Il presente lavoro ha ad oggetto lo studio dei riflessi processuali della confisca, un istituto che incarna una delle più rilevanti linee evolutive del nostro attuale sistema penale. Esso cerca di richiamare l’attenzione sul fatto che il tradizionale modello di giustizia penale funzionale alla punizione del soggetto colpevole di un reato si sta muovendo verso un paradigma di procedimento contro il patrimonio, nel quale non si ritiene più necessaria la condanna della persona fisica. Il processo sta diventando, così, sempre più finalizzato e costruito in dipendenza delle misure ablatorie e l’obiettivo di accertamento della responsabilità con esso tradizionalmente perseguito rischia di degradare a mera verifica della sussistenza di un legame tra il patrimonio aggredito e una precedente attività illecita, lasciando in disparte la colpevolezza dell’autore. Esso si articola in quattro capitoli. Il primo capitolo è dedicato all’analisi delle varie tipologie di confisca presenti nel nostro ordinamento attraverso un criterio di indagine di tipo funzionale che tenta di mettere in luce la natura delle singole ipotesi ablatorie a prescindere dalla loro etichetta formale. In esso sono stati presi in considerazione anche i recenti interventi legislativi attuati dal d.lgs. 29 ottobre 2016, n. 202, e dalla l. 17 ottobre 2017 n.161, di riforma del codice antimafia. Il secondo capitolo si occupa dell’individuazione dei presupposti applicativi delle misure ablatorie, evidenziando l’evoluzione storica dei singoli istituti attraverso l’esame delle pronunce giurisprudenziali, interne e sovranazionali, maggiormente rilevanti sul punto. L’obiettivo perseguito è stato quello di osservare le ripercussioni dell’evoluzione degli istituti di diritto sostanziale esaminati nel primo capitolo sulla disciplina e sulle funzioni del processo penale. A tal fine, è stato esaminato l’atteggiamento della giurisprudenza che considera sempre più trascurabile il risultato decisorio ai fini dell’applicazione della confisca, nonostante tale misura abbia assunto ormai da tempo – e in direzione contraria – connotati spiccatamente punitivi. Parallelamente si è avuta cura di dare atto dell’attuale dialogo tra la Corte costituzionale e la Corte di Strasburgo in merito all’ammissibilità di ipotesi di confisca senza condanna e alle relative garanzie processuali. In particolare, sono state esaminate le pronunce Sud Fondi e Varvara, sul tema della confisca urbanistica, nonché le argomentazioni utilizzate dalla Corte costituzionale per negare che i principi enunciati nella decisione Varvara costituiscano “principi consolidati” tali da poter vincolare i nostri giudici. Viene, inoltre, approfondita la posizione recentemente assunta dalla Corte di cassazione, a sezioni unite, che ha cercato di rinvenire una composizione all’interno del sistema facendo riferimento alla pronuncia di condanna in primo grado come presupposto sufficiente per legittimare l’utilizzo della misura ablatoria in funzione di misura di sicurezza. Il terzo capitolo è strettamente collegato al precedente e affronta il problema della confisca senza condanna sul piano processuale, occupandosi della natura e della disciplina delle sentenze di proscioglimento e dei relativi criteri di giudizio. Ivi si cerca di analizzare il legame tra confisca ed accertamento giurisdizionale sulla fondatezza dell’imputazione, verificando in quali ipotesi ed entro quali limiti possa ritenersi che il giudice sia legittimato ad appurare la responsabilità degli imputati, rilevante ai fini ablatori, anche a prescindere dalla pronuncia di una formale decisione di condanna. Ciò al fine di fornire una risposta ai molteplici interrogativi, formulati nei capitoli precedenti, aventi ad oggetto la comprensione dell’attuale morfologia dell’istituto della condanna nonché l’individuazione dei modelli di accertamento che possano essere ad essa equiparati. Il quarto e ultimo capitolo esplora le problematiche individuate alla luce dell’evoluzione degli strumenti di ablazione patrimoniale in ambito europeo. Partendo, dunque, dall’analisi delle numerose decisioni quadro intervenute in questa materia e dell’operatività del principio di mutuo riconoscimento tra Stati membri, l’analisi si è incentrata sulle varie ipotesi di confisca concepite dalla direttiva 2014/42/UE, con la quale il legislatore europeo ha cercato di operare un primo tentativo di armonizzazione della materia. Il riferimento a questo strumento ha consentito, inoltre, di soffermare l’attenzione sui meccanismi di actio in rem che vengono utilizzati, soprattutto dai Paesi di common law, per aggredire i patrimoni illeciti indipendentemente dall’instaurazione di un procedimento a carico delle persone fisiche. Per completare la disamina è stata, inoltre, commentata la recente proposta di regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio del 21 dicembre 2016 che, proseguendo nel percorso tratteggiato dalla precedente direttiva, propone di occuparsi della disciplina della confisca in assenza di condanna, affidando, però, agli Stati membri il compito di definirne la natura giuridica.

Il processo penale al patrimonio e le funzioni della confisca

AGOSTINI, BIANCA
2018

Abstract

Il presente lavoro ha ad oggetto lo studio dei riflessi processuali della confisca, un istituto che incarna una delle più rilevanti linee evolutive del nostro attuale sistema penale. Esso cerca di richiamare l’attenzione sul fatto che il tradizionale modello di giustizia penale funzionale alla punizione del soggetto colpevole di un reato si sta muovendo verso un paradigma di procedimento contro il patrimonio, nel quale non si ritiene più necessaria la condanna della persona fisica. Il processo sta diventando, così, sempre più finalizzato e costruito in dipendenza delle misure ablatorie e l’obiettivo di accertamento della responsabilità con esso tradizionalmente perseguito rischia di degradare a mera verifica della sussistenza di un legame tra il patrimonio aggredito e una precedente attività illecita, lasciando in disparte la colpevolezza dell’autore. Esso si articola in quattro capitoli. Il primo capitolo è dedicato all’analisi delle varie tipologie di confisca presenti nel nostro ordinamento attraverso un criterio di indagine di tipo funzionale che tenta di mettere in luce la natura delle singole ipotesi ablatorie a prescindere dalla loro etichetta formale. In esso sono stati presi in considerazione anche i recenti interventi legislativi attuati dal d.lgs. 29 ottobre 2016, n. 202, e dalla l. 17 ottobre 2017 n.161, di riforma del codice antimafia. Il secondo capitolo si occupa dell’individuazione dei presupposti applicativi delle misure ablatorie, evidenziando l’evoluzione storica dei singoli istituti attraverso l’esame delle pronunce giurisprudenziali, interne e sovranazionali, maggiormente rilevanti sul punto. L’obiettivo perseguito è stato quello di osservare le ripercussioni dell’evoluzione degli istituti di diritto sostanziale esaminati nel primo capitolo sulla disciplina e sulle funzioni del processo penale. A tal fine, è stato esaminato l’atteggiamento della giurisprudenza che considera sempre più trascurabile il risultato decisorio ai fini dell’applicazione della confisca, nonostante tale misura abbia assunto ormai da tempo – e in direzione contraria – connotati spiccatamente punitivi. Parallelamente si è avuta cura di dare atto dell’attuale dialogo tra la Corte costituzionale e la Corte di Strasburgo in merito all’ammissibilità di ipotesi di confisca senza condanna e alle relative garanzie processuali. In particolare, sono state esaminate le pronunce Sud Fondi e Varvara, sul tema della confisca urbanistica, nonché le argomentazioni utilizzate dalla Corte costituzionale per negare che i principi enunciati nella decisione Varvara costituiscano “principi consolidati” tali da poter vincolare i nostri giudici. Viene, inoltre, approfondita la posizione recentemente assunta dalla Corte di cassazione, a sezioni unite, che ha cercato di rinvenire una composizione all’interno del sistema facendo riferimento alla pronuncia di condanna in primo grado come presupposto sufficiente per legittimare l’utilizzo della misura ablatoria in funzione di misura di sicurezza. Il terzo capitolo è strettamente collegato al precedente e affronta il problema della confisca senza condanna sul piano processuale, occupandosi della natura e della disciplina delle sentenze di proscioglimento e dei relativi criteri di giudizio. Ivi si cerca di analizzare il legame tra confisca ed accertamento giurisdizionale sulla fondatezza dell’imputazione, verificando in quali ipotesi ed entro quali limiti possa ritenersi che il giudice sia legittimato ad appurare la responsabilità degli imputati, rilevante ai fini ablatori, anche a prescindere dalla pronuncia di una formale decisione di condanna. Ciò al fine di fornire una risposta ai molteplici interrogativi, formulati nei capitoli precedenti, aventi ad oggetto la comprensione dell’attuale morfologia dell’istituto della condanna nonché l’individuazione dei modelli di accertamento che possano essere ad essa equiparati. Il quarto e ultimo capitolo esplora le problematiche individuate alla luce dell’evoluzione degli strumenti di ablazione patrimoniale in ambito europeo. Partendo, dunque, dall’analisi delle numerose decisioni quadro intervenute in questa materia e dell’operatività del principio di mutuo riconoscimento tra Stati membri, l’analisi si è incentrata sulle varie ipotesi di confisca concepite dalla direttiva 2014/42/UE, con la quale il legislatore europeo ha cercato di operare un primo tentativo di armonizzazione della materia. Il riferimento a questo strumento ha consentito, inoltre, di soffermare l’attenzione sui meccanismi di actio in rem che vengono utilizzati, soprattutto dai Paesi di common law, per aggredire i patrimoni illeciti indipendentemente dall’instaurazione di un procedimento a carico delle persone fisiche. Per completare la disamina è stata, inoltre, commentata la recente proposta di regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio del 21 dicembre 2016 che, proseguendo nel percorso tratteggiato dalla precedente direttiva, propone di occuparsi della disciplina della confisca in assenza di condanna, affidando, però, agli Stati membri il compito di definirne la natura giuridica.
19-ott-2018
Italiano
MOSCARINI, PAOLO
Luiss Guido Carli
234
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/64761
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:LUISS-64761