L’emersione di un progetto perduto offre la possibilità di riflettere su come la metafora teatrale associata alla prassi del progetto costruisca uno dei versanti teorico-pratici maggiormente riconosciuti della scuola italiana inerenti alla disciplina della composizione architettonica-urbana. Proseguendo nel solco delineato da questo assunto inziale, la figura dell’autore si erge a necessario interpréte. Il progetto-composizione di Gian Carlo Leoncilli Massi per l’allestimento della mostra Venezia e lo spazio scenico curata dalla Biennale Architettura/Teatro del 1979, oltre agli aspetti inediti di un progetto scenico riflettuto alla scala urbana, ambisce a mettere in tensione il rapporto che sussiste tra una metodologia compositiva che interiorizza l’azione della mise-en-scène, e uno sguardo capace di interpretare il luogo-territorio in termini di ‘teatro di teoria e di tecnica’. Se nel comporre è intrinseca l’operazione di messa in scena, l’allestimento per Venezia e lo spazio scenico costituisce un momento di riflessione nodale per la messa a fuoco di alcuni temi teorici capaci di chiarire quali corollari pratico-compositivo-progettuali scaturiscano dall’assunzione del luogo in termini di ‘teatro’: luogo nel quale si esige il doppio della narrazione: finzione e verità, immaginazione e realtà, tradizione e invenzione. È nella tensione tra reale e mentale che il processo compositivo si attua come prassi alchemica, ars combinatoria, abile nel comporre figure che siano in grado di avvalorare la duplice natura che struttura ogni luogo: il comporre scenico garantisce la permanenza nel mox delle convenzioni di valori che hanno costruito, stratificandosi, lo stesso concetto di luogo e assicura mediante l’esercizio dell’artificio della rappresentazione l’esercizio che il soggetto autorale deve rivendicare per sé: lo straniamento. Approfondendo tali spunti teorici e tenendo come fondale l’esperienza compositiva della Biennale del 1979, il progetto di ricerca, sviando dalla metafora ormai usurata che riconosce la città come scenografia fissa e il cittadino in veste di attore, sfrutta l’occasione del progetto di Leoncilli Massi per ricostruire il senso dell’agire compositivo-scenico, le finalità, le potenzialità che un tale approccio al luogo è capace di proiettare all’interno del processo di elaborazione compositiva a fini progettuali. Le conclusioni che la tesi di ricerca individua sono trattate in apertura nella sezione Prospettive di ricerca per il teatro lagunare mediante l’unico mezzo che si ritiene coerente al tema trattato dalla ricerca: un saggio compositivo-progettuale veneziano. Predisponendo una lettura teatrale pluriscalare del territorio-laguna, il progetto ricerca lo scenario che il luogo è capace di evocare qualora sia riletto criticamente a partire da documenti storici, cronache, miti e leggende. Il progetto si definisce affermando il suo valore primo nel disegno di una geografia scenica entro la quale l’architettura si specchia e si riconosce come compartecipe di un ‘doppio’.
Venezia teatro di teoria e tecnica
MOSETTI, ALESSANDRO VIRGILIO
2022
Abstract
L’emersione di un progetto perduto offre la possibilità di riflettere su come la metafora teatrale associata alla prassi del progetto costruisca uno dei versanti teorico-pratici maggiormente riconosciuti della scuola italiana inerenti alla disciplina della composizione architettonica-urbana. Proseguendo nel solco delineato da questo assunto inziale, la figura dell’autore si erge a necessario interpréte. Il progetto-composizione di Gian Carlo Leoncilli Massi per l’allestimento della mostra Venezia e lo spazio scenico curata dalla Biennale Architettura/Teatro del 1979, oltre agli aspetti inediti di un progetto scenico riflettuto alla scala urbana, ambisce a mettere in tensione il rapporto che sussiste tra una metodologia compositiva che interiorizza l’azione della mise-en-scène, e uno sguardo capace di interpretare il luogo-territorio in termini di ‘teatro di teoria e di tecnica’. Se nel comporre è intrinseca l’operazione di messa in scena, l’allestimento per Venezia e lo spazio scenico costituisce un momento di riflessione nodale per la messa a fuoco di alcuni temi teorici capaci di chiarire quali corollari pratico-compositivo-progettuali scaturiscano dall’assunzione del luogo in termini di ‘teatro’: luogo nel quale si esige il doppio della narrazione: finzione e verità, immaginazione e realtà, tradizione e invenzione. È nella tensione tra reale e mentale che il processo compositivo si attua come prassi alchemica, ars combinatoria, abile nel comporre figure che siano in grado di avvalorare la duplice natura che struttura ogni luogo: il comporre scenico garantisce la permanenza nel mox delle convenzioni di valori che hanno costruito, stratificandosi, lo stesso concetto di luogo e assicura mediante l’esercizio dell’artificio della rappresentazione l’esercizio che il soggetto autorale deve rivendicare per sé: lo straniamento. Approfondendo tali spunti teorici e tenendo come fondale l’esperienza compositiva della Biennale del 1979, il progetto di ricerca, sviando dalla metafora ormai usurata che riconosce la città come scenografia fissa e il cittadino in veste di attore, sfrutta l’occasione del progetto di Leoncilli Massi per ricostruire il senso dell’agire compositivo-scenico, le finalità, le potenzialità che un tale approccio al luogo è capace di proiettare all’interno del processo di elaborazione compositiva a fini progettuali. Le conclusioni che la tesi di ricerca individua sono trattate in apertura nella sezione Prospettive di ricerca per il teatro lagunare mediante l’unico mezzo che si ritiene coerente al tema trattato dalla ricerca: un saggio compositivo-progettuale veneziano. Predisponendo una lettura teatrale pluriscalare del territorio-laguna, il progetto ricerca lo scenario che il luogo è capace di evocare qualora sia riletto criticamente a partire da documenti storici, cronache, miti e leggende. Il progetto si definisce affermando il suo valore primo nel disegno di una geografia scenica entro la quale l’architettura si specchia e si riconosce come compartecipe di un ‘doppio’.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/64282
URN:NBN:IT:IUAV-64282