Lo studio ਠdiviso in due parti. La prima parte ha per obiettivo la società civile e analizza l'evoluzione legislativa dello Stato nei settori sanitario-annonario e nella tutela dei danneggiati dal conflitto; considera altresଠle forme della mobilitazione civile per l'assistenza di sà© medesima nella carenza-coesistenza dell'azione statale, nonchà© il rapporto esistente fra dissenso-consenso e assistenza. La seconda parte analizza l'assistenza alle forze armate. Sono trattati i temi dell'assistenza sanitaria, la protezione dai rigori iemali e l'alimentazione. Inoltre si approfondisce la questione della presenza di vantaggi assistenziali nel trattamento dei soldati e nella propaganda delle due guerre degli italiani, quella offensiva e quella difensiva. Infine sono approfondite alcuni aspetti fondamentali del collasso logistico-assistenziale costituito dal soccorso ai prigionieri di guerra. Le conclusioni portano a sostenere che nella società civile la guerra costituଠuna fase sperimentale, prolifica e modernizzante nella costituzione dello Stato sociale in Italia, in cui il concetto di paternalismo fu superato in un'ottica di conseguimento di diritti per aver adempiuto a dei doveri; declinazione di diritti-doveri in senso nazionale. Tuttavia i progressi compiuti durante la belligeranza non poterono svilupparsi ulteriormente nell'immediato dopoguerra per la concomitanza di una triplice crisi (economica, politica e psicologica) nella società italiana, mentre l'instaurarsi della dittatura fascista generಠuno sviluppo sui generis delle politiche sociali. In campo militare, si ਠconstatato che la tutela delle forze armate in senso assistenziale fu sempre prioritaria rispetto a quella della società civile al fine di vincere la guerra. Già nella reggenza Cadorna nacquero-si svilupparono istituti-iniziative assai potenziate nella reggenza Diaz, le quali, sostenute anche da consistenti aiuti stranieri, assenti nel periodo 1915-17, conseguirono anche maggiori successi perchà© il medesimo contesto operativo difensivo ne ampliava gli effetti benefici fra le truppe. Per quanto riguarda i prigionieri, infine, si ਠargomentato che i flussi delle catture e delle località di detenzione negli stati nemici, fino ad oggi erroneamente calcolate, e la contestualizzata evoluzione diacronica dei sistemi di soccorso, tutti fattori tecnico-logistici, ebbero un ruolo preponderante nel determinare la grande moria di prigionieri italiani nell'ultimo anno di guerra. Pertanto si pensa di avere ragionevolmente dimostrato che l'assistenza, lato sensu, fu un'arma di resistenza tanto nella società civile quanto in quella militare per vincere il conflitto.
L'assistenza alla società civile ed alle forze armate in Italia nella Grande Guerra (1915-1919)
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2018
Abstract
Lo studio ਠdiviso in due parti. La prima parte ha per obiettivo la società civile e analizza l'evoluzione legislativa dello Stato nei settori sanitario-annonario e nella tutela dei danneggiati dal conflitto; considera altresଠle forme della mobilitazione civile per l'assistenza di sà© medesima nella carenza-coesistenza dell'azione statale, nonchà© il rapporto esistente fra dissenso-consenso e assistenza. La seconda parte analizza l'assistenza alle forze armate. Sono trattati i temi dell'assistenza sanitaria, la protezione dai rigori iemali e l'alimentazione. Inoltre si approfondisce la questione della presenza di vantaggi assistenziali nel trattamento dei soldati e nella propaganda delle due guerre degli italiani, quella offensiva e quella difensiva. Infine sono approfondite alcuni aspetti fondamentali del collasso logistico-assistenziale costituito dal soccorso ai prigionieri di guerra. Le conclusioni portano a sostenere che nella società civile la guerra costituଠuna fase sperimentale, prolifica e modernizzante nella costituzione dello Stato sociale in Italia, in cui il concetto di paternalismo fu superato in un'ottica di conseguimento di diritti per aver adempiuto a dei doveri; declinazione di diritti-doveri in senso nazionale. Tuttavia i progressi compiuti durante la belligeranza non poterono svilupparsi ulteriormente nell'immediato dopoguerra per la concomitanza di una triplice crisi (economica, politica e psicologica) nella società italiana, mentre l'instaurarsi della dittatura fascista generಠuno sviluppo sui generis delle politiche sociali. In campo militare, si ਠconstatato che la tutela delle forze armate in senso assistenziale fu sempre prioritaria rispetto a quella della società civile al fine di vincere la guerra. Già nella reggenza Cadorna nacquero-si svilupparono istituti-iniziative assai potenziate nella reggenza Diaz, le quali, sostenute anche da consistenti aiuti stranieri, assenti nel periodo 1915-17, conseguirono anche maggiori successi perchà© il medesimo contesto operativo difensivo ne ampliava gli effetti benefici fra le truppe. Per quanto riguarda i prigionieri, infine, si ਠargomentato che i flussi delle catture e delle località di detenzione negli stati nemici, fino ad oggi erroneamente calcolate, e la contestualizzata evoluzione diacronica dei sistemi di soccorso, tutti fattori tecnico-logistici, ebbero un ruolo preponderante nel determinare la grande moria di prigionieri italiani nell'ultimo anno di guerra. Pertanto si pensa di avere ragionevolmente dimostrato che l'assistenza, lato sensu, fu un'arma di resistenza tanto nella società civile quanto in quella militare per vincere il conflitto.I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14242/291092
URN:NBN:IT:UNIPR-291092