Il tema della memoria e del suo problematico rapporto con l'oblio si ਠimposto con forza, dal Secondo Dopoguerra in poi, all'attenzione di tutte le società  che hanno vissuto una transizione democratica. Si tratta di collettività  profondamente segnate dal loro passato, con una lunga storia di abusi, ingiustizie e violazioni dei diritti umani alle spalle: nel momento stesso in cui il precedente regime autocratico implode si trovano a percorrere la strada verso la democrazia e ad interrogarsi sul significato e sul ruolo da attribuire agli eventi del passato. Per questo motivo, la giustizia di transizione, definita da Jon Elster come †œl'insieme dei procedimenti giudiziari, delle epurazioni e dei risarcimenti cui si procede dopo la transizione da un sistema politico ad un altro†� ਠora al centro di un rinnovato interesse da parte dei giuristi: la Transitional Justice rappresenta ormai un filone di studi consolidato, caratterizzato da un approccio multidisciplinare e da una grande apertura verso le scienze sociali. Se, secondo Pier Paolo Portinaro, di norma nella storia erano apparse percorribili solo due strade opposte: la brutale resa dei conti oppure l'oblio e l'amnistia, negli ultimi anni il ventaglio di soluzioni si ਠnotevolmente arricchito con la celebrazione di processi nei confronti dei maggiori responsabili di crimini e violenze, nonchà© con l'istituzione di Commissioni per la Verità  e la Riconciliazione e la previsione di risarcimenti, materiali e simbolici, in favore delle vittime. In ogni transizione simili soluzioni possono variamente succedersi, intersecarsi, perfino sovrapporsi: i paradigmi di governo della transizione rappresentano altrettante forme di politica della memoria e dell'oblio. In definitiva, al ricordo o al suo complice e rivale, la dimenticanza, viene assegnato da intere collettività  un ruolo fondamentale nei processi di democratizzazione in corso. Cosଠla memoria, da sempre oggetto privilegiato della speculazione filosofica e del dibattito storiografico, ਠoggi sottoposta a un inevitabile processo di giuridificazione: tale tendenza offre finalmente a tutti noi la possibilità  concreta di considerare l'esperienza umana e giuridica del ricordo il luogo di una dialettica temporale irrisolta, dove presente, passato e futuro intrecciano i loro legami attraverso il filo delle generazioni, soprattutto laddove si sono verificati traumi e abusi. Unicamente in questo modo l'ennesimo tentativo da parte del diritto di regolare un fenomeno tanto vasto e complesso quanto possono esserlo solo i percorsi mnestici individuali e collettivi, di incidere sulla †œnuda vita†�, potrà  essere compreso fino in fondo. La nostra ricerca si propone, da una parte, di fornire gli strumenti per rileggere in chiave critica i meccanismi legislativi e giudiziari utilizzati nell'ambito della giustizia di transizione, dall'altra, di far riflettere sulla necessità  di costruire un'etica della memoria anche in simili contesti. La volontà  di indagare a fondo il ruolo svolto nelle transizioni politiche dalla memoria e dall'oblio, tanto nella loro dimensione individuale quanto nella loro dimensione collettiva, ha portato all'individuazione di due casi paradigmatici di democratizzazione, la transizione argentina e la transizione sudafricana, in cui ricordo e dimenticanza sono stati variamente declinati, anche in forma giuridica. In particolare, si tratta di due Paesi molto diversi tra loro, anche nelle scelte adottate: l'Argentina ha purtroppo visto garantita l'impunità  dei militari, colpevoli della feroce repressione degli anni della dittatura, tramite provvedimenti di amnistia e indulti individualizzati, almeno fino alla stagione de los juicios por la verdad; il Sudafrica, invece, ha optato per la concessione di un'amnistia, condizionata alla piena ammissione della propria responsabilità  e destinata ad entrambe le parti in lotta durante l'apartheid. Entrambi, perà², sono stati accomunati dalla richiesta di verità  e giustizia, che ha dato luogo ad un fenomeno del tutto inedito per la giustizia transizionale, la nomina di Commissioni per la Verità  incaricate di indagare sugli abusi e le violazioni avvenuti in precedenza. Per la prima volta le vittime hanno avuto la possibilità  di raccontare il loro dramma e di confrontarsi con i loro carnefici: l'esperienza delle Commissioni ha costituito un mirabile esperimento di produzione di storia dal basso, nonchà© di narrazione corale degli avvenimenti all'insegna della costruzione di una memoria condivisa e finalmente pacificata.

La giustizia di transizione: tra memoria e oblio

-
2016

Abstract

Il tema della memoria e del suo problematico rapporto con l'oblio si ਠimposto con forza, dal Secondo Dopoguerra in poi, all'attenzione di tutte le società  che hanno vissuto una transizione democratica. Si tratta di collettività  profondamente segnate dal loro passato, con una lunga storia di abusi, ingiustizie e violazioni dei diritti umani alle spalle: nel momento stesso in cui il precedente regime autocratico implode si trovano a percorrere la strada verso la democrazia e ad interrogarsi sul significato e sul ruolo da attribuire agli eventi del passato. Per questo motivo, la giustizia di transizione, definita da Jon Elster come †œl'insieme dei procedimenti giudiziari, delle epurazioni e dei risarcimenti cui si procede dopo la transizione da un sistema politico ad un altro†� ਠora al centro di un rinnovato interesse da parte dei giuristi: la Transitional Justice rappresenta ormai un filone di studi consolidato, caratterizzato da un approccio multidisciplinare e da una grande apertura verso le scienze sociali. Se, secondo Pier Paolo Portinaro, di norma nella storia erano apparse percorribili solo due strade opposte: la brutale resa dei conti oppure l'oblio e l'amnistia, negli ultimi anni il ventaglio di soluzioni si ਠnotevolmente arricchito con la celebrazione di processi nei confronti dei maggiori responsabili di crimini e violenze, nonchà© con l'istituzione di Commissioni per la Verità  e la Riconciliazione e la previsione di risarcimenti, materiali e simbolici, in favore delle vittime. In ogni transizione simili soluzioni possono variamente succedersi, intersecarsi, perfino sovrapporsi: i paradigmi di governo della transizione rappresentano altrettante forme di politica della memoria e dell'oblio. In definitiva, al ricordo o al suo complice e rivale, la dimenticanza, viene assegnato da intere collettività  un ruolo fondamentale nei processi di democratizzazione in corso. Cosଠla memoria, da sempre oggetto privilegiato della speculazione filosofica e del dibattito storiografico, ਠoggi sottoposta a un inevitabile processo di giuridificazione: tale tendenza offre finalmente a tutti noi la possibilità  concreta di considerare l'esperienza umana e giuridica del ricordo il luogo di una dialettica temporale irrisolta, dove presente, passato e futuro intrecciano i loro legami attraverso il filo delle generazioni, soprattutto laddove si sono verificati traumi e abusi. Unicamente in questo modo l'ennesimo tentativo da parte del diritto di regolare un fenomeno tanto vasto e complesso quanto possono esserlo solo i percorsi mnestici individuali e collettivi, di incidere sulla †œnuda vita†�, potrà  essere compreso fino in fondo. La nostra ricerca si propone, da una parte, di fornire gli strumenti per rileggere in chiave critica i meccanismi legislativi e giudiziari utilizzati nell'ambito della giustizia di transizione, dall'altra, di far riflettere sulla necessità  di costruire un'etica della memoria anche in simili contesti. La volontà  di indagare a fondo il ruolo svolto nelle transizioni politiche dalla memoria e dall'oblio, tanto nella loro dimensione individuale quanto nella loro dimensione collettiva, ha portato all'individuazione di due casi paradigmatici di democratizzazione, la transizione argentina e la transizione sudafricana, in cui ricordo e dimenticanza sono stati variamente declinati, anche in forma giuridica. In particolare, si tratta di due Paesi molto diversi tra loro, anche nelle scelte adottate: l'Argentina ha purtroppo visto garantita l'impunità  dei militari, colpevoli della feroce repressione degli anni della dittatura, tramite provvedimenti di amnistia e indulti individualizzati, almeno fino alla stagione de los juicios por la verdad; il Sudafrica, invece, ha optato per la concessione di un'amnistia, condizionata alla piena ammissione della propria responsabilità  e destinata ad entrambe le parti in lotta durante l'apartheid. Entrambi, perà², sono stati accomunati dalla richiesta di verità  e giustizia, che ha dato luogo ad un fenomeno del tutto inedito per la giustizia transizionale, la nomina di Commissioni per la Verità  incaricate di indagare sugli abusi e le violazioni avvenuti in precedenza. Per la prima volta le vittime hanno avuto la possibilità  di raccontare il loro dramma e di confrontarsi con i loro carnefici: l'esperienza delle Commissioni ha costituito un mirabile esperimento di produzione di storia dal basso, nonchà© di narrazione corale degli avvenimenti all'insegna della costruzione di una memoria condivisa e finalmente pacificata.
2016
it
Categorie ISI-CRUI::Scienze giuridiche
Giustizia
Memoria
Oblio
Scienze giuridiche
Settori Disciplinari MIUR::Scienze giuridiche
Transizione
Università degli Studi Roma Tre
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/261451
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIROMA3-261451