Assumendo le organizzazioni, e pi๠in generale la sfera occupazionale, come un'arena per eccellenza dei processi di costruzione, mantenimento od erosione delle differenze tra uomini e donne, l'indagine empirica sul campo relativamente al Corpo forestale dello Stato si ਠmossa, con un orientamento prevalentemente esplorativo, a partire da due obiettivi conoscitivi generali: analizzare le dinamiche organizzative in un'ottica di genere e far emergere i rapporti di genere, intesi anche come rapporti di potere. Ne ਠderivata la scelta di coinvolgere nella ricerca sia le donne che gli uomini dell'organizzazione, considerando il †œgenere†� come categoria euristica relazionale, che puಠpermettere di comprendere in che modo alle donne vengano attribuite caratteristiche femminili e agli uomini maschili, in che modo le persone si posizionino in contesti di potere asimmetrico e in che modo, percià², un'organizzazione abbia generato rapporti, gerarchie, attribuzione di ruoli, attività  ed ambiti d'azione di uomini e donne. Quella conclusa ਠstata un'indagine esplorativa ed estensiva, condotta mediante auto-somministrazione, senza affiancamento, di un questionario caratterizzato da un elevato grado di strutturazione, composto quasi interamente da domande chiuse (e assunte come esaustive), da una semichiusa (perchà© considerata non esaustiva ed integrata dall'alternativa di risposta †œaltro†�) e da tre domande aperte. La logica entro cui si ਠsvolta la ricerca non ਠstata semplicemente descrittiva: il largo impiego di tavole di contingenza e l'introduzione frequente di terze variabili nell'analisi dei dati rivela obiettivi di carattere, quantomeno, interpretativo delle covariazioni emerse, anche nell'ottica di fornire ipotesi plausibili di spiegazione delle relazioni. Il campione, benchà© auto-selezionato ਠstato giudicato significativo rispetto all'universo di riferi-mento sia in termini di ampiezza che di accuratezza. Infine, all'adozione di un concetto relazionale di †œgenere†�, ਠseguito il tentativo di declinare gli obiettivi conoscitivi in un disegno gender-sensitive, che non realizza semplicemente (come faceva la ricerca gender-oriented) un'analisi della condizione femminile esclusivamente in termini di differenza rispetto a quella maschile, ma punta ad una prospettiva che condiziona tutto il percorso di operativizzazione. In un'ottica esplorativa, l'utilizzo di strumenti quantitativi si ਠconfermato di una certa utilità  nel fotografare la situazione di genere di un'organizzazione, nell'indagare il fenomeno della segregazione in un numero ristretto di lavori/mansioni e livelli organizzativi, nel chiarire se tra uomini e donne, a parità  di inquadramento, vi sia un'equa distribuzione dei compiti (sex-typing orizzontale) e se venga assegnato un diverso peso a lavoratori e lavoratrici con compiti identici. E anzitutto si ਠchiarito che in un contesto kanterianamente asimmetrico, quale ਠquello dell'organizzazione indagata, la bassa proporzione di donne non ਠl'unico fattore ad incidere rispetto alla connotazione delle stesse come tokens. Certo, fino a quando le donne rimarranno un'entità  numerica esigua continueranno non solo ad essere percepite come donne piuttosto che colleghe, ma anche ad auto-percepirsi come tali, perpetuando dinamiche auto-segregative e rafforzando l'identità  di genere (la rappresentazione delle donne come appartenenti al genere †œopposto†�) a scapito di quella professionale. La loro collocazione, cioà¨, in ruoli marginali e di scarsa visibilità  puಠcostituire una sorta di rifugio (in aree organizzative meno centrali, dove minore ਠla pressione sociale all'adattamento alla struttura maschile) che preserva dalla pressione a conformarsi a modelli in cui difficilmente si riconoscono, ma che, d'altra parte, contribuisce a generare un circolo vizioso per cui pi๠forte ਠl'autodifesa, minore ਠla possibilità  di modificare la struttura e la percezione altrui del proprio ruolo nell'organizzazione. Insomma, secondo il kanteriano approccio strutturalista e †œnumerico†� al tema delle minoranze, non riuscendo a fare †œmassa critica†� le donne non produrrebbero nessun cambiamento †œal femminile†� all'interno dell'organizzazione ed il reciproco adattamento (dell'organizzazione alle donne e delle donne all'organizzazione) si risolverebbe in assimilazione culturale piuttosto che in reale integrazione. Emerge pienamente una contraddizione tra quadro normativo e funzionamenti organizzativi: al di là  delle mere enunciazioni di principio sul riconoscimento delle donne come membri di diritto delle organizzazioni in cui lavorano, esse, di fatto, entrano in una †œcultura organizzativa†� che costituisce il vero punto di cerniera (o di scontro) tra variabili formali/razionali e variabili sociali/relazionali. Ma la componente quantitativa della presenza femminile ਠstrettamente legata a quella qualitativa. àˆ plausibile, cioà¨, che l'ingresso crescente di donne in settori e attività  che in precedenza le vedevano escluse possa produrre, tra l'altro, una riduzione della segregazione, ma oltre all'entità  della presenza femminile, ad apparire altrettanto rilevante ਠla †œqualità †� della stessa. La possibilità  di esercitare autorità  nello svolgimento delle proprie funzioni organizzative, oltre ad aumentare la soddisfazione personale sul lavoro, consente di innalzare il proprio livello di visibilità , accresce le chances di segnalare le proprie abilità  e quindi di conseguire gratificazioni e riconoscimenti di vario genere. D'altra parte, la disuguaglianza fra i generi nelle possibilità  di esercizio dell'autorità  riduce seriamente il grado in cui le donne riescono a usufruire di queste opportunità . Si ਠriscontrata, inoltre, la presenza di quell'ulteriore forma di segregazione definibile come intra-occupazionale (relativa cioਠalla collocazione lavorativa e ai compiti assegnati), la quale, unitamente alle altre, spinge ad interrogarsi sullo stadio in cui collocare il processo di integrazione delle donne nel cruciale passaggio tra †œadattamento†� e †œintegrazione†�. All'intersezione fra strutture (e squilibri) di potere vigenti nelle organizzazioni e differenziazione di genere vi ਠil fenomeno delle molestie sessuali, questione strettamente legata a quella dell'integrazione di genere, che taglia trasversalmente ogni fase dell'integrazione intesa (diacronicamente) come processo, nonchà© ogni grado dell'integrazione ove la si concepisca (sincronicamente) come risultato del processo stesso. Stando al modello proposto da Farina, la fase dell'adattamento al mondo maschile ਠsuperabile solo attraverso il rafforzamento di status e potere femminile. Ma allo stato attuale pare confermata, nell'organizzazione indagata, l'ipotesi formulata da Ammendola (2007) con specifico riferimento al contesto italiano delle organizzazioni in uniforme: il passaggio dall'adattamento all'integrazione di genere pare, in effetti, ancora incipiente.

Donne in professioni male-dominated: un approccio gender sensitive al Corpo Forestale dello Stato

-
2016

Abstract

Assumendo le organizzazioni, e pi๠in generale la sfera occupazionale, come un'arena per eccellenza dei processi di costruzione, mantenimento od erosione delle differenze tra uomini e donne, l'indagine empirica sul campo relativamente al Corpo forestale dello Stato si ਠmossa, con un orientamento prevalentemente esplorativo, a partire da due obiettivi conoscitivi generali: analizzare le dinamiche organizzative in un'ottica di genere e far emergere i rapporti di genere, intesi anche come rapporti di potere. Ne ਠderivata la scelta di coinvolgere nella ricerca sia le donne che gli uomini dell'organizzazione, considerando il †œgenere†� come categoria euristica relazionale, che puಠpermettere di comprendere in che modo alle donne vengano attribuite caratteristiche femminili e agli uomini maschili, in che modo le persone si posizionino in contesti di potere asimmetrico e in che modo, percià², un'organizzazione abbia generato rapporti, gerarchie, attribuzione di ruoli, attività  ed ambiti d'azione di uomini e donne. Quella conclusa ਠstata un'indagine esplorativa ed estensiva, condotta mediante auto-somministrazione, senza affiancamento, di un questionario caratterizzato da un elevato grado di strutturazione, composto quasi interamente da domande chiuse (e assunte come esaustive), da una semichiusa (perchà© considerata non esaustiva ed integrata dall'alternativa di risposta †œaltro†�) e da tre domande aperte. La logica entro cui si ਠsvolta la ricerca non ਠstata semplicemente descrittiva: il largo impiego di tavole di contingenza e l'introduzione frequente di terze variabili nell'analisi dei dati rivela obiettivi di carattere, quantomeno, interpretativo delle covariazioni emerse, anche nell'ottica di fornire ipotesi plausibili di spiegazione delle relazioni. Il campione, benchà© auto-selezionato ਠstato giudicato significativo rispetto all'universo di riferi-mento sia in termini di ampiezza che di accuratezza. Infine, all'adozione di un concetto relazionale di †œgenere†�, ਠseguito il tentativo di declinare gli obiettivi conoscitivi in un disegno gender-sensitive, che non realizza semplicemente (come faceva la ricerca gender-oriented) un'analisi della condizione femminile esclusivamente in termini di differenza rispetto a quella maschile, ma punta ad una prospettiva che condiziona tutto il percorso di operativizzazione. In un'ottica esplorativa, l'utilizzo di strumenti quantitativi si ਠconfermato di una certa utilità  nel fotografare la situazione di genere di un'organizzazione, nell'indagare il fenomeno della segregazione in un numero ristretto di lavori/mansioni e livelli organizzativi, nel chiarire se tra uomini e donne, a parità  di inquadramento, vi sia un'equa distribuzione dei compiti (sex-typing orizzontale) e se venga assegnato un diverso peso a lavoratori e lavoratrici con compiti identici. E anzitutto si ਠchiarito che in un contesto kanterianamente asimmetrico, quale ਠquello dell'organizzazione indagata, la bassa proporzione di donne non ਠl'unico fattore ad incidere rispetto alla connotazione delle stesse come tokens. Certo, fino a quando le donne rimarranno un'entità  numerica esigua continueranno non solo ad essere percepite come donne piuttosto che colleghe, ma anche ad auto-percepirsi come tali, perpetuando dinamiche auto-segregative e rafforzando l'identità  di genere (la rappresentazione delle donne come appartenenti al genere †œopposto†�) a scapito di quella professionale. La loro collocazione, cioà¨, in ruoli marginali e di scarsa visibilità  puಠcostituire una sorta di rifugio (in aree organizzative meno centrali, dove minore ਠla pressione sociale all'adattamento alla struttura maschile) che preserva dalla pressione a conformarsi a modelli in cui difficilmente si riconoscono, ma che, d'altra parte, contribuisce a generare un circolo vizioso per cui pi๠forte ਠl'autodifesa, minore ਠla possibilità  di modificare la struttura e la percezione altrui del proprio ruolo nell'organizzazione. Insomma, secondo il kanteriano approccio strutturalista e †œnumerico†� al tema delle minoranze, non riuscendo a fare †œmassa critica†� le donne non produrrebbero nessun cambiamento †œal femminile†� all'interno dell'organizzazione ed il reciproco adattamento (dell'organizzazione alle donne e delle donne all'organizzazione) si risolverebbe in assimilazione culturale piuttosto che in reale integrazione. Emerge pienamente una contraddizione tra quadro normativo e funzionamenti organizzativi: al di là  delle mere enunciazioni di principio sul riconoscimento delle donne come membri di diritto delle organizzazioni in cui lavorano, esse, di fatto, entrano in una †œcultura organizzativa†� che costituisce il vero punto di cerniera (o di scontro) tra variabili formali/razionali e variabili sociali/relazionali. Ma la componente quantitativa della presenza femminile ਠstrettamente legata a quella qualitativa. àˆ plausibile, cioà¨, che l'ingresso crescente di donne in settori e attività  che in precedenza le vedevano escluse possa produrre, tra l'altro, una riduzione della segregazione, ma oltre all'entità  della presenza femminile, ad apparire altrettanto rilevante ਠla †œqualità †� della stessa. La possibilità  di esercitare autorità  nello svolgimento delle proprie funzioni organizzative, oltre ad aumentare la soddisfazione personale sul lavoro, consente di innalzare il proprio livello di visibilità , accresce le chances di segnalare le proprie abilità  e quindi di conseguire gratificazioni e riconoscimenti di vario genere. D'altra parte, la disuguaglianza fra i generi nelle possibilità  di esercizio dell'autorità  riduce seriamente il grado in cui le donne riescono a usufruire di queste opportunità . Si ਠriscontrata, inoltre, la presenza di quell'ulteriore forma di segregazione definibile come intra-occupazionale (relativa cioਠalla collocazione lavorativa e ai compiti assegnati), la quale, unitamente alle altre, spinge ad interrogarsi sullo stadio in cui collocare il processo di integrazione delle donne nel cruciale passaggio tra †œadattamento†� e †œintegrazione†�. All'intersezione fra strutture (e squilibri) di potere vigenti nelle organizzazioni e differenziazione di genere vi ਠil fenomeno delle molestie sessuali, questione strettamente legata a quella dell'integrazione di genere, che taglia trasversalmente ogni fase dell'integrazione intesa (diacronicamente) come processo, nonchà© ogni grado dell'integrazione ove la si concepisca (sincronicamente) come risultato del processo stesso. Stando al modello proposto da Farina, la fase dell'adattamento al mondo maschile ਠsuperabile solo attraverso il rafforzamento di status e potere femminile. Ma allo stato attuale pare confermata, nell'organizzazione indagata, l'ipotesi formulata da Ammendola (2007) con specifico riferimento al contesto italiano delle organizzazioni in uniforme: il passaggio dall'adattamento all'integrazione di genere pare, in effetti, ancora incipiente.
2016
it
Categorie ISI-CRUI::Scienze politiche e sociali::Sociology & Anthropology
Conciliazione
Donne
Organizzazioni
Scienze politiche e sociali
Segregazione
Settori Disciplinari MIUR::Scienze politiche e sociali::SOCIOLOGIA GENERALE
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Università degli Studi Roma Tre
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/265887
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIROMA3-265887