Le neoplasie polmonari rappresentano la prima causa di morte per cancro al mondo; la loro incidenza e mortalità  sono pressochà© sovrapponibili ad indicare una scarsa curabilità  di questo tipo di neoplasia. Nella maggior parte dei casi, si presentano alla diagnosi in stadio localmente avanzato o metastatico e pertanto non passibili di chirurgia. Circa l'80-85% di queste neoplasie rientrano nella categoria istologica †œnon a piccole cellule (NSCLC)†�. Le neoplasie polmonari non a piccole cellule si presentano nel 50% dei casi in stadio avanzato alla diagnosi e, pertanto, trattabili con il solo trattamento medico. Negli ultimi anni sono aumentate le conoscenze circa la biologia del NSCLC che hanno portato a sviluppare nuove strategie terapeutiche, sia con nuovi farmaci chemioterapici sia con farmaci a target molecolare. Sebbene notevoli progressi siano stati fatti negli ultimi anni nel trattamento del NSCLC, questa malattia risulta ancora legata a cattiva prognosi nella maggior parte dei pazienti. Negli ultimi anni, in relazione al progressivo incremento delle conoscenze ed anche grazie all'introduzione delle terapie biologiche, sempre pi๠si ਠandato ad affermando il concetto di personalizzazione del trattamento, secondo il quale una determinata terapia andrebbe somministrata ad un dato paziente a seconda delle caratteristiche specifiche della neoplasia di cui ਠaffetto e delle caratteristiche proprie di quell'individuo. Nella pratica clinica, un dato schema terapeutico viene scelto tenendo conto di alcuni fattori come l'età , il performance status, la presenza di co-morbidità  e valutando i profili di tossicità  dei vari regimi, lontani quindi da una situazione di specifica individualizzazione. In quest'ottica, recenti evidenze suggeriscono la possibilità  di individuare sottopopolazioni di pazienti che possono beneficiare di uno specifico trattamento rispetto ad altre. Proprio in questo ambito si inserisce il progetto che ho sviluppato in questi 4 anni, volto ad identificare fattori predittivi di risposta ai diversi tipi di trattamento (chemioterapico e biologico) impiegati nella terapia del NSCLC avanzato. Il mio progetto si ਠarticolato in quattro sottoprogetti relativi a quattro differenti tipi di terapie impiegate nelle varie fasi del NSCLC avanzato. I quattro sottoprogetti sviluppati sono stati i seguenti: 1. Panel di marcatori molecolari predittivi nel trattamento con gefitinib di pazienti affetti da tumore polmonare non a piccole cellule in stadio avanzato; 2. Espressione immunoistochimica di ERCC1/BRCA1 e polimorfismi dei geni di riparo del DNA quali fattori predittivi nel trattamento chemioterapico a base di platino dei pazienti affetti da tumore polmonare non a piccole cellule in stadio avanzato; 3. Correlazione dei polimorfismi e della attività  della citidina deaminasi con l'outcome dei pazienti affetti da carcinoma polmonare non a piccole cellule avanzato trattati con platino-gemcitabina; 4. Fattori biologici predittivi nel trattamento chemioterapico con pemetrexed nella neoplasia polmonare non a piccole cellule in stadio avanzato. Nel primo sottoprogetto ਠstato valutato il ruolo predittivo di un gruppo di marcatori molecolari comprendente le mutazioni dei geni codificanti per EGFR e per K-ras, l'amplificazione dei geni per EGFR ed HER2, l'espressione proteica della proteina EGFR ed i polimorfismi dell'introne 1 del gene EGFR, in 91 pazienti affetti da NSCLC in fase avanzata trattati con gefitinib, inibitore dell'attività  tirosino-chinasica di EGFR. Il sesso (p = 0.005), lo stato di non fumatore (p = 0.010), la tossicità  cutanea (p = 0.020), mutazioni del gene EGFR (p < 0.001) e la positività  per EGFR FISH (p = 0.016) sono risultati associati alla risposta a gefitinib. La mutazione di K-ras ਠstata rilevata in soli 7 pazienti non-responder. La sopravvivenza mediana ਠstata di 10 mesi. Solo lo stato di non fumatore e il polimorfismo dell'introne 1 di EGFR hanno mostrato una correlazione statisticamente significativa con la sopravvivenza (p = 0.031 e 0.044, rispettivamente). In conclusione, abbiamo confermato il ruolo della mutazione del gene EGFR come fattore predittivo di risposta agli inibitori dell'attività  tirosino-chinasica di EGFR. Inoltre, il numero di copie del gene EGFR e, potenzialmente, anche il polimorfismo dell'introne 1 di EGFR potrebbero aiutare a predire la responsività  agli inibitori dell'attività  tirosino-chinasica di EGFR nel NSCLC avanzato. Il secondo sottoprogetto ਠuno studio retrospettivo condotto su materiale istologico di archivio relativo a pazienti affetti da NSCLC in stadio IIIB-IV trattati in I linea all'interno del protocollo di chemioterapia FAST. Con tale studio si sono analizzati su 110 campioni tumorali fattori potenzialmente predittivi di risposta al cisplatino, quali l'espressione immunoistochimica di EGFR e BRCA1 e i polimorfismi di ERCC1, XPD, XRCC1 e 3. La casistica del protocollo FAST ha consentito valutare tali fattori in gruppo di pazienti che ha ricevuto chemioterapia a base di cisplatino ed in un gruppo che ਠstato trattato senza cisplatino. L'espressione immunoistochimica di ERCC1 e BRCA1 sono risultate positive in 58 e 56 pazienti, rispettivamente. Nel complesso, i pazienti ERCC1-negativi hanno mostrato un migliore tasso di risposta (p = 0.0015), pi๠lunghe sopravvivenza libera da progressione (p = 0.023) e sopravvivenza globale (p = 0.012) rispetto a quelli positivi, con una interazione con il trattamento solo in termini di tasso di risposta (test di interazione, p = 0.076). Nel complesso, i pazienti BRCA1 positivi hanno mostrato un migliore outcome anche se in maniera non statisticamente significativa. I polimorfismi dei geni di riparo del DNA non hanno mostrato associazioni statisticamente significative con l'outcome dei pazienti. Questo studio dimostra il ruolo prognostico dell'espressione immunoistochimica ERCC1 in pazienti con NSCLC avanzato trattati con chemioterapia; tuttavia, l'espressione di ERCC1/BRCA1 e specifici polimorfismi dei geni di riparo del DNA non sembrano influenzare il beneficio clinico derivante dall'uso del cisplatino. La gemcitabina ਠun analogo della deossicitidina con provata attività  nei confronti di un ampio spettro di tumori; la doppietta gemcitabina-cisplatino ਠuno dei regimi pi๠ampiamente utilizzati nel trattamento del NSCLC in stadio avanzato. La citidina deaminasi (CDA) ਠil principale enzima inattivante di gemcitabina e il suo ruolo fondamentale nelle attività /tossicità  della gemcitabina ਠstata dimostrata da diversi studi pre-clinici e clinici. L'obiettivo di questo terzo sottostudio ਠstato di valutare se tre polimorfismi a singolo nucleotide (SNP) nella regione codificante del CDA (CDA 79A>C, 208G>A, e CDA 435C>T) cosi come l'attività  enzimatica potessero influenzare l'outcome di un gruppo di 126 pazienti con NSCLC trattati con chemioterapia a base di gemcitabina-platino. I pazienti con genotipi CDA A79A/A79C hanno mostrato un tempo alla progressione di malattia (6.0 vs 3.0 mesi, p = 0.001) e una sopravvivenza globale (11.0 vs 5.0 mesi, p = 0.001) significativamente pi๠lunghi rispetto ai pazienti con genotipo C79C. I pazienti portatori dei genotipi CDA C435C/C435T hanno avuto una pi๠lunga sopravvivenza globale (p = 0.025), ma non sono state osservate correlazioni con il tempo alla progressione di malattia. Al contrario, i pazienti con bassa attività  CDA hanno mostrato un tasso di risposta (37.7% vs 13.8%, p = 0.006) e un beneficio clinico (91.8% vs 51.7%, p < 0.001) significativamente pi๠alti, cosଠcome migliori tempo alla progressione (8.0 vs 3.0 mesi p < 0.001) e sopravvivenza globale (19.0 vs 6.0 mesi, p < 0.001). Inoltre, l'attività  enzimatica ਠemerso come fattore indipendente del rischio di morte/progressione all'analisi multivariata. In conclusione, l'attività  enzimatica di CDA sembra essere un fattore predittivo forte di attività  e di efficacia di una chemioterapia a base di gemcitabina. Questo quarto sottostudio biologico rappresenta un'indagine di ricerca traslazionale condotta al fine di identificare gruppi di pazienti che presentano beneficio differente con trattamento a base di pemetrexed.

Fattori predittivi di risposta al trattamento con chemioterapici e/o farmaci biologici nei tumori polmonari non a piccole cellule

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2012

Abstract

Le neoplasie polmonari rappresentano la prima causa di morte per cancro al mondo; la loro incidenza e mortalità  sono pressochà© sovrapponibili ad indicare una scarsa curabilità  di questo tipo di neoplasia. Nella maggior parte dei casi, si presentano alla diagnosi in stadio localmente avanzato o metastatico e pertanto non passibili di chirurgia. Circa l'80-85% di queste neoplasie rientrano nella categoria istologica †œnon a piccole cellule (NSCLC)†�. Le neoplasie polmonari non a piccole cellule si presentano nel 50% dei casi in stadio avanzato alla diagnosi e, pertanto, trattabili con il solo trattamento medico. Negli ultimi anni sono aumentate le conoscenze circa la biologia del NSCLC che hanno portato a sviluppare nuove strategie terapeutiche, sia con nuovi farmaci chemioterapici sia con farmaci a target molecolare. Sebbene notevoli progressi siano stati fatti negli ultimi anni nel trattamento del NSCLC, questa malattia risulta ancora legata a cattiva prognosi nella maggior parte dei pazienti. Negli ultimi anni, in relazione al progressivo incremento delle conoscenze ed anche grazie all'introduzione delle terapie biologiche, sempre pi๠si ਠandato ad affermando il concetto di personalizzazione del trattamento, secondo il quale una determinata terapia andrebbe somministrata ad un dato paziente a seconda delle caratteristiche specifiche della neoplasia di cui ਠaffetto e delle caratteristiche proprie di quell'individuo. Nella pratica clinica, un dato schema terapeutico viene scelto tenendo conto di alcuni fattori come l'età , il performance status, la presenza di co-morbidità  e valutando i profili di tossicità  dei vari regimi, lontani quindi da una situazione di specifica individualizzazione. In quest'ottica, recenti evidenze suggeriscono la possibilità  di individuare sottopopolazioni di pazienti che possono beneficiare di uno specifico trattamento rispetto ad altre. Proprio in questo ambito si inserisce il progetto che ho sviluppato in questi 4 anni, volto ad identificare fattori predittivi di risposta ai diversi tipi di trattamento (chemioterapico e biologico) impiegati nella terapia del NSCLC avanzato. Il mio progetto si ਠarticolato in quattro sottoprogetti relativi a quattro differenti tipi di terapie impiegate nelle varie fasi del NSCLC avanzato. I quattro sottoprogetti sviluppati sono stati i seguenti: 1. Panel di marcatori molecolari predittivi nel trattamento con gefitinib di pazienti affetti da tumore polmonare non a piccole cellule in stadio avanzato; 2. Espressione immunoistochimica di ERCC1/BRCA1 e polimorfismi dei geni di riparo del DNA quali fattori predittivi nel trattamento chemioterapico a base di platino dei pazienti affetti da tumore polmonare non a piccole cellule in stadio avanzato; 3. Correlazione dei polimorfismi e della attività  della citidina deaminasi con l'outcome dei pazienti affetti da carcinoma polmonare non a piccole cellule avanzato trattati con platino-gemcitabina; 4. Fattori biologici predittivi nel trattamento chemioterapico con pemetrexed nella neoplasia polmonare non a piccole cellule in stadio avanzato. Nel primo sottoprogetto ਠstato valutato il ruolo predittivo di un gruppo di marcatori molecolari comprendente le mutazioni dei geni codificanti per EGFR e per K-ras, l'amplificazione dei geni per EGFR ed HER2, l'espressione proteica della proteina EGFR ed i polimorfismi dell'introne 1 del gene EGFR, in 91 pazienti affetti da NSCLC in fase avanzata trattati con gefitinib, inibitore dell'attività  tirosino-chinasica di EGFR. Il sesso (p = 0.005), lo stato di non fumatore (p = 0.010), la tossicità  cutanea (p = 0.020), mutazioni del gene EGFR (p < 0.001) e la positività  per EGFR FISH (p = 0.016) sono risultati associati alla risposta a gefitinib. La mutazione di K-ras ਠstata rilevata in soli 7 pazienti non-responder. La sopravvivenza mediana ਠstata di 10 mesi. Solo lo stato di non fumatore e il polimorfismo dell'introne 1 di EGFR hanno mostrato una correlazione statisticamente significativa con la sopravvivenza (p = 0.031 e 0.044, rispettivamente). In conclusione, abbiamo confermato il ruolo della mutazione del gene EGFR come fattore predittivo di risposta agli inibitori dell'attività  tirosino-chinasica di EGFR. Inoltre, il numero di copie del gene EGFR e, potenzialmente, anche il polimorfismo dell'introne 1 di EGFR potrebbero aiutare a predire la responsività  agli inibitori dell'attività  tirosino-chinasica di EGFR nel NSCLC avanzato. Il secondo sottoprogetto ਠuno studio retrospettivo condotto su materiale istologico di archivio relativo a pazienti affetti da NSCLC in stadio IIIB-IV trattati in I linea all'interno del protocollo di chemioterapia FAST. Con tale studio si sono analizzati su 110 campioni tumorali fattori potenzialmente predittivi di risposta al cisplatino, quali l'espressione immunoistochimica di EGFR e BRCA1 e i polimorfismi di ERCC1, XPD, XRCC1 e 3. La casistica del protocollo FAST ha consentito valutare tali fattori in gruppo di pazienti che ha ricevuto chemioterapia a base di cisplatino ed in un gruppo che ਠstato trattato senza cisplatino. L'espressione immunoistochimica di ERCC1 e BRCA1 sono risultate positive in 58 e 56 pazienti, rispettivamente. Nel complesso, i pazienti ERCC1-negativi hanno mostrato un migliore tasso di risposta (p = 0.0015), pi๠lunghe sopravvivenza libera da progressione (p = 0.023) e sopravvivenza globale (p = 0.012) rispetto a quelli positivi, con una interazione con il trattamento solo in termini di tasso di risposta (test di interazione, p = 0.076). Nel complesso, i pazienti BRCA1 positivi hanno mostrato un migliore outcome anche se in maniera non statisticamente significativa. I polimorfismi dei geni di riparo del DNA non hanno mostrato associazioni statisticamente significative con l'outcome dei pazienti. Questo studio dimostra il ruolo prognostico dell'espressione immunoistochimica ERCC1 in pazienti con NSCLC avanzato trattati con chemioterapia; tuttavia, l'espressione di ERCC1/BRCA1 e specifici polimorfismi dei geni di riparo del DNA non sembrano influenzare il beneficio clinico derivante dall'uso del cisplatino. La gemcitabina ਠun analogo della deossicitidina con provata attività  nei confronti di un ampio spettro di tumori; la doppietta gemcitabina-cisplatino ਠuno dei regimi pi๠ampiamente utilizzati nel trattamento del NSCLC in stadio avanzato. La citidina deaminasi (CDA) ਠil principale enzima inattivante di gemcitabina e il suo ruolo fondamentale nelle attività /tossicità  della gemcitabina ਠstata dimostrata da diversi studi pre-clinici e clinici. L'obiettivo di questo terzo sottostudio ਠstato di valutare se tre polimorfismi a singolo nucleotide (SNP) nella regione codificante del CDA (CDA 79A>C, 208G>A, e CDA 435C>T) cosi come l'attività  enzimatica potessero influenzare l'outcome di un gruppo di 126 pazienti con NSCLC trattati con chemioterapia a base di gemcitabina-platino. I pazienti con genotipi CDA A79A/A79C hanno mostrato un tempo alla progressione di malattia (6.0 vs 3.0 mesi, p = 0.001) e una sopravvivenza globale (11.0 vs 5.0 mesi, p = 0.001) significativamente pi๠lunghi rispetto ai pazienti con genotipo C79C. I pazienti portatori dei genotipi CDA C435C/C435T hanno avuto una pi๠lunga sopravvivenza globale (p = 0.025), ma non sono state osservate correlazioni con il tempo alla progressione di malattia. Al contrario, i pazienti con bassa attività  CDA hanno mostrato un tasso di risposta (37.7% vs 13.8%, p = 0.006) e un beneficio clinico (91.8% vs 51.7%, p < 0.001) significativamente pi๠alti, cosଠcome migliori tempo alla progressione (8.0 vs 3.0 mesi p < 0.001) e sopravvivenza globale (19.0 vs 6.0 mesi, p < 0.001). Inoltre, l'attività  enzimatica ਠemerso come fattore indipendente del rischio di morte/progressione all'analisi multivariata. In conclusione, l'attività  enzimatica di CDA sembra essere un fattore predittivo forte di attività  e di efficacia di una chemioterapia a base di gemcitabina. Questo quarto sottostudio biologico rappresenta un'indagine di ricerca traslazionale condotta al fine di identificare gruppi di pazienti che presentano beneficio differente con trattamento a base di pemetrexed.
2012
Italiano
non small cell lung cancers
NSCLC
predictive factors
target therapies
Università degli Studi di Parma
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/273267
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPR-273267