L'evoluzione che ha caratterizzato gli ordinamenti nazionali degli Stati europei ha dato origine ad una concezione minimalista del ruolo dello Stato nell'economia. L'impostazione †œmercato-centrica†� delle politiche normative dell'Unione europea ha lasciato, per molto tempo, preludere ad un graduale abbandono da parte degli stati degli strumenti di intervento pubblico diretto nell'economia, a favore di pi๠tenui poteri di regolazione. Questa premessa, ancorchà© sostenibile in base ad un'analisi limitata al dato teorico-normativo, non sembra trovare riscontro se invece si realizza un'analisi sul piano empirico. Quest'ultima testimonia come, in realtà , vi sia un evidente disallineamento tra la progressiva opera di †œdepotenziamento†� dei poteri degli Stati, e le necessità contingenti che al contrario ne reclamano sotto varie declinazioni l'intervento. L'esempio magistrale di queste necessità contingenti ਠrinvenibile nella crisi economica del 2008, che ha messo a nudo le carenze del mercato, e l'inadeguatezza delle misure poste a tutela della propria economia da parte dell'Unione europea. Ciಠha testimoniato che, a fronte di un panorama economico che ha perso la dimensione nazionale, non vi ਠstata una corrispondente traslazione verso l'alto dell'esercizio della sovranità , venendo a mancare, di conseguenza, un centro istituzionale di riferimento che possa permettere di qualificare il nostro panorama giuridico ed economico come globale. I soggetti deputati alla soddisfazione, in ultima istanza, degli interessi a protezione necessaria dei propri cittadini sono rimasti i singoli Stati, tuttavia, spogliati della pienezza della propria sovranità . Alcuni Stati, che potremmo definire di fatto leader dell'Unione europea, si sono tuttavia dotati di strumenti idonei a veicolare interventi al fine di soddisfare le esigenze dei propri cittadini, e a tutela della propria economia. Si tratta di strumenti caratterizzati da una particolare agilità , che muovendosi tra le maglie della disciplina europea sono riusciti a farsi portatori di rilevanti investimenti a sostegno delle economie nazionali. Il presente lavoro ha ad oggetto lo studio di queste figure, al fine di esaminarne la portata innovativa e di collocarle coerentemente nell'ambito ordinamentale. Questi enti, definiti †œinvestitori di lungo periodo†� o †œbanche di promozione nazionale†� costituiscono un soggetto ibrido che ਠormai maturo per uno studio organico. L'analisi sarà fondamentale anche al fine di individuare la legittimazione del ruolo svolto da questi organismi, anche a livello europeo, nell'ambito delle nuove misure di intervento a fronte dell'evoluzione imposta dalla crisi, che sembrano coinvolgerli in molteplici direzioni.
Le nuove forme di intervento dello Stato nell'economia - gli investitori istituzionali di lungo periodo.
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2016
Abstract
L'evoluzione che ha caratterizzato gli ordinamenti nazionali degli Stati europei ha dato origine ad una concezione minimalista del ruolo dello Stato nell'economia. L'impostazione †œmercato-centrica†� delle politiche normative dell'Unione europea ha lasciato, per molto tempo, preludere ad un graduale abbandono da parte degli stati degli strumenti di intervento pubblico diretto nell'economia, a favore di pi๠tenui poteri di regolazione. Questa premessa, ancorchà© sostenibile in base ad un'analisi limitata al dato teorico-normativo, non sembra trovare riscontro se invece si realizza un'analisi sul piano empirico. Quest'ultima testimonia come, in realtà , vi sia un evidente disallineamento tra la progressiva opera di †œdepotenziamento†� dei poteri degli Stati, e le necessità contingenti che al contrario ne reclamano sotto varie declinazioni l'intervento. L'esempio magistrale di queste necessità contingenti ਠrinvenibile nella crisi economica del 2008, che ha messo a nudo le carenze del mercato, e l'inadeguatezza delle misure poste a tutela della propria economia da parte dell'Unione europea. Ciಠha testimoniato che, a fronte di un panorama economico che ha perso la dimensione nazionale, non vi ਠstata una corrispondente traslazione verso l'alto dell'esercizio della sovranità , venendo a mancare, di conseguenza, un centro istituzionale di riferimento che possa permettere di qualificare il nostro panorama giuridico ed economico come globale. I soggetti deputati alla soddisfazione, in ultima istanza, degli interessi a protezione necessaria dei propri cittadini sono rimasti i singoli Stati, tuttavia, spogliati della pienezza della propria sovranità . Alcuni Stati, che potremmo definire di fatto leader dell'Unione europea, si sono tuttavia dotati di strumenti idonei a veicolare interventi al fine di soddisfare le esigenze dei propri cittadini, e a tutela della propria economia. Si tratta di strumenti caratterizzati da una particolare agilità , che muovendosi tra le maglie della disciplina europea sono riusciti a farsi portatori di rilevanti investimenti a sostegno delle economie nazionali. Il presente lavoro ha ad oggetto lo studio di queste figure, al fine di esaminarne la portata innovativa e di collocarle coerentemente nell'ambito ordinamentale. Questi enti, definiti †œinvestitori di lungo periodo†� o †œbanche di promozione nazionale†� costituiscono un soggetto ibrido che ਠormai maturo per uno studio organico. L'analisi sarà fondamentale anche al fine di individuare la legittimazione del ruolo svolto da questi organismi, anche a livello europeo, nell'ambito delle nuove misure di intervento a fronte dell'evoluzione imposta dalla crisi, che sembrano coinvolgerli in molteplici direzioni.I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14242/272815
URN:NBN:IT:UNIROMA3-272815