The dissertation tries to articulate a metaphysical and hermeneutical proposal on Proust’s Recherche, in particular on his conception of writing as a transfiguration of existence, otherwise inane and vain, and a redemptive and saving activity. To this end, the work insists on some conceptual lines of the path of Proust’s work, from the false promises of salvation of a certain type of memory, art and friendship, to the phenomenology of love. An attempt has also been made, with a juxtaposition with the Heideggerian analytic of human existence, to trace the coordinates for a possible Proustian Dasein, whose most promising existential seemed to us, on the basis of the Sein zum Tode, the being-for-writing. Together with the discussion of some Gnostic roots and, in the wake of Benjamin, the messianic categorization of Proustian temporalities, a Proustian hermeneutic of pain has been declined, which consists in understanding the painful past by piercing it with the light of intelligence, i.e. the existence which falls back on the past life transforming it into literary writing. Finally, writing, the supreme idea for Proust, has revealed itself as an intrinsic human capacity to redeem wasted time and to return it to a metaphysical form, that of the literary work, in which its author has transfigured himself and redeemed existence from its original sin, the temps perdu.

La tesi cerca di articolare una proposta metafisica ed ermeneutica sulla Recherche di Proust, in particolare sulla sua concezione della scrittura come trasfigurazione dell’esistenza, altrimenti inane e vana, e attività redentrice e salvifica. A questo fine, il lavoro insiste su alcune linee concettuali del cammino dell’opera proustiana, dalle false promesse di salvezza di un certo tipo di memoria, dell’arte e dell’amicizia, alla fenomenologia del sentimento amoroso. Si è tentato, inoltre, con un accostamento con l’analitica heideggeriana dell’esistenza umana, di tracciare le coordinate per un possibile Dasein proustiano, il cui esistenziale più promettente ci è sembrato, sulla scorta del Sein zum Tode, l’essere-per-la-scrittura. Insieme alla discussione di alcune radici gnostiche e, sulla scia di Benjamin, alla categorizzazione messianica delle temporalità proustiana, si è declinata un’ermeneutica proustiana del dolore, che consiste nel comprendere il passato doloroso trapassandolo con la luce dell’intelligenza, ovvero l’esistenza che ripiega sulla vita trascorsa trasformandola in scrittura letteraria. Proprio la scrittura, infine, l’idea somma per Proust, si è rivelata come capacità intrinseca all’umano di riscattare il tempo sprecato e di riconsegnarlo a una forma metafisica, quella dell’opera letteraria, in cui il suo autore ha trasfigurato se stesso e redento l’esistenza dalla sua colpa originaria, il temps perdu.

De Scriptura. Dolore e salvezza in Proust

PALMA, ENRICO
2023

Abstract

The dissertation tries to articulate a metaphysical and hermeneutical proposal on Proust’s Recherche, in particular on his conception of writing as a transfiguration of existence, otherwise inane and vain, and a redemptive and saving activity. To this end, the work insists on some conceptual lines of the path of Proust’s work, from the false promises of salvation of a certain type of memory, art and friendship, to the phenomenology of love. An attempt has also been made, with a juxtaposition with the Heideggerian analytic of human existence, to trace the coordinates for a possible Proustian Dasein, whose most promising existential seemed to us, on the basis of the Sein zum Tode, the being-for-writing. Together with the discussion of some Gnostic roots and, in the wake of Benjamin, the messianic categorization of Proustian temporalities, a Proustian hermeneutic of pain has been declined, which consists in understanding the painful past by piercing it with the light of intelligence, i.e. the existence which falls back on the past life transforming it into literary writing. Finally, writing, the supreme idea for Proust, has revealed itself as an intrinsic human capacity to redeem wasted time and to return it to a metaphysical form, that of the literary work, in which its author has transfigured himself and redeemed existence from its original sin, the temps perdu.
21-giu-2023
Italiano
La tesi cerca di articolare una proposta metafisica ed ermeneutica sulla Recherche di Proust, in particolare sulla sua concezione della scrittura come trasfigurazione dell’esistenza, altrimenti inane e vana, e attività redentrice e salvifica. A questo fine, il lavoro insiste su alcune linee concettuali del cammino dell’opera proustiana, dalle false promesse di salvezza di un certo tipo di memoria, dell’arte e dell’amicizia, alla fenomenologia del sentimento amoroso. Si è tentato, inoltre, con un accostamento con l’analitica heideggeriana dell’esistenza umana, di tracciare le coordinate per un possibile Dasein proustiano, il cui esistenziale più promettente ci è sembrato, sulla scorta del Sein zum Tode, l’essere-per-la-scrittura. Insieme alla discussione di alcune radici gnostiche e, sulla scia di Benjamin, alla categorizzazione messianica delle temporalità proustiana, si è declinata un’ermeneutica proustiana del dolore, che consiste nel comprendere il passato doloroso trapassandolo con la luce dell’intelligenza, ovvero l’esistenza che ripiega sulla vita trascorsa trasformandola in scrittura letteraria. Proprio la scrittura, infine, l’idea somma per Proust, si è rivelata come capacità intrinseca all’umano di riscattare il tempo sprecato e di riconsegnarlo a una forma metafisica, quella dell’opera letteraria, in cui il suo autore ha trasfigurato se stesso e redento l’esistenza dalla sua colpa originaria, il temps perdu.
BIUSO, ALBERTO GIOVANNI
Università degli studi di Catania
Catania
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Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNICT-75380