Produzione e narrazione nell'epoca della 'green economy'. Ripensare l'estetica del paesaggio

This thesis aims to rethink the aesthetics of landscape through the key concepts of production and narration. These concepts are used to highlight a specific interaction between the ways in which the world is imagined and the systems and techniques of production through which it modified and build. In order to position the thesis discourse within the philosophical debate, the analysis first identifies three main issues that allow for the observation of how landscape is the site of a chiasm between nature and culture. From this perspective, the thesis seeks to demonstrate, on the one hand, how nature is always understood and artificially constructed by a specific culture, and, on the other hand, how it is possible to situate any culture within its connection to nature. After that, modernity is identified as the specific historical period in which the concept of landscape emerges. Indeed, in this background it becomes evident that the root of landscape lies a recognition of a fracture between human beings and nature, between ancient knowledge and modern science. This gap is presented as the very essence of landscape, conceived as a boundary between nature and culture. Moreover, it is characteristic of modernity to engage in a process of maquillage, whereby the concept of nature, instead of being the result of a cultural invention, tends to appear as its opposite: an objectivity independent of any subjective imaginative gaze. The argument then analyzes several so-called reflective objects, highlighting their capacity to build the cultural sphere through which human beings comprehend and transform their environment: the concept of landscape and the concept of scope as a result of building an environment, are interrelated, becoming the central issue that allows for the analysis of the contemporary philosophical debate on the environment, which defines itself in opposition to modernity, in order to reconsider the premises of the ecological crisis.

La tesi si propone di ripensare l’estetica del paesaggio a partire dai concetti chiave di produzione e narrazione. Con essi si intende rilevare una particolare interazione tra le modalità attraverso le quali il mondo viene immaginato e i sistemi e le tecniche di produzione attraverso cui viene modificato e costruito. Per orientare il discorso di tesi all’interno del dibattito, dapprima l’argomentazione individua tre problemi guida che permettono di osservare come il paesaggio sia il luogo di un chiasmo tra la natura e la cultura. Da questo punto di vista la tesi ha l’obiettivo di mostrare, da una parte, come la natura venga compresa e artefatta a partire da una cultura specifica, e dall’altra, come sia possibile collocare ogni cultura all’interno del suo legame di appartenenza alla natura. Successivamente si individua la modernità come periodo storico specifico in cui il paesaggio viene alla luce. Emerge infatti che alla radice del fenomeno del paesaggio vi sia una presa di coscienza di una frattura tra essere umano e natura, tra sapere antico e scienza moderna. Si mostra come questa presa di distanza sia l’essenza del paesaggio come limite tra natura e cultura. Si rivela tipico della modernità inoltre un processo di maquillage per il quale il concetto di natura, invece di risultare l’esito di un’invenzione propriamente culturale, finisce per apparire come il suo contrario, come un’oggettività indipendente da ogni sguardo immaginifico soggettivo. L’argomentazione analizza dunque alcuni oggetti riflessivi, mettendo in luce la loro peculiare capacità di costruire l’ambito culturale attraverso cui l’essere umano comprende e modifica il proprio ambiente. Il concetto di paesaggio e quello di costruzione di un ambito, come orizzonte complessivo di senso, vengono così messi in relazione e diventano la questione guida che permette di analizzare da ultimo il dibattito contemporaneo, che si autodefinisce in opposizione alla modernità per ripensare i presupposti della crisi ecologica.