Il lavoro analizza le norme contenute nella legge marchi (a livello italiano, ma anche comunitario e comparato con alcuni ordinamenti stranieri) per valutare l'applicazione pratica del principio per cui il marchio, in nessun momento della sua vita, dovrebbe costituire un mezzo di informazione ingannevole per i consumatori circa le caratteristiche (essenziali) dei prodotti o servizi per cui ਠstato registrato. Sono analizzate: (i) le ipotesi di decettività previste dalla legge sia nella fase genetica del marchio (decettività originaria) sia nel suo momento dinamico (decettività sopravvenuta), considerando le modifiche che possono intervenire tanto al marchio inteso come segno, quanto ai prodotti e ai servizi che il marchio contraddistingue, (ii) l'uso cosiddetto ingannevole del marchio e (iii) le ipotesi di cessione, licenza e di altre fattispecie che comportano l'uso del segno da parte di pi๠soggetti, come gli accordi di coesistenza. L'ultima parte del lavoro ਠinvece dedicata all'analisi delle disposizioni che tutelano direttamente gli interessi dei consumatori, con un particolare riferimento alle norme in materia di pubblicità ingannevole e all'analisi del rischio di confusione come ipotesi di inganno del pubblico. Il lavoro si propone di analizzare le zone critiche che si manifestano nell'applicazione delle norme poc'anzi citate, avendo come obiettivo principale di verificare se la tutela del pubblico, nel contemperamento degli interessi in gioco, sia davvero una tutela effettiva e possa realmente essere ritenuta il fulcro dell'attuale disciplina dei marchi, oppure finisca per essere una tutela nominale, se non persino pleonastica, tanto da poter concludere, come sembra propendere la relazione illustrativa al c.p.i., che la tutela effettiva del consumatore vada in realtà cercata altrove.
L'inganno del pubblico nella disciplina dei marchi e nella comunicazione di impresa
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2009
Abstract
Il lavoro analizza le norme contenute nella legge marchi (a livello italiano, ma anche comunitario e comparato con alcuni ordinamenti stranieri) per valutare l'applicazione pratica del principio per cui il marchio, in nessun momento della sua vita, dovrebbe costituire un mezzo di informazione ingannevole per i consumatori circa le caratteristiche (essenziali) dei prodotti o servizi per cui ਠstato registrato. Sono analizzate: (i) le ipotesi di decettività previste dalla legge sia nella fase genetica del marchio (decettività originaria) sia nel suo momento dinamico (decettività sopravvenuta), considerando le modifiche che possono intervenire tanto al marchio inteso come segno, quanto ai prodotti e ai servizi che il marchio contraddistingue, (ii) l'uso cosiddetto ingannevole del marchio e (iii) le ipotesi di cessione, licenza e di altre fattispecie che comportano l'uso del segno da parte di pi๠soggetti, come gli accordi di coesistenza. L'ultima parte del lavoro ਠinvece dedicata all'analisi delle disposizioni che tutelano direttamente gli interessi dei consumatori, con un particolare riferimento alle norme in materia di pubblicità ingannevole e all'analisi del rischio di confusione come ipotesi di inganno del pubblico. Il lavoro si propone di analizzare le zone critiche che si manifestano nell'applicazione delle norme poc'anzi citate, avendo come obiettivo principale di verificare se la tutela del pubblico, nel contemperamento degli interessi in gioco, sia davvero una tutela effettiva e possa realmente essere ritenuta il fulcro dell'attuale disciplina dei marchi, oppure finisca per essere una tutela nominale, se non persino pleonastica, tanto da poter concludere, come sembra propendere la relazione illustrativa al c.p.i., che la tutela effettiva del consumatore vada in realtà cercata altrove.I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14242/272841
URN:NBN:IT:UNIPR-272841