Il Decreto Competitività nel 2014 ha introdotto nell’ordinamento italiano le azioni a voto maggiorato e le azioni a voto plurimo. Hanno quindi trovato ingresso anche nel diritto societario italiano istituti – già noti ad altri Paesi (es. Usa e Francia) – che consentono il potenziamento del diritto di voto e si discostano dal principio one share – one vote. Si tratta di meccanismi che consentono al socio di esercitare in assemblea un potere rafforzato rispetto alle risorse investite e di realizzare una dissociazione tra rischio e gestione. La facoltà del potenziamento del voto è stata estesa anche alle società quotate, in un contesto da sempre caratterizzato da un maggior grado di imperatività. Si è deciso quindi di offrire alle quotate italiane uno strumento capace di incidere sulla contendibilità della società, in modo da non subire passivamente la concorrenza di altri ordinamenti, anche europei, assicurando una struttura finanziaria maggiormente versatile. Si è tentato di vincere la ritrosia alla quotazione, fenomeno piuttosto diffuso nel nostro Paese. Non ultimo – si è detto da più parti – lo Stato regolatore ha dotato lo Stato azionista di un efficace strumento per favorire la dismissione delle partecipazioni senza dover subire una diluizione del controllo. Al di là degli intenti dichiarati e di quelli inespressi, la reale portata innovativa dei meccanismi di potenziamento del voto vanno valutate al vaglio dei fatti. In un’ottica di effettività, la ricerca comprende, oltre all’esame della nuova disciplina, anche un’appendice di analisi dei 26 statuti delle società quotate italiane che hanno introdotto la maggiorazione del voto, corredata da tavole sinottiche.
Disproportional ownership nelle società quotate il voto multiplo
Meloni, Sara
2017
Abstract
Il Decreto Competitività nel 2014 ha introdotto nell’ordinamento italiano le azioni a voto maggiorato e le azioni a voto plurimo. Hanno quindi trovato ingresso anche nel diritto societario italiano istituti – già noti ad altri Paesi (es. Usa e Francia) – che consentono il potenziamento del diritto di voto e si discostano dal principio one share – one vote. Si tratta di meccanismi che consentono al socio di esercitare in assemblea un potere rafforzato rispetto alle risorse investite e di realizzare una dissociazione tra rischio e gestione. La facoltà del potenziamento del voto è stata estesa anche alle società quotate, in un contesto da sempre caratterizzato da un maggior grado di imperatività. Si è deciso quindi di offrire alle quotate italiane uno strumento capace di incidere sulla contendibilità della società, in modo da non subire passivamente la concorrenza di altri ordinamenti, anche europei, assicurando una struttura finanziaria maggiormente versatile. Si è tentato di vincere la ritrosia alla quotazione, fenomeno piuttosto diffuso nel nostro Paese. Non ultimo – si è detto da più parti – lo Stato regolatore ha dotato lo Stato azionista di un efficace strumento per favorire la dismissione delle partecipazioni senza dover subire una diluizione del controllo. Al di là degli intenti dichiarati e di quelli inespressi, la reale portata innovativa dei meccanismi di potenziamento del voto vanno valutate al vaglio dei fatti. In un’ottica di effettività, la ricerca comprende, oltre all’esame della nuova disciplina, anche un’appendice di analisi dei 26 statuti delle società quotate italiane che hanno introdotto la maggiorazione del voto, corredata da tavole sinottiche.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
20171109-meloni-abstract-eng.pdf
accesso aperto
Dimensione
29.63 kB
Formato
Adobe PDF
|
29.63 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
20171109-meloni-abstract-ita.pdf
accesso aperto
Dimensione
35.33 kB
Formato
Adobe PDF
|
35.33 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
20171109-meloni.pdf
accesso aperto
Dimensione
1.19 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.19 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14242/62139
URN:NBN:IT:LUISS-62139