Questa lavoro di tesi propone una riflessione pedagogica sull’identità e sulla sua formazione, in particolare sull’identità multiculturale di bambini e genitori nella migrazione, sulle ‘sofferenze identitarie’ che l’esperienza di migrazione può comportare, quale prospettiva specifica attraverso cui leggere e ripensare la scuola dell’infanzia e l’educazione interculturale, nelle pratiche relazionali e discorsive con adulti e bambini e nella costruzione del contesto scolastico, come spazio di vita quotidiano. La scuola dell’infanzia, come tutti i livelli di scuola, può essere vista come un microcosmo della società-macrocosmo nel suo complesso e fornisce un contesto in cui pratiche e idee di insegnanti e genitori rischiano di rispecchiare e riprodurre aspetti della mentalità comune, dell’ideologia dominante e della realtà sociale (frammentazione sociale, non riconoscimento delle differenze, forme di discriminazione, di stereotipizzazione etnico-culturale ecc.) che condizionano precocemente lo sviluppo identitario dei bambini. Essa, quindi, come luogo ‘intenzionalmente’ di formazione delle identità può e deve operare al suo interno una riflessione critica, a cui questo lavoro vuole offrire un contributo. Il tema dell’identità nella migrazione è distinto in due grandi aree tematiche che costituiscono il filo rosso conduttore nello studio teorico, nell’analisi dei dati di ricerca e nella riflessione pedagogica. (1) Un’area riguarda la condizione di doppia-plurima appartenenza culturale dei bambini figli di genitori stranieri, al crocevia di messaggi, valori e pratiche quotidiane legati al processo di inculturazione-filiazione familiare e messaggi, valori e pratiche quotidiane legati al processo di acculturazione-affiliazione nel rapporto con i pari, nei servizi educativi e nella scuola. (2) Una seconda area riguarda la condizione di appartenenza a una minoranza sociale ed etnica, che espone adulti e bambini a forme di discriminazione ed etichettamento, a un’immagine sociale sminuita e svalutata. Entrambe queste condizioni e ancor più il loro sovrapporsi e incrociarsi possono rendere il percorso di strutturazione dell’identità, personale e culturale dei bambini, più complesso e segnato da zone di potenziale squilibrio e non integrazione. La tesi si compone di una parte di riflessione teorica e una parte di ricerca sul campo Nella parte teorica, il primo capitolo introduttivo presenta come negli orientamenti educativi della scuola dell’infanzia e nella riflessione pedagogica l’identità, la multiculturalità e l’identità di genitori e bambini nella migrazione siano stati assunti come finalità educative della scuola e come oggetto di studio. Il secondo capitolo presenta una riflessione interdisciplinare, filosofica, psicologica e antropologica, sul concetto d’identità e sulla sua formazione, a cui seguono gli approfondimenti teorici relativi alle due tematiche principali dell’identità nella migrazione: le sofferenze identitarie che il processo di transculturazione può comportare, attraverso contributi di tipo etnopsichiatrico, psicoanalitico e di psicologia sociale sull’acculturazione (Capitolo 3) e le sofferenze identitarie relative al processo di inserimento e socializzazione nella società ospitante, attraverso contributi sociologici, antropologici, di teoria critica della razza (Capitolo 4). La ricerca empirica si distingue in due parti. Una prima parte (Capitolo 5) riguarda la presentazione della ricerca Children Crossing Borders (www.childrencrossingborders.org), coordinata a livello internazionale da Joseph Tobin e a livello nazionale da Susanna Mantovani, a cui chi scrive ha collaborato. Quale studio comparato internazionale (Usa, UK, Francia, Germania, Italia) sulla scuola dell’infanzia e sulla crescente presenza al suo interno di bambini figli di genitori stranieri, la ricerca ha coinvolto quali testimoni privilegiati, insegnanti e genitori autoctoni e stranieri in scuole dell’infanzia di diverse città in ciascun contesto nazionale, in occasioni di dialogo e confronto (focus group) avvalendosi di una metodologia di ricerca di etnografia ‘visuale’ e ‘multivocale’. Dei testi delle trascrizioni dei focus group (circa 40 in Italia) viene proposta un’analisi di ispirazione bachtiniana sui discorsi e rappresentazioni delle educatrici: (1) discorsi e rappresentazioni relative ai bambini di altre culture, alla loro identità pluriculturale, al modo con cui vivono e si confrontano con le differenze proprie e altrui, linguistiche, somatiche, religiose; (2) discorsi e rappresentazioni relative ai genitori stranieri, alla loro identità culturale e sociale, alle frontiere critiche della comunicazione fra mondi culturali degli adulti, che possono degenerare in conflittualità, incomprensioni, assimilazioni implicite e svalutazioni reciproche. L’ampia esplorazione delle rappresentazioni delle educatrici condotta nell’ambito di questa ricerca internazionale, ha permesso l’individuazione di argomenti specifici riguardanti il tema dell’identità, di materiali e di indicazioni metodologiche, che hanno portato alla progettazione e conduzione di un percorso di ricerca-formazione con un gruppo di educatrici di una scuola di Milano (Capitolo 6). Il percorso ha avuto come obbiettivo principale quello di permettere alle educatrici un’esperienza di riflessione, di revisione critica e di decentramento culturale rispetto alle proprie rappresentazioni, attraverso interviste individuali e laboratori di riflessione-interpretazione di gruppo su: 1. il concetto di ‘cultura’ e d’ identità culturale del soggetto, come processualità dinamica e non statica ed essenzialista; 2. la condizione identitaria dei bambini fra plurime appartenenze culturali; 3. l’incontro-scontro con modelli educativi diversi di educatrici e genitori, che mette i bambini al centro di messaggi divergenti e di situazioni di incomunicabilità e attriti fra adulti per loro significativi; 4. la possibilità che i bambini possano già essere sensibili e colpiti da sentimenti o idee riguardanti i temi della discriminazione e del razzismo. La scelta dell’identità quale prospettiva attraverso cui accedere a una riflessione su questi temi di educazione interculturale è stata orientata da un’ipotesi principale: guardare alla scuola come luogo di formazione dell’identità, come luogo che di per sè, in tutte le relazioni e nella sua realtà materiale e simbolica, attiva processi di identificazione, di riconoscimento, di rispecchiamento. Questa prospettiva ‘olistica’ invita ad una rilettura di tutto il contesto di vita che viene proposto a bambini e genitori quotidianamente: linguaggi, discorsi, gesti, spazi e materiali; e in rapporto all’interculturalità, promuove una riflessione non solo sul ‘singolo progetto interculturale’, ma di revisione su pratiche relazionali, pratiche discorsive, spazi, materiali, della quotidianità. Proporre un lavoro di riflessione sulle rappresentazioni e idee ha avuto come finalità principale, quindi, quella di supportare una ri-focalizzazione dello ‘sguardo sul volto’ del genitore e del bambino nella migrazione, quale presupposto fondamentale per la trasformazione di parole, gesti, relazioni, spazi, materiali, quotidiani nella scuola. Il lavoro si conclude con una riflessione pedagogica (Capitolo 7), maturata nel corso delle letture teoriche e dell’esperienza di ricerca sul campo e di analisi dei dati. La riflessione pedagogica, nel solco del pensiero pedagogico nazionale e internazionale, propone un’educazione interculturale sensibile alle pratiche di connessione fra mondi culturali e alla diffusione di una cultura antirazzista, individuando alcune aree tematiche e prospettive metodologiche per la formazione degli insegnanti. Riflessività e decentramento culturale rappresentano le direttrici fondamentali di una metodologia formativa che vede nella revisione delle rappresentazioni e credenze il presupposto fondamentale per instaurare con i genitori stranieri un rapporto più simmetrico che trasformi la scuola dell’infanzia in un luogo in cui vivere una vera forma di cittadinanza, e per instaurare con i bambini dialoghi che possano diventare luogo di ‘azione riflessiva’ per maturare identità che si confrontano e integrano la ‘differenza’, propria e altrui, perchè ciò che può configurarsi come ‘sofferenza’ si traduca in ‘risorsa, espansione, creatività’ di tutti i soggetti coinvolti, adulti e bambini, autoctoni e di altre culture.
Bambini “fra due mondi”: idee e rappresentazioni di identità di educatrici di scuola dell’infanzia
PASTORI, GIULIA GABRIELLA ELENA
2008
Abstract
Questa lavoro di tesi propone una riflessione pedagogica sull’identità e sulla sua formazione, in particolare sull’identità multiculturale di bambini e genitori nella migrazione, sulle ‘sofferenze identitarie’ che l’esperienza di migrazione può comportare, quale prospettiva specifica attraverso cui leggere e ripensare la scuola dell’infanzia e l’educazione interculturale, nelle pratiche relazionali e discorsive con adulti e bambini e nella costruzione del contesto scolastico, come spazio di vita quotidiano. La scuola dell’infanzia, come tutti i livelli di scuola, può essere vista come un microcosmo della società-macrocosmo nel suo complesso e fornisce un contesto in cui pratiche e idee di insegnanti e genitori rischiano di rispecchiare e riprodurre aspetti della mentalità comune, dell’ideologia dominante e della realtà sociale (frammentazione sociale, non riconoscimento delle differenze, forme di discriminazione, di stereotipizzazione etnico-culturale ecc.) che condizionano precocemente lo sviluppo identitario dei bambini. Essa, quindi, come luogo ‘intenzionalmente’ di formazione delle identità può e deve operare al suo interno una riflessione critica, a cui questo lavoro vuole offrire un contributo. Il tema dell’identità nella migrazione è distinto in due grandi aree tematiche che costituiscono il filo rosso conduttore nello studio teorico, nell’analisi dei dati di ricerca e nella riflessione pedagogica. (1) Un’area riguarda la condizione di doppia-plurima appartenenza culturale dei bambini figli di genitori stranieri, al crocevia di messaggi, valori e pratiche quotidiane legati al processo di inculturazione-filiazione familiare e messaggi, valori e pratiche quotidiane legati al processo di acculturazione-affiliazione nel rapporto con i pari, nei servizi educativi e nella scuola. (2) Una seconda area riguarda la condizione di appartenenza a una minoranza sociale ed etnica, che espone adulti e bambini a forme di discriminazione ed etichettamento, a un’immagine sociale sminuita e svalutata. Entrambe queste condizioni e ancor più il loro sovrapporsi e incrociarsi possono rendere il percorso di strutturazione dell’identità, personale e culturale dei bambini, più complesso e segnato da zone di potenziale squilibrio e non integrazione. La tesi si compone di una parte di riflessione teorica e una parte di ricerca sul campo Nella parte teorica, il primo capitolo introduttivo presenta come negli orientamenti educativi della scuola dell’infanzia e nella riflessione pedagogica l’identità, la multiculturalità e l’identità di genitori e bambini nella migrazione siano stati assunti come finalità educative della scuola e come oggetto di studio. Il secondo capitolo presenta una riflessione interdisciplinare, filosofica, psicologica e antropologica, sul concetto d’identità e sulla sua formazione, a cui seguono gli approfondimenti teorici relativi alle due tematiche principali dell’identità nella migrazione: le sofferenze identitarie che il processo di transculturazione può comportare, attraverso contributi di tipo etnopsichiatrico, psicoanalitico e di psicologia sociale sull’acculturazione (Capitolo 3) e le sofferenze identitarie relative al processo di inserimento e socializzazione nella società ospitante, attraverso contributi sociologici, antropologici, di teoria critica della razza (Capitolo 4). La ricerca empirica si distingue in due parti. Una prima parte (Capitolo 5) riguarda la presentazione della ricerca Children Crossing Borders (www.childrencrossingborders.org), coordinata a livello internazionale da Joseph Tobin e a livello nazionale da Susanna Mantovani, a cui chi scrive ha collaborato. Quale studio comparato internazionale (Usa, UK, Francia, Germania, Italia) sulla scuola dell’infanzia e sulla crescente presenza al suo interno di bambini figli di genitori stranieri, la ricerca ha coinvolto quali testimoni privilegiati, insegnanti e genitori autoctoni e stranieri in scuole dell’infanzia di diverse città in ciascun contesto nazionale, in occasioni di dialogo e confronto (focus group) avvalendosi di una metodologia di ricerca di etnografia ‘visuale’ e ‘multivocale’. Dei testi delle trascrizioni dei focus group (circa 40 in Italia) viene proposta un’analisi di ispirazione bachtiniana sui discorsi e rappresentazioni delle educatrici: (1) discorsi e rappresentazioni relative ai bambini di altre culture, alla loro identità pluriculturale, al modo con cui vivono e si confrontano con le differenze proprie e altrui, linguistiche, somatiche, religiose; (2) discorsi e rappresentazioni relative ai genitori stranieri, alla loro identità culturale e sociale, alle frontiere critiche della comunicazione fra mondi culturali degli adulti, che possono degenerare in conflittualità, incomprensioni, assimilazioni implicite e svalutazioni reciproche. L’ampia esplorazione delle rappresentazioni delle educatrici condotta nell’ambito di questa ricerca internazionale, ha permesso l’individuazione di argomenti specifici riguardanti il tema dell’identità, di materiali e di indicazioni metodologiche, che hanno portato alla progettazione e conduzione di un percorso di ricerca-formazione con un gruppo di educatrici di una scuola di Milano (Capitolo 6). Il percorso ha avuto come obbiettivo principale quello di permettere alle educatrici un’esperienza di riflessione, di revisione critica e di decentramento culturale rispetto alle proprie rappresentazioni, attraverso interviste individuali e laboratori di riflessione-interpretazione di gruppo su: 1. il concetto di ‘cultura’ e d’ identità culturale del soggetto, come processualità dinamica e non statica ed essenzialista; 2. la condizione identitaria dei bambini fra plurime appartenenze culturali; 3. l’incontro-scontro con modelli educativi diversi di educatrici e genitori, che mette i bambini al centro di messaggi divergenti e di situazioni di incomunicabilità e attriti fra adulti per loro significativi; 4. la possibilità che i bambini possano già essere sensibili e colpiti da sentimenti o idee riguardanti i temi della discriminazione e del razzismo. La scelta dell’identità quale prospettiva attraverso cui accedere a una riflessione su questi temi di educazione interculturale è stata orientata da un’ipotesi principale: guardare alla scuola come luogo di formazione dell’identità, come luogo che di per sè, in tutte le relazioni e nella sua realtà materiale e simbolica, attiva processi di identificazione, di riconoscimento, di rispecchiamento. Questa prospettiva ‘olistica’ invita ad una rilettura di tutto il contesto di vita che viene proposto a bambini e genitori quotidianamente: linguaggi, discorsi, gesti, spazi e materiali; e in rapporto all’interculturalità, promuove una riflessione non solo sul ‘singolo progetto interculturale’, ma di revisione su pratiche relazionali, pratiche discorsive, spazi, materiali, della quotidianità. Proporre un lavoro di riflessione sulle rappresentazioni e idee ha avuto come finalità principale, quindi, quella di supportare una ri-focalizzazione dello ‘sguardo sul volto’ del genitore e del bambino nella migrazione, quale presupposto fondamentale per la trasformazione di parole, gesti, relazioni, spazi, materiali, quotidiani nella scuola. Il lavoro si conclude con una riflessione pedagogica (Capitolo 7), maturata nel corso delle letture teoriche e dell’esperienza di ricerca sul campo e di analisi dei dati. La riflessione pedagogica, nel solco del pensiero pedagogico nazionale e internazionale, propone un’educazione interculturale sensibile alle pratiche di connessione fra mondi culturali e alla diffusione di una cultura antirazzista, individuando alcune aree tematiche e prospettive metodologiche per la formazione degli insegnanti. Riflessività e decentramento culturale rappresentano le direttrici fondamentali di una metodologia formativa che vede nella revisione delle rappresentazioni e credenze il presupposto fondamentale per instaurare con i genitori stranieri un rapporto più simmetrico che trasformi la scuola dell’infanzia in un luogo in cui vivere una vera forma di cittadinanza, e per instaurare con i bambini dialoghi che possano diventare luogo di ‘azione riflessiva’ per maturare identità che si confrontano e integrano la ‘differenza’, propria e altrui, perchè ciò che può configurarsi come ‘sofferenza’ si traduca in ‘risorsa, espansione, creatività’ di tutti i soggetti coinvolti, adulti e bambini, autoctoni e di altre culture.I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14242/75658
URN:NBN:IT:UNIMIB-75658