluppo dell'industria e dalla riduzione delle costruzioni delle ferrovie che avevano utilizzato nella seconda metà  dell'Ottocento qualche migliaia di lavoratori e alcuni ingegneri. Lasciando la patria per trovare posti migliori in cui vivere, gli italiani arrivati in Romania non ebbero sempre una vita facile. Pochi decisero dall'inizio di partire definitamente dall'Italia, molti di loro si stabilirono in terra romena con l'intenzione di rimanervi soltanto per un periodo determinato di tempo. Portandosi dietro la famiglia o fondandone una nuova nella terra d'accoglienza, molti italiani scelsero di rimanere in Romania. Cosଠdiventarono gli esponenti di un'emigrazione permanente, parte delle cellule presenti in tutto il mondo della cosiddetta Italia fuori d'Italia. Le aree d'immigrazione e d'insediamento di alcune comunità  piccole o grandi scelte dagli italiani, dipesero in molti casi dal motivo principale (il lavoro) dell'arrivo in Romania, e soprattutto dalla specializzazione del capo famiglia: troviamo quindi tagliatori di legno nel villaggio di montagna di Brezoi, agricoltori nei villaggi vicini alle città  quali Craiova e Ia?i, gli spaccapietra vicino a Cà¢mpulung Muscel, i pietrai nella Dobrugia. Benchà© si possa ritrovare almeno un italiano in qualsiasi regione della Romania, le principali zone dove essi insediarono furono la Dobrugia (con le comunità  rurali pi๠sviluppate di Greci, Turcoaia e Iacobdeal, vicino le cave o i giacimenti di granito del Monte M?cin, alle quali si affiancಠla comunità  agricola di Cataloi), ma soprattutto la comunità  urbana di Bucarest, la sola che superಠla cifra di qualche migliaia di persone. A queste si possono aggiungere le comunità  italiane censite nelle città  di Ploie?ti, Craiova, Turnu Severin, Cà¢mpulung, Pite?ti, Slatina, C?l?ra?i, Tà¢rgu Ocna, Gala?i, Br?ila, Sulina, Constan?a, Ia?i, Sinaia, Predeal, Rà¢mnicu Và¢lcea, Tà¢rgovi?te, ecc., che contarono da qualche decine di persone a qualche centinaia. Queste comunità  furono fondate, in genere, negli ultimi decenni dell'Ottocento, perಠle prime colonie di Bucarest, Br?ila e Gala?i apparvero già  alla metà  del secolo. Lo sviluppo dell'emigrazione temporanea dopo il 1865, che attinse l'apice nell'ultimo decennio dell'Ottocento, e l'apparizione delle colonie stabili, soprattutto quelle commerciali nelle città  porto sul Danubio, Br?ila e Gala?i, e quella agricola del villaggio Corne?ti di Moldavia, trasferita poi a Cataloi, in Dobrugia, comportarono una necessità  di assistenza e tutela dal parte dello Stato italiano e della Chiesa Cattolica. In mancanza di una legislazione nazionale e internazionale riguardante i lavoratori emigranti, i rappresentanti diplomatici dovettero intervenire in casi limite e nei problemi insorti tra gli operai e gli appaltatori, tra i contadini agricoltori e i proprietari terrieri, a causa dei contratti di lavoro conclusi in termini incerti e non favorevoli ai dipendenti. Le colonie stabili svilupparono anche il bisogno di assistenza scolastica per i loro bambini e religiosa per tutta la famiglia. Cosଠche lo Stato italiano e la Chiesa Cattolica cooperarono per l'istruzione dei fanciulli prima dell'apparizione delle scuole governative italiane, fondate a seguito della Legge Crispi per le scuole italiane all'estero dal 1889. La cooperazione continuಠnegli anni successivi, cosଠche i fanciulli e i giovani italiani poterono ricevere l'istruzione tanto nelle scuole cattoliche, quanto in quelle governative. I principali strumenti della politica dell'emigrazione italiana in Romania furono le scuole italiane, e dopo 1914-1915, la chiesa nazionale italiana di Bucarest. L'emigrazione italiana contribuଠallo sviluppo socio-economico della Romania, ma anche a un cambiamento di idee, esperienze e informazioni con gli indigeni, dimostrandosi utile nel processo di modernizzazione del Paese. L'emigrazione italiana fu importante sia per i contributi collettivi, sia per quelli individuali. Gli italiani che si distinsero in questo periodo furono Roberto Gianelloni per la sua attività  nel campo delle pensioni scolastiche private, Ernesto Gerbolini e Antonio Borghetti per la loro attività  nell'industria alimentare della pasta e del pane, che li raccomandಠtra pi๠importanti produttori nel paese all'epoca, Gian Luigi Frollo, Orazio Spinazzola, Ramiro Ortiz nell'insegnamento della lingua italiana in Romania, Benedetto Franchetti da Mantova, Lucio Vecchi, Luigi Ademollo e Eduardo Caudella nell'insegnamento musicale o nello sviluppo della musica colta, Luigi Cazzavillan nella stampa romena con il giornale Universul, Fani Tardini per l'attività  svolta nel teatro drammatico, Domenico Caselli per l'attività  pubblicistica sopprattutto quella riguardante la storia di Bucarest, gli architetti e gli ingegneri Cesare Fantoli, Giulio Magni, Iginio Vignale, Gambara, Mario Stoppa, fratelli Axerio e molti altri per i loro contributi nel campo delle costruzioni, Agosto dall'Orso nel settore bancario, Clelia Bruzzesi per la sua attività  di traduttrice. Tutti questi italiani fornirono il loro apporto in vari settori socio-economici e culturali, dando cosଠil loro contributo alla modernizzazione dello Stato romeno.

L'emigrazione italiana nelle terre romene (1861-1916)

-
2013

Abstract

L'emigrazione italiana nelle terre romene fu importante per le caratteristiche, la proporzione e le sue conseguenze. Fu un'emigrazione prevalentemente economica, perಠa differenza di altri Paesi occidentali, l'Italia fornଠaccanto agli specialisti in mestieri ignoti o insufficientemente noti in Romania, anche manodopera di diverse specialità . Stimolata dall'appello alla manodopera straniera per le costruzioni edilizie pubbliche e private, per gli impianti elettrici e di canalizzazione, per la costruzione di strade e ferrovie, di ponti e gallerie, di cantieri navali e darsene, dalla richiesta di specialisti nelle cave o nell'industria forestale, l'emigrazione italiana per motivi di lavoro si affiancಠad altre emigrazioni straniere dell'epoca. Cosଠche le prime presenze pi๠cospicue coincisero con l'inizio delle attività  di modernizzazione delle infrastrutture dello Stato romeno moderno. La migrazione italiana si manifestಠtramite un'emigrazione temporanea e una permanente, due tipi caratterizzati dal punto di vista temporale. Dal primo tipo si distaccಠl'emigrazione stagionale propria di un movimento di alcuni mesi, dalla primavera al tardo autunno, che riprendeva ogni anno, mentre quella temporanea estesa su un periodo determinato di tempo da qualche mese a qualche anno, non supponeva l'obbligo del ritorno in terra straniera. L'emigrazione permanente fu propria degli emigranti che fondarono colonie stabili. Il ruolo dell'emigrazione temporanea o stagionale fu pi๠rappresentativo per il periodo di sviluppo della società  romena moderna, poichà© fu di maggiore peso rispetto all'emigrazione permanente. Le cause che determinarono l'emigrazione per motivi di lavoro degli italiani possono mostrare meglio l'evoluzione storica del fenomeno manifestatosi nei territori romeni; possiamo parlare di un'emigrazione tradizionale per motivi di lavoro, determinata e mantenuta da ragioni proprie. La struttura dell'emigrazione temporanea cambiಠall'inizio del XX secolo, quando lo spostamento di singoli (e numerosi) individui superಠquello dei gruppi di lavoratori, a causa di un cambiamento della richiesta presente sul mercato di lavoro, determinata dallo sviluppo dell'industria e dalla riduzione delle costruzioni delle ferrovie che avevano utilizzato nella seconda metà  dell'Ottocento qualche migliaia di lavoratori e alcuni ingegneri. Lasciando la patria per trovare posti migliori in cui vivere, gli italiani arrivati in Romania non ebbero sempre una vita facile. Pochi decisero dall'inizio di partire definitamente dall'Italia, molti di loro si stabilirono in terra romena con l'intenzione di rimanervi soltanto per un periodo determinato di tempo. Portandosi dietro la famiglia o fondandone una nuova nella terra d'accoglienza, molti italiani scelsero di rimanere in Romania. Cosଠdiventarono gli esponenti di un'emigrazione permanente, parte delle cellule presenti in tutto il mondo della cosiddetta Italia fuori d'Italia. Le aree d'immigrazione e d'insediamento di alcune comunità  piccole o grandi scelte dagli italiani, dipesero in molti casi dal motivo principale (il lavoro) dell'arrivo in Romania, e soprattutto dalla specializzazione del capo famiglia: troviamo quindi tagliatori di legno nel villaggio di montagna di Brezoi, agricoltori nei villaggi vicini alle città  quali Craiova e Ia?i, gli spaccapietra vicino a Cà¢mpulung Muscel, i pietrai nella Dobrugia. Benchà© si possa ritrovare almeno un italiano in qualsiasi regione della Romania, le principali zone dove essi insediarono furono la Dobrugia (con le comunità  rurali pi๠sviluppate di Greci, Turcoaia e Iacobdeal, vicino le cave o i giacimenti di granito del Monte M?cin, alle quali si affiancಠla comunità  agricola di Cataloi), ma soprattutto la comunità  urbana di Bucarest, la sola che superಠla cifra di qualche migliaia di persone. A queste si possono aggiungere le comunità  italiane censite nelle città  di Ploie?ti, Craiova, Turnu Severin, Cà¢mpulung, Pite?ti, Slatina, C?l?ra?i, Tà¢rgu Ocna, Gala?i, Br?ila, Sulina, Constan?a, Ia?i, Sinaia, Predeal, Rà¢mnicu Và¢lcea, Tà¢rgovi?te, ecc., che contarono da qualche decine di persone a qualche centinaia. Queste comunità  furono fondate, in genere, negli ultimi decenni dell'Ottocento, perಠle prime colonie di Bucarest, Br?ila e Gala?i apparvero già  alla metà  del secolo. Lo sviluppo dell'emigrazione temporanea dopo il 1865, che attinse l'apice nell'ultimo decennio dell'Ottocento, e l'apparizione delle colonie stabili, soprattutto quelle commerciali nelle città  porto sul Danubio, Br?ila e Gala?i, e quella agricola del villaggio Corne?ti di Moldavia, trasferita poi a Cataloi, in Dobrugia, comportarono una necessità  di assistenza e tutela dal parte dello Stato italiano e della Chiesa Cattolica. In mancanza di una legislazione nazionale e internazionale riguardante i lavoratori emigranti, i rappresentanti diplomatici dovettero intervenire in casi limite e nei problemi insorti tra gli operai e gli appaltatori, tra i contadini agricoltori e i proprietari terrieri, a causa dei contratti di lavoro conclusi in termini incerti e non favorevoli ai dipendenti. Le colonie stabili svilupparono anche il bisogno di assistenza scolastica per i loro bambini e religiosa per tutta la famiglia. Cosଠche lo Stato italiano e la Chiesa Cattolica cooperarono per l'istruzione dei fanciulli prima dell'apparizione delle scuole governative italiane, fondate a seguito della Legge Crispi per le scuole italiane all'estero dal 1889. La cooperazione continuಠnegli anni successivi, cosଠche i fanciulli e i giovani italiani poterono ricevere l'istruzione tanto nelle scuole cattoliche, quanto in quelle governative. I principali strumenti della politica dell'emigrazione italiana in Romania furono le scuole italiane, e dopo 1914-1915, la chiesa nazionale italiana di Bucarest. L'emigrazione italiana contribuଠallo sviluppo socio-economico della Romania, ma anche a un cambiamento di idee, esperienze e informazioni con gli indigeni, dimostrandosi utile nel processo di modernizzazione del Paese. L'emigrazione italiana fu importante sia per i contributi collettivi, sia per quelli individuali. Gli italiani che si distinsero in questo periodo furono Roberto Gianelloni per la sua attività  nel campo delle pensioni scolastiche private, Ernesto Gerbolini e Antonio Borghetti per la loro attività  nell'industria alimentare della pasta e del pane, che li raccomandಠtra pi๠importanti produttori nel paese all'epoca, Gian Luigi Frollo, Orazio Spinazzola, Ramiro Ortiz nell'insegnamento della lingua italiana in Romania, Benedetto Franchetti da Mantova, Lucio Vecchi, Luigi Ademollo e Eduardo Caudella nell'insegnamento musicale o nello sviluppo della musica colta, Luigi Cazzavillan nella stampa romena con il giornale Universul, Fani Tardini per l'attività  svolta nel teatro drammatico, Domenico Caselli per l'attività  pubblicistica sopprattutto quella riguardante la storia di Bucarest, gli architetti e gli ingegneri Cesare Fantoli, Giulio Magni, Iginio Vignale, Gambara, Mario Stoppa, fratelli Axerio e molti altri per i loro contributi nel campo delle costruzioni, Agosto dall'Orso nel settore bancario, Clelia Bruzzesi per la sua attività  di traduttrice. Tutti questi italiani fornirono il loro apporto in vari settori socio-economici e culturali, dando cosଠil loro contributo alla modernizzazione dello Stato romeno.
2013
other
Categorie ISI-CRUI::Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche::History
emigrazione
Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche
scuole governative
Settori Disciplinari MIUR::Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche::STORIA DELL'EUROPA ORIENTALE
Università degli Studi Roma Tre
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/249322
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIROMA3-249322