“Violate” e “Violanti”. Lo spazio delle donne nelle novelle di Verga

The narrator's silence and the author's words give us readers the possibility to create multiple interpretations of the stories and allow us to always find a new meaning within the texts: the gender-based violence in all its possible forms represents a key to interpretation through which it is possible to examine Giovanni Verga’s work and to handle those unresolved matters we still face in the world today. The conducted research has indeed highlighted what exactly was the space reserved to women in Verga's short stories, as well as analyzed the representation given by the writer itself regarding the power play amongst genders in the nineteenth-century society, whose legacies still influence us to this day. Vanquished among the vanquished, women suffered men's oppression, nevertheless they too perpetuated the male-dominant mindset: starting from the short stories of The Life of the Fields (1880) (Vita dei campi) up to the last collection Don Candeloro e C.i (1893) the ways of representing violence against women as well as the social implications emerging from the effects produced by the Italian Verismo literary movement are in fact thoroughly examined. The thesis consists of six chapters: the first one is introductory and is aimed to clarify the methodology adopted and to define the corpus of texts analyzed; in the second chapter, there is a focus on the violence perpetrated against women (in other words,"violated") in all its forms (from femicide, to physical, psychological, sexual, economic and symbolic violence); the third chapter, on the other hand, investigates the representation of prostitution, and the related identity construction (Goffman) as well as the explosive force that the artistic representation holds against the bourgeois morality. However, men exert their power but they also suffer it: the fourth chapter, in fact, is dedicated to the analysis of the dominant logics used by the male characters and that they simultaneously experience on their own skin. The fifth chapter constitutes a gloss to Un Processo, the short story included in Humankind perennial moving state (Vagabondaggio) already analyzed in the third chapter, but which deserves further comments in light of the juridical debate that renewed our Penal Code. The last and ending chapter focuses on Violante, Don Candeloro’s daughter (Le marionette parlanti), who with her nomen omen allows us to round off with cautious optimism.

Nel silenzio del narratore e nelle parole dell’autore risiede la possibilità per noi lettori di costruire interpretazioni che consentano di rinnovare sempre il significato dei testi: la violenza di genere, nelle sue declinazioni, costituisce una chiave di lettura attraverso la quale è possibile interrogare le opere di Giovanni Verga anche con le domande dell’età contemporanea. L’indagine condotta, infatti, fa emergere lo spazio riservato alle donne nelle novelle verghiane, e analizza la rappresentazione che lo scrittore fa dei rapporti di potere che soggiacciono alle relazioni fra i generi nella società ottocentesca, i cui retaggi scontiamo ancora oggi. Vinte dai vinti, le donne subiscono la sopraffazione maschile, e, tuttavia, perpetuano anch’esse le logiche dei dominanti: a partire dalle novelle di Vita dei campi (1880) fino all’ultima raccolta Don Candeloro e C.i (1893), infatti, sono indagate le modalità di rappresentazione della violenza sulle donne e le implicazioni sociali che emergono dall’effetto di realtà che la poetica verista produce. La tesi consta di sei capitoli: il primo è introduttivo e in esso ci si prefigge lo scopo di chiarire la metodologia adottata e di definire il corpus dei testi in esame; nel secondo, la violenza perpetrata ai danni delle donne (“violate”, dunque) viene analizzata in tutte le sue declinazioni (dal femminicidio, alla violenza fisica, psicologica, sessuale, economica e simbolica); nel terzo, invece, si è posta l’attenzione sulla rappresentazione della prostituzione, in rapporto anche alla costruzione dell’identità (Goffman) e alla forza deflagrante che la rappresentazione artistica detiene nei confronti della morale borghese. Tuttavia, se gli uomini esercitano il loro potere, parimenti lo subiscono: il capitolo quarto, infatti, è dedicato all’analisi delle logiche dominanti che i personaggi maschili esercitano, ma che al contempo subiscono essi stessi. Il quinto capitolo costituisce una chiosa a Un processo, la novella di Vagabondaggio già analizzata nel capitolo terzo, ma che merita di essere commentata ulteriormente, alla luce del dibattito giuridico che rinnovò il nostro Codice Penale. Infine, l’ultimo capitolo, conclusivo, si concentra sulla figura di Violante, figlia di Don Candeloro (Le marionette parlanti), che col suo nomen omen ci consente di concludere con un cauto ottimismo.