Questa tesi è il risultato di una ricerca etnografica condotta frequentando le attività del Grupo de Capoeira Angola Pelourinho - GCAP - a Salvador (Bahia/Brasile) e a Cremona (Italia). É una narrativa centrata in un’esperienza d’autore nomade, che è diventata l'occasione per indagare i processi culturali e artistici, così come le dinamiche politiche e sociali che l’operato di diversi attori, della fine del XIX secolo ad oggi, ha prodotto sulla capoeira, cambiando il suo status: da pratica criminalizzata (e sempre marginalizzata) a simbolo del Patrimonio Immateriale dell'Umanità. Critico nei confronti di questo progetto di istituzionalizzazione, il GCAP, orientato da Mestre Moraes, Pedro Moraes Trindade, sviluppa un progetto interessato a comprendere, nel contesto attuale, narrazioni orali e corporali, portando avanti principi e pratiche che contraddistinguono quest’arte nella loro complessità. Como trasmessa nel GCAP, la capoeira angola suggerisce un pensiero del intermezzo (in-between), stimolando la costante ricerca di altre verità, ancorato in un processo di apprendimento privo di punto finale. Per sottolineare questo aspetto, la narrazione della mia esperienza etnografica non ha affrontato solo gli aspetti visibili della capoeira - materializzazione che le persone con i loro corpi fanno della capoeira -, ma di come questa pratica stimola emozioni, interessi e conoscenze. La mia esperienza, in dialogo con gli altri membri del GCAP e le sue produzioni, ha fatto emergere anche l'esistenza di una tradizione poetica della Capoeira Angola, che ho chiamato poetica mandinga, sottolineando la sua ascendenza africana. É importante accentuare che, dal XX secolo, questa manifestazione poetica ha iniziato ad essere registrata, sviluppando una conseguente produzione discografica accessibile a persone provenienti da diverse parti del mondo.
DO CANTO AO GESTO, DO CORPO AO TEXTO: DIALOGOS COM O GRUPPO DE COPOEIRA ANGOLA PELOURINHO
TAMPLENIZZA, CECILIA
2017
Abstract
Questa tesi è il risultato di una ricerca etnografica condotta frequentando le attività del Grupo de Capoeira Angola Pelourinho - GCAP - a Salvador (Bahia/Brasile) e a Cremona (Italia). É una narrativa centrata in un’esperienza d’autore nomade, che è diventata l'occasione per indagare i processi culturali e artistici, così come le dinamiche politiche e sociali che l’operato di diversi attori, della fine del XIX secolo ad oggi, ha prodotto sulla capoeira, cambiando il suo status: da pratica criminalizzata (e sempre marginalizzata) a simbolo del Patrimonio Immateriale dell'Umanità. Critico nei confronti di questo progetto di istituzionalizzazione, il GCAP, orientato da Mestre Moraes, Pedro Moraes Trindade, sviluppa un progetto interessato a comprendere, nel contesto attuale, narrazioni orali e corporali, portando avanti principi e pratiche che contraddistinguono quest’arte nella loro complessità. Como trasmessa nel GCAP, la capoeira angola suggerisce un pensiero del intermezzo (in-between), stimolando la costante ricerca di altre verità, ancorato in un processo di apprendimento privo di punto finale. Per sottolineare questo aspetto, la narrazione della mia esperienza etnografica non ha affrontato solo gli aspetti visibili della capoeira - materializzazione che le persone con i loro corpi fanno della capoeira -, ma di come questa pratica stimola emozioni, interessi e conoscenze. La mia esperienza, in dialogo con gli altri membri del GCAP e le sue produzioni, ha fatto emergere anche l'esistenza di una tradizione poetica della Capoeira Angola, che ho chiamato poetica mandinga, sottolineando la sua ascendenza africana. É importante accentuare che, dal XX secolo, questa manifestazione poetica ha iniziato ad essere registrata, sviluppando una conseguente produzione discografica accessibile a persone provenienti da diverse parti del mondo.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/72871
URN:NBN:IT:UNIMIB-72871