The thesis investigates the experience of Francesco Fariello, Saverio Muratori and Ludovico Quaroni, a Rome-based architectural team, that worked together from 1934 to 1940. During their brief but intense partnership, they took part in the most important Italian competitions and they were actively involved in the heated architectural debate in the Thirties, as they wrote for the main architecture magazines and newspapers. In their projects, they experimented different languages. At first, they endorsed an original modernity, inspired by models mostly observed in foreign magazines, and later they started to look at classicism as a renewed source of architectural shapes. During the fascism's last years, they fully embodied the complexity of Italian architectural culture, participating in the late Thirties, as a lot of their peers, in the planning of the Esposizione Universale di Roma 1942 (E42). The projects proposed for Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi and for Piazza Imperiale and its facing buildings appear to be - both now and then - contradictory to their first works. The stylistic turning point, as known, reflects a more general step back of modern architecture in Italy, due to the new imperial and monumental character expected by Benito Mussolini after the Italo-Ethiopian War and to the autarchic policy, which restricted the use of materials such as steel and glass, but it also depended on the closeness of the three young architects to Marcello Piacentini. One of the thesis' chapter deals with their relationship, starting from the participation of Fariello and Muratori in the editorial staff of «Architettura» to the collaboration between Quaroni and Piacentini in the set-up of several expositions in the two editions of Triennale di Milano of 1936 and 1940. The analysis of many unpublished drawings realized by the three architects for E42 projects, preserved in Quaroni's archive held by Associazione Archivio storico Olivetti, shows the attempt to build their own classic identity, founded on the study of a large collection of buildings, both Italian and foreign, and both ancient and contemporary. This is the proof that E42 projects were not exclusively influenced by the Scandinavian classicism, as claimed first by Manfredo Tafuri in his monograph research about Quaroni in 1964 and taken for granted by the subsequent literature, but they were rather inspired by a broad spectrum of design references, taken from «the classic architecture of all time», as they wrote on the report for Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi's competition. The thesis ascribes this design method to the legacy of the Scuola superiore di Architettura di Roma, which they attended between 1928 and 1934. In fact, the School, and especially the two-year courses Storia e stili dell'architettura and Disegno architettonico ed elementi di composizione, respectively held by Vincenzo Fasolo and Enrico Del Debbio, taught the students to search in the entire history of architecture spatial schemes and design rules to abstract and propose again in contemporary projects. Second World War interrupted both the construction of the Esposizione Universale di Roma and their partnership, which had probably been in crisis since 1938. Their collaboration dissolved in three different careers, and even though they became all academics at the Faculty of Architecture of the University of Rome, they undertook very distant paths from each other, both for the subjects taught and for the method proposed. An echo of this collaborative experience remains, especially in Muratori and Quaroni, in the ability to interpret the lesson of the past: the former through the formulation of the theory of “storia operante”; the latter through the development of a gaze able to seize and report, in books as Immagine di Roma and in projects as Teatro dell'Opera's extension, the Roman history and spirit, which have always been present in its architecture and in its people.

La tesi indaga l'esperienza del gruppo composto da Francesco Fariello, Saverio Muratori e Ludovico Quaroni, attivo dal 1934 al 1940 a Roma. Nel loro seppur breve ma intenso periodo di collaborazione presero parte ai più importanti concorsi di architettura nazionali e parteciparono al vivace dibattito degli anni Trenta attraverso una proficua attività editoriale sulle principali riviste di architettura e non. Nei loro progetti attraversarono linguaggi diversi, aderendo in un primo momento a un'originale modernità, che prendeva a modello riferimenti osservati principalmente sulle riviste straniere, per piegare infine verso una espressione architettonica che guardava alla classicità come bacino di una nuova grammatica del costruire. Incarnarono a pieno la complessità della cultura architettonica italiana durante gli ultimi anni del ventennio fascista, approdando, nella conclusione della loro attività collaborativa, alla progettazione dell'Esposizione universale del 1942. I progetti proposti per i concorsi del Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi e per la Piazza Imperiale e gli edifici prospicienti appaiono oggi -e tali apparirono anche allora- in contraddizione con i primi lavori. Questa svolta, oltre a rappresentare un generale diffuso arresto dell'architettura moderna in Italia, a causa, come noto, del nuovo carattere imperiale atteso da Benito Mussolini dopo la conquista d'Etiopia e della politica autarchica che restringeva di fatto la possibilità di usare materiali come ferro e vetro, fu anche dettata da un progressivo avvicinamento dei tre giovani a Marcello Piacentini. Un capitolo della tesi è dedicato alla descrizione del loro rapporto, a partire dall'intensa partecipazione di Fariello e Muratori alla redazione di «Architettura» fino alla collaborazione professionale di Quaroni con Piacentini nei progetti allestitivi delle edizioni della Triennale di Milano del 1936 e del 1940. L'esame puntuale dei numerosi disegni di studio inediti dei tre architetti per i progetti dell'E42, rinvenuti nel fondo personale di Quaroni conservato presso l'Associazione archivio storico Olivetti, mette in luce il tentativo di costruire una propria peculiare identità classica sulla base dello studio di edifici provenienti da un vasto repertorio, italiano e straniero, antico e contemporaneo. Ciò dimostra che la loro esperienza dell'E42 non fu orientata esclusivamente verso i modelli del neoclassicismo scandinavo, così come la letteratura precedente ha sostenuto a partire dalla monografia di Manfredo Tafuri su Quaroni del 1964, ma su un ampio spettro di riferimenti progettuali ispirati, come essi stessi scrissero nella relazione di concorso del Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi, alle «buone architetture classiche di tutti i tempi», sulla linea di una cultura progettuale appresa pochi anni prima alla Scuola superiore di Architettura di Roma. Fu la Scuola infatti, e in particolare i corsi biennali di Storia e stili dell'architettura di Vincenzo Fasolo e di Disegno architettonico ed elementi di composizione di Enrico Del Debbio, a educare gli architetti a un metodo operativo che coglieva dalla storia schemi spaziali e regole compositive, necessari a istruire il progetto del nuovo. La seconda guerra mondiale interruppe sia il cantiere dell'Esposizione universale, sia la loro collaborazione, probabilmente in crisi già dal 1938. L'esperienza di questi anni si dissolse in tre carriere distinte, che seppur gravitanti tutte tra le aule della Facoltà di architettura di Roma, intrapresero cammini, metodologicamente e disciplinarmente, lontani. Una eco di queste vicende però rimase, soprattutto in Muratori e in Quaroni, nella capacità di saper tradurre e interpretare la lezione della storia. Nel primo attraverso la codificazione di una “storia operante”; nel secondo attraverso la formazione di uno sguardo capace di cogliere, tanto in testi come Immagine di Roma del 1969 che in progetti come l'ampliamento del Teatro dell'Opera di Roma, una storia di Roma e della romanità, costantemente presente e connotante la sua architettura e i suoi abitanti.

Traduttori e interpreti della classicità. Francesco Fariello, Saverio Muratori, Ludovico Quaroni (1928-1940)

D'Abate, Sara
2019

Abstract

The thesis investigates the experience of Francesco Fariello, Saverio Muratori and Ludovico Quaroni, a Rome-based architectural team, that worked together from 1934 to 1940. During their brief but intense partnership, they took part in the most important Italian competitions and they were actively involved in the heated architectural debate in the Thirties, as they wrote for the main architecture magazines and newspapers. In their projects, they experimented different languages. At first, they endorsed an original modernity, inspired by models mostly observed in foreign magazines, and later they started to look at classicism as a renewed source of architectural shapes. During the fascism's last years, they fully embodied the complexity of Italian architectural culture, participating in the late Thirties, as a lot of their peers, in the planning of the Esposizione Universale di Roma 1942 (E42). The projects proposed for Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi and for Piazza Imperiale and its facing buildings appear to be - both now and then - contradictory to their first works. The stylistic turning point, as known, reflects a more general step back of modern architecture in Italy, due to the new imperial and monumental character expected by Benito Mussolini after the Italo-Ethiopian War and to the autarchic policy, which restricted the use of materials such as steel and glass, but it also depended on the closeness of the three young architects to Marcello Piacentini. One of the thesis' chapter deals with their relationship, starting from the participation of Fariello and Muratori in the editorial staff of «Architettura» to the collaboration between Quaroni and Piacentini in the set-up of several expositions in the two editions of Triennale di Milano of 1936 and 1940. The analysis of many unpublished drawings realized by the three architects for E42 projects, preserved in Quaroni's archive held by Associazione Archivio storico Olivetti, shows the attempt to build their own classic identity, founded on the study of a large collection of buildings, both Italian and foreign, and both ancient and contemporary. This is the proof that E42 projects were not exclusively influenced by the Scandinavian classicism, as claimed first by Manfredo Tafuri in his monograph research about Quaroni in 1964 and taken for granted by the subsequent literature, but they were rather inspired by a broad spectrum of design references, taken from «the classic architecture of all time», as they wrote on the report for Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi's competition. The thesis ascribes this design method to the legacy of the Scuola superiore di Architettura di Roma, which they attended between 1928 and 1934. In fact, the School, and especially the two-year courses Storia e stili dell'architettura and Disegno architettonico ed elementi di composizione, respectively held by Vincenzo Fasolo and Enrico Del Debbio, taught the students to search in the entire history of architecture spatial schemes and design rules to abstract and propose again in contemporary projects. Second World War interrupted both the construction of the Esposizione Universale di Roma and their partnership, which had probably been in crisis since 1938. Their collaboration dissolved in three different careers, and even though they became all academics at the Faculty of Architecture of the University of Rome, they undertook very distant paths from each other, both for the subjects taught and for the method proposed. An echo of this collaborative experience remains, especially in Muratori and Quaroni, in the ability to interpret the lesson of the past: the former through the formulation of the theory of “storia operante”; the latter through the development of a gaze able to seize and report, in books as Immagine di Roma and in projects as Teatro dell'Opera's extension, the Roman history and spirit, which have always been present in its architecture and in its people.
2019
Italiano
La tesi indaga l'esperienza del gruppo composto da Francesco Fariello, Saverio Muratori e Ludovico Quaroni, attivo dal 1934 al 1940 a Roma. Nel loro seppur breve ma intenso periodo di collaborazione presero parte ai più importanti concorsi di architettura nazionali e parteciparono al vivace dibattito degli anni Trenta attraverso una proficua attività editoriale sulle principali riviste di architettura e non. Nei loro progetti attraversarono linguaggi diversi, aderendo in un primo momento a un'originale modernità, che prendeva a modello riferimenti osservati principalmente sulle riviste straniere, per piegare infine verso una espressione architettonica che guardava alla classicità come bacino di una nuova grammatica del costruire. Incarnarono a pieno la complessità della cultura architettonica italiana durante gli ultimi anni del ventennio fascista, approdando, nella conclusione della loro attività collaborativa, alla progettazione dell'Esposizione universale del 1942. I progetti proposti per i concorsi del Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi e per la Piazza Imperiale e gli edifici prospicienti appaiono oggi -e tali apparirono anche allora- in contraddizione con i primi lavori. Questa svolta, oltre a rappresentare un generale diffuso arresto dell'architettura moderna in Italia, a causa, come noto, del nuovo carattere imperiale atteso da Benito Mussolini dopo la conquista d'Etiopia e della politica autarchica che restringeva di fatto la possibilità di usare materiali come ferro e vetro, fu anche dettata da un progressivo avvicinamento dei tre giovani a Marcello Piacentini. Un capitolo della tesi è dedicato alla descrizione del loro rapporto, a partire dall'intensa partecipazione di Fariello e Muratori alla redazione di «Architettura» fino alla collaborazione professionale di Quaroni con Piacentini nei progetti allestitivi delle edizioni della Triennale di Milano del 1936 e del 1940. L'esame puntuale dei numerosi disegni di studio inediti dei tre architetti per i progetti dell'E42, rinvenuti nel fondo personale di Quaroni conservato presso l'Associazione archivio storico Olivetti, mette in luce il tentativo di costruire una propria peculiare identità classica sulla base dello studio di edifici provenienti da un vasto repertorio, italiano e straniero, antico e contemporaneo. Ciò dimostra che la loro esperienza dell'E42 non fu orientata esclusivamente verso i modelli del neoclassicismo scandinavo, così come la letteratura precedente ha sostenuto a partire dalla monografia di Manfredo Tafuri su Quaroni del 1964, ma su un ampio spettro di riferimenti progettuali ispirati, come essi stessi scrissero nella relazione di concorso del Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi, alle «buone architetture classiche di tutti i tempi», sulla linea di una cultura progettuale appresa pochi anni prima alla Scuola superiore di Architettura di Roma. Fu la Scuola infatti, e in particolare i corsi biennali di Storia e stili dell'architettura di Vincenzo Fasolo e di Disegno architettonico ed elementi di composizione di Enrico Del Debbio, a educare gli architetti a un metodo operativo che coglieva dalla storia schemi spaziali e regole compositive, necessari a istruire il progetto del nuovo. La seconda guerra mondiale interruppe sia il cantiere dell'Esposizione universale, sia la loro collaborazione, probabilmente in crisi già dal 1938. L'esperienza di questi anni si dissolse in tre carriere distinte, che seppur gravitanti tutte tra le aule della Facoltà di architettura di Roma, intrapresero cammini, metodologicamente e disciplinarmente, lontani. Una eco di queste vicende però rimase, soprattutto in Muratori e in Quaroni, nella capacità di saper tradurre e interpretare la lezione della storia. Nel primo attraverso la codificazione di una “storia operante”; nel secondo attraverso la formazione di uno sguardo capace di cogliere, tanto in testi come Immagine di Roma del 1969 che in progetti come l'ampliamento del Teatro dell'Opera di Roma, una storia di Roma e della romanità, costantemente presente e connotante la sua architettura e i suoi abitanti.
Menghini, Anna Bruna
Menghini, Anna Bruna
Politecnico di Bari
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/63756
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:POLIBA-63756