I processi decisionali aperti alla partecipazione degli stakeholder aziendali sono stati, negli ultimi decenni, una pratica molto diffusa nelle amministrazioni pubbliche, specialmente a livello locale (Edelenbos, 1999; Valotti, 2000; Cristofoli & Valotti, 2005; Klijn, 2008). Ci si riferisce qui, in particolare, al coinvolgimento diretto degli stakeholder (singoli cittadini, organizzazioni della società civile, etc.) nella definizione delle politiche pubbliche o, in senso lato, nella presa di decisioni di interesse collettivo (Kickert, et al., 1997; McLaverty, 2002), ovvero †œal grado di valorizzazione del cittadino nelle scelte e nei meccanismi di gestione degli enti†� (Valotti, 2000, p. 23). Negli anni pi๠recenti il dibattito tra gli studiosi di Economia delle aziende pubbliche ha dato molto spazio al concetto di matrice politologica di public governance. Allo stesso tempo, peraltro, la matrice politologica del concetto ha comportato come conseguenza che, in Italia cosଠcome all'estero, nel dibattito abbia prevalso una prospettiva †œmacro†�, concentrata sull'analisi delle dinamiche di sistema, e dunque dei governance network (Kickert, et al., 1997; Bevir, 2002; Klijn & Skelcher, 2007), rilegando ad un ruolo marginale la prospettiva aziendale, attenta a comprendere come l'esercizio delle nuove responsabilità si traduca nelle combinazioni economiche che oggi caratterizzano le aziende pubbliche. Il presente lavoro tende a rivalutare proprio la prospettiva disciplinare economico-aziendale attraverso un percorso che si articola in tre momenti distinti: il primo capitolo affronta una prima analisi teorica del ruolo della tradizione aziendale nel dibattito sugli stakeholder in cui si confrontano i contributi nazionali con quelli internazionali e si evidenzia come il dibattito nazionale abbia ampiamente esplorato il tema ben prima che il concetto di stakeholder desse vita a una vera e propria teoria degli stakeholder, diventando uno dei filoni rilevanti nel dibattito internazionale; il capitolo si chiude esaminando la centralità degli stakeholder nelle aziende composte pubbliche e in particolare nei processi decisionali inclusivi; il secondo capitolo parte da una breve disanima del dibattito sulla governance ed i network sottolineando la sua rilevanza ed i suoi limiti per le aziende composte pubbliche locali in cui il dibattito assume rilevanza per i decisori in quanto capace di superare la matrice puramente politico-ideologica spesso adottata per affrontare i processi decisionali inclusivi e di riferirsi a categorie di tipo gestionale mettendo a confronto input delle combinazioni economiche e risultati delle stesse; a questo fine i capitoli successivi affrontano dapprima l'argomento delle scelte metodologiche che, in coerenza con l'approccio appena descritto, si pongono il problema della dialettica rigore/rilevanza adottando una strategia di ricerca basata sulla strutturazione di un modello teorico di riferimento ed il confronto con casi di studio multipli, strutturati per l'estrapolazione di linee guida applicabili a classi di problemi (Eisenhardt, 1989; van Aken, 2004; Bardach, 2004; Barzelay, 2011); dopo l'illustrazione dei casi di studio, il lavoro si chiude con un'analisi dei pattern emergenti (Eisenhardt, 1989) e una serie di linee guide di stampo manageriale indirizzate al decisore pubblico degli enti locali che intende avvalersi dei processi decisionali inclusivi quale strumento a sua disposizione per il raggiungimento degli obiettivi istituzionali dell'ente stesso. Oltre ad evidenziare una serie di precondizioni propedeutiche al corretto utilizzo di questi processi, i risultati della ricerca, riassunti in una serie di raccomandazioni di natura manageriale, suggeriscono, tra l'altro, di ridurre il livello di formalizzazione delle soluzioni organizzative; la persistenza della mentalità burocratica orientata alla compliance formale; l'esigenza di incrementare le occasioni di emersione della conoscenza diffusa presente nelle comunità locali; di dare centralità e finalizzazione alla strategia comunicativa, in particolar modo nella modulazione dei messaggi e degli strumenti utilizzati e nella bidirezionalità del flusso comunicativo; valorizzare le potenzialità degli strumenti di comunicazione via web e in particolar modo i blog ed i forum online.
Il coinvolgimento dei portatori d'interesse nell'azienda pubblica. Strumenti, processi e valutazione dei risultati
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2012
Abstract
I processi decisionali aperti alla partecipazione degli stakeholder aziendali sono stati, negli ultimi decenni, una pratica molto diffusa nelle amministrazioni pubbliche, specialmente a livello locale (Edelenbos, 1999; Valotti, 2000; Cristofoli & Valotti, 2005; Klijn, 2008). Ci si riferisce qui, in particolare, al coinvolgimento diretto degli stakeholder (singoli cittadini, organizzazioni della società civile, etc.) nella definizione delle politiche pubbliche o, in senso lato, nella presa di decisioni di interesse collettivo (Kickert, et al., 1997; McLaverty, 2002), ovvero †œal grado di valorizzazione del cittadino nelle scelte e nei meccanismi di gestione degli enti†� (Valotti, 2000, p. 23). Negli anni pi๠recenti il dibattito tra gli studiosi di Economia delle aziende pubbliche ha dato molto spazio al concetto di matrice politologica di public governance. Allo stesso tempo, peraltro, la matrice politologica del concetto ha comportato come conseguenza che, in Italia cosଠcome all'estero, nel dibattito abbia prevalso una prospettiva †œmacro†�, concentrata sull'analisi delle dinamiche di sistema, e dunque dei governance network (Kickert, et al., 1997; Bevir, 2002; Klijn & Skelcher, 2007), rilegando ad un ruolo marginale la prospettiva aziendale, attenta a comprendere come l'esercizio delle nuove responsabilità si traduca nelle combinazioni economiche che oggi caratterizzano le aziende pubbliche. Il presente lavoro tende a rivalutare proprio la prospettiva disciplinare economico-aziendale attraverso un percorso che si articola in tre momenti distinti: il primo capitolo affronta una prima analisi teorica del ruolo della tradizione aziendale nel dibattito sugli stakeholder in cui si confrontano i contributi nazionali con quelli internazionali e si evidenzia come il dibattito nazionale abbia ampiamente esplorato il tema ben prima che il concetto di stakeholder desse vita a una vera e propria teoria degli stakeholder, diventando uno dei filoni rilevanti nel dibattito internazionale; il capitolo si chiude esaminando la centralità degli stakeholder nelle aziende composte pubbliche e in particolare nei processi decisionali inclusivi; il secondo capitolo parte da una breve disanima del dibattito sulla governance ed i network sottolineando la sua rilevanza ed i suoi limiti per le aziende composte pubbliche locali in cui il dibattito assume rilevanza per i decisori in quanto capace di superare la matrice puramente politico-ideologica spesso adottata per affrontare i processi decisionali inclusivi e di riferirsi a categorie di tipo gestionale mettendo a confronto input delle combinazioni economiche e risultati delle stesse; a questo fine i capitoli successivi affrontano dapprima l'argomento delle scelte metodologiche che, in coerenza con l'approccio appena descritto, si pongono il problema della dialettica rigore/rilevanza adottando una strategia di ricerca basata sulla strutturazione di un modello teorico di riferimento ed il confronto con casi di studio multipli, strutturati per l'estrapolazione di linee guida applicabili a classi di problemi (Eisenhardt, 1989; van Aken, 2004; Bardach, 2004; Barzelay, 2011); dopo l'illustrazione dei casi di studio, il lavoro si chiude con un'analisi dei pattern emergenti (Eisenhardt, 1989) e una serie di linee guide di stampo manageriale indirizzate al decisore pubblico degli enti locali che intende avvalersi dei processi decisionali inclusivi quale strumento a sua disposizione per il raggiungimento degli obiettivi istituzionali dell'ente stesso. Oltre ad evidenziare una serie di precondizioni propedeutiche al corretto utilizzo di questi processi, i risultati della ricerca, riassunti in una serie di raccomandazioni di natura manageriale, suggeriscono, tra l'altro, di ridurre il livello di formalizzazione delle soluzioni organizzative; la persistenza della mentalità burocratica orientata alla compliance formale; l'esigenza di incrementare le occasioni di emersione della conoscenza diffusa presente nelle comunità locali; di dare centralità e finalizzazione alla strategia comunicativa, in particolar modo nella modulazione dei messaggi e degli strumenti utilizzati e nella bidirezionalità del flusso comunicativo; valorizzare le potenzialità degli strumenti di comunicazione via web e in particolar modo i blog ed i forum online.I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14242/289093
URN:NBN:IT:UNIPR-289093