Negli ultimi anni si ਠaccumulata l'evidenza che l'inattività  fisicapuಠaccelerare i processi d'invecchiamento. Inoltre, si sospetta un substrato genetico che moduli la velocità  d'invecchiamento. àˆ possibile, perà², che almeno alcuni di tali substrati genetici invero operino in modo indiretto, modulando i livelli spontanei di attività  fisica di un individuo. Pertanto nel presente lavoro sono stati studiati (i) i determinanti genetici dell'attività  fisica spontanea e(ii) con uno studio di tipo sperimentale, sono stati affrontati gli effetti dell'attività  fisica sul deterioramento cognitivo.Data la complessità  dello studio dei determinanti genetici del comportamento, abbiamo sfruttato l'introduzione della tecnologia degli animali transgenici. In particolare, attraverso un lavoro di metanalisi, abbiamo indagato la distribuzione cerebrale di geni che sono coinvolti nel cambiamento dell'attività  locomotoria. A tale scopo sono stati analizzati circa 50000 abstract e lavori in extenso relativi a studi comportamentali in animali knockout; i dati sono stati tabulati ed incrociati con altri database quali l'Allen Brain Atlas e il Sym Atlas per conoscere la distribuzione cerebrale dei geni deleti. I risultati dimostrano che i geni accompagnati, dopo delezione, da un aumento dell'attività  locomotoria sono pi๠espressi in tutte le regioni cerebrali paragonati a quelli che dopo delezione danno ipoattività  locomotoria. Abbiamo voluto, pertanto, indagare come i livelli di attività  fisica spontanea si distribuiscono in una popolazione anziana. A tale scopo 438 soggetti (età  50-86 anni) sono stati caratterizzati per le loro abilità  motorie (tests AAPHERD), la loro attività  fisica spontanea (tests PASE), e il loro status cognitivo (tests MMSE, FAB, matrici attenzionali). Inoltre i soggetti sono poi stati randomizzati in due gruppi sperimentali, il primo con un protocollo di allenamento aerobico e di potenziamento intenso ed il secondo con un allenamento lieve, aerobico. L'allenamento, tre volte a settimana, un'ora a seduta ਠdurato un anno. A distanza di sei mesi e un anno i soggetti sono stati nuovamente testati con la batteria di test sopra descritti. I risultati a sei mesi indicano chel'attività  fisica spontanea ha una distribuzione bimodale nella popolazione anzianamaschile. àˆ importante sottolineare che si osservano notevoli differenze fra il gruppo di anziani pi๠attivo e quello meno attivo: il primo assume meno farmaci, ed haun miglior punteggio in test di abilità  motoria e di attenzione. Per verificare la relazione causale fra attività  fisica spontanea e tali variabili, abbiamo comparato i punteggi prima e dopo allenamento. I risultati confermano che il numero di farmaci si riduce e le abilità  motorie migliorano con l'allenamento proposto, mentre le abilità  attenzionali non sembrano modificarsi. In conclusione, i modelli murini suggeriscono un substrato genetico per i diversi livelli basali di attività  fisica nella popolazione; i dati sulla popolazione anziana suggeriscono che i livelli di attività  fisica spontanea, almeno in parte di origine genetica, potrebbe causare le ridotte abilità  fisiche e l'aumentato numero di farmaci assunti con l'invecchiamento.

Relazione fra attività  fisica, modifiche dell'umore ed invecchiamento: aspetti genetici e preventivi

2012

Abstract

Negli ultimi anni si ਠaccumulata l'evidenza che l'inattività  fisicapuಠaccelerare i processi d'invecchiamento. Inoltre, si sospetta un substrato genetico che moduli la velocità  d'invecchiamento. àˆ possibile, perà², che almeno alcuni di tali substrati genetici invero operino in modo indiretto, modulando i livelli spontanei di attività  fisica di un individuo. Pertanto nel presente lavoro sono stati studiati (i) i determinanti genetici dell'attività  fisica spontanea e(ii) con uno studio di tipo sperimentale, sono stati affrontati gli effetti dell'attività  fisica sul deterioramento cognitivo.Data la complessità  dello studio dei determinanti genetici del comportamento, abbiamo sfruttato l'introduzione della tecnologia degli animali transgenici. In particolare, attraverso un lavoro di metanalisi, abbiamo indagato la distribuzione cerebrale di geni che sono coinvolti nel cambiamento dell'attività  locomotoria. A tale scopo sono stati analizzati circa 50000 abstract e lavori in extenso relativi a studi comportamentali in animali knockout; i dati sono stati tabulati ed incrociati con altri database quali l'Allen Brain Atlas e il Sym Atlas per conoscere la distribuzione cerebrale dei geni deleti. I risultati dimostrano che i geni accompagnati, dopo delezione, da un aumento dell'attività  locomotoria sono pi๠espressi in tutte le regioni cerebrali paragonati a quelli che dopo delezione danno ipoattività  locomotoria. Abbiamo voluto, pertanto, indagare come i livelli di attività  fisica spontanea si distribuiscono in una popolazione anziana. A tale scopo 438 soggetti (età  50-86 anni) sono stati caratterizzati per le loro abilità  motorie (tests AAPHERD), la loro attività  fisica spontanea (tests PASE), e il loro status cognitivo (tests MMSE, FAB, matrici attenzionali). Inoltre i soggetti sono poi stati randomizzati in due gruppi sperimentali, il primo con un protocollo di allenamento aerobico e di potenziamento intenso ed il secondo con un allenamento lieve, aerobico. L'allenamento, tre volte a settimana, un'ora a seduta ਠdurato un anno. A distanza di sei mesi e un anno i soggetti sono stati nuovamente testati con la batteria di test sopra descritti. I risultati a sei mesi indicano chel'attività  fisica spontanea ha una distribuzione bimodale nella popolazione anzianamaschile. àˆ importante sottolineare che si osservano notevoli differenze fra il gruppo di anziani pi๠attivo e quello meno attivo: il primo assume meno farmaci, ed haun miglior punteggio in test di abilità  motoria e di attenzione. Per verificare la relazione causale fra attività  fisica spontanea e tali variabili, abbiamo comparato i punteggi prima e dopo allenamento. I risultati confermano che il numero di farmaci si riduce e le abilità  motorie migliorano con l'allenamento proposto, mentre le abilità  attenzionali non sembrano modificarsi. In conclusione, i modelli murini suggeriscono un substrato genetico per i diversi livelli basali di attività  fisica nella popolazione; i dati sulla popolazione anziana suggeriscono che i livelli di attività  fisica spontanea, almeno in parte di origine genetica, potrebbe causare le ridotte abilità  fisiche e l'aumentato numero di farmaci assunti con l'invecchiamento.
2012
it
AttivitàƒÂ  fisica
Declino cognitivo
Genetica
Invecchiamento
Metanalisi
Settori Disciplinari MIUR::Scienze biologiche::FISIOLOGIA
Università degli Studi del Molise
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/271992
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIMOL-271992