International child abduction is a global and growing phenomenon that refers to the illegal removal (or retention) of children from their home to a foreign country, usually realized by a parent. In this context, “illegal” is normally taken to mean “in breach of custodial rights” and “home” is defined as the child's habitual residence, that is the family and social environment in which the life of the child has developed. A decisive role in this field is played by the Hague Convention on the Civil Aspects of International Child Abduction of the 25 October 1980. The Hague Convention aims to combat parental child abduction by providing a rapid procedure (request by the left-behind parent) for the return of the child to the country of his habitual residence, where the right Court will take a decision on his future. Actually, when the Hague Convention was negotiated there was an assumption: most abductors were non-primary carers, usually fathers, upset about the breakdown of their marriage and the loss of easy day to day contact with their children. The Convention is capable of working very well in such cases: sending the children back home as soon as possible would restore the status quo and protect their stability. However, the conventional paradigm soon turned out to be mistaken or changed (we don’t know because we do not have statistical information before 1980): actually, statistical information on the operation of the 1980 Hague Abduction Convention shows that 73% of parental child abductions (on a total of 2.270 cases in 2015) are committed by mothers. Alarmingly, many of them (70%) are fleeing from domestic violence

Oggetto del mio lavoro di ricerca è la sottrazione internazionale di minore, fenomeno che si verifica quando un minore viene condotto o trattenuto in uno Stato diverso da quello in cui risiede abitualmente, senza il consenso del genitore che ne ha la responsabilità genitoriale o al quale comunque spetta la decisione sul luogo della sua residenza. La Convenzione dell’Aja del 1980 è lo strumento di riferimento su scala internazionale per gestire il procedimento di ritorno del minore: prevede un meccanismo molto semplice ideato per permettere, nel minor tempo possibile, il ritorno del bambino dallo Stato di rifugio al proprio Stato di residenza abituale, luogo in cui si trova idealmente il giudice che può meglio decidere sul suo affidamento. L’oggetto del giudizio di sottrazione non sarà dunque l’opportunità o meno che il bambino torni nel proprio Stato di residenza abituale (si presume infatti, ragionando a livello astratto, che il ritorno sia la scelta migliore nell’interesse del minore), bensì verterà sul verificare la sussistenza di una delle eccezioni al rimpatrio tassativamente indicate dalla Convenzione. Quanto invece alla disciplina penalistica, il reato di sottrazione internazionale di minore è stato introdotto in Italia nel 2009 (legge 15 luglio 2009, n. 94) all’art. 574-bis c.p. La disciplina appena accennata fornisce una risposta adeguata ai casi in cui il genitore non affidatario (spesso il padre) allontana il minore dal genitore affidatario per ritorsione nei confronti di quest’ultimo; tuttavia, accade sempre più spesso che siano le madri (in un contesto di affidamento condiviso) ad allontanarsi dalla residenza abituale (in molti casi per sfuggire a situazioni di violenza domestica) e a fare ritorno nel loro Stato di origine, senza coordinarsi (o non potendo farlo) con l’altro genitore. Questa inversione di tendenza emerge chiaramente dai dati statistici raccolti nell’ambito della Conferenza dell’Aja. Non resta, dunque, che chiedersi se la normativa vigente sia in linea con la fotografia della realtà fornita dai dati empirici.

La sottrazione internazionale di minori: limiti degli strumenti normativi di contrasto

CARDINALE, NOEMI MARIA
2022

Abstract

International child abduction is a global and growing phenomenon that refers to the illegal removal (or retention) of children from their home to a foreign country, usually realized by a parent. In this context, “illegal” is normally taken to mean “in breach of custodial rights” and “home” is defined as the child's habitual residence, that is the family and social environment in which the life of the child has developed. A decisive role in this field is played by the Hague Convention on the Civil Aspects of International Child Abduction of the 25 October 1980. The Hague Convention aims to combat parental child abduction by providing a rapid procedure (request by the left-behind parent) for the return of the child to the country of his habitual residence, where the right Court will take a decision on his future. Actually, when the Hague Convention was negotiated there was an assumption: most abductors were non-primary carers, usually fathers, upset about the breakdown of their marriage and the loss of easy day to day contact with their children. The Convention is capable of working very well in such cases: sending the children back home as soon as possible would restore the status quo and protect their stability. However, the conventional paradigm soon turned out to be mistaken or changed (we don’t know because we do not have statistical information before 1980): actually, statistical information on the operation of the 1980 Hague Abduction Convention shows that 73% of parental child abductions (on a total of 2.270 cases in 2015) are committed by mothers. Alarmingly, many of them (70%) are fleeing from domestic violence
24-gen-2022
Italiano
Oggetto del mio lavoro di ricerca è la sottrazione internazionale di minore, fenomeno che si verifica quando un minore viene condotto o trattenuto in uno Stato diverso da quello in cui risiede abitualmente, senza il consenso del genitore che ne ha la responsabilità genitoriale o al quale comunque spetta la decisione sul luogo della sua residenza. La Convenzione dell’Aja del 1980 è lo strumento di riferimento su scala internazionale per gestire il procedimento di ritorno del minore: prevede un meccanismo molto semplice ideato per permettere, nel minor tempo possibile, il ritorno del bambino dallo Stato di rifugio al proprio Stato di residenza abituale, luogo in cui si trova idealmente il giudice che può meglio decidere sul suo affidamento. L’oggetto del giudizio di sottrazione non sarà dunque l’opportunità o meno che il bambino torni nel proprio Stato di residenza abituale (si presume infatti, ragionando a livello astratto, che il ritorno sia la scelta migliore nell’interesse del minore), bensì verterà sul verificare la sussistenza di una delle eccezioni al rimpatrio tassativamente indicate dalla Convenzione. Quanto invece alla disciplina penalistica, il reato di sottrazione internazionale di minore è stato introdotto in Italia nel 2009 (legge 15 luglio 2009, n. 94) all’art. 574-bis c.p. La disciplina appena accennata fornisce una risposta adeguata ai casi in cui il genitore non affidatario (spesso il padre) allontana il minore dal genitore affidatario per ritorsione nei confronti di quest’ultimo; tuttavia, accade sempre più spesso che siano le madri (in un contesto di affidamento condiviso) ad allontanarsi dalla residenza abituale (in molti casi per sfuggire a situazioni di violenza domestica) e a fare ritorno nel loro Stato di origine, senza coordinarsi (o non potendo farlo) con l’altro genitore. Questa inversione di tendenza emerge chiaramente dai dati statistici raccolti nell’ambito della Conferenza dell’Aja. Non resta, dunque, che chiedersi se la normativa vigente sia in linea con la fotografia della realtà fornita dai dati empirici.
sottrazione; internazionale; minori; Convenzione Aja 1980; Art. 574-bis c.p.
PECORELLA, CLAUDIA
Università degli Studi di Milano-Bicocca
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/71885
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIMIB-71885