Il lavoro di ricerca su EPISTEMOLOGIA DELLE SOCIETA COMPLESSE: IRREVERSIBILITA E MEMORIA, affronta la tematica dell’epistemologia della complessità, una branca della filosofia della scienza inaugurata nei primi anni 70 da Edgar Morin, Isabelle Stengers e Ilya Prigogine, esplorandone le implicazioni storiche e gli esiti mentalistici e sociali. Partendo dalla teoria del caos, fino al comportamento emergente, alla complessità della comunicazione, al comportamento che i sistemi esibiscono quando sono lontani dall’equilibrio termodinamico, viene tracciata una ricostruzione in ambito storico concettuale mossa dall’esigenza di impostare un nuovo discorso in termini storico-filosofici intorno all’evoluzione del concetto e dell’ambito disciplinare dell’epistemologia complessa. La ricerca rileva il nodo di un passaggio epistemologico fondamentale: dalla non-linearità di interazione tra le componenti di un sistema scaturisce l’attitudine di questo a esibire proprietà inspiegabili sulla base delle leggi che governano le singole componenti. L’indagine si concentra, dunque, sulla dimostrazione di quanto il comportamento emergente sia più facilmente riscontrabile in sistemi di organismi viventi o di individui sociali oppure ancora in sistemi economici ovvero in sistemi 'complicati' dai molteplici gradi di libertà, o anche in contesti molto più elementari, come ad esempio la fisica delle particelle e la fisica atomica. In questa parte del lavoro si indaga il nodo centrale della questione irrisolta della moderna epistemologia della complessità: si può contestare la visione riduzionista in base alla quale ogni conoscenza scientifica deve essere fatta risalire a quella delle leggi che governano le particelle elementari. Usando scale geometriche, al contrario, emergono leggi nuove che, senza violarle, integrano e superano quelle dei livelli precedenti.
Epistemologia dei sistemi complessi: irreversibilità e memoria
SALVAGGIO, FABIO
2012
Abstract
Il lavoro di ricerca su EPISTEMOLOGIA DELLE SOCIETA COMPLESSE: IRREVERSIBILITA E MEMORIA, affronta la tematica dell’epistemologia della complessità, una branca della filosofia della scienza inaugurata nei primi anni 70 da Edgar Morin, Isabelle Stengers e Ilya Prigogine, esplorandone le implicazioni storiche e gli esiti mentalistici e sociali. Partendo dalla teoria del caos, fino al comportamento emergente, alla complessità della comunicazione, al comportamento che i sistemi esibiscono quando sono lontani dall’equilibrio termodinamico, viene tracciata una ricostruzione in ambito storico concettuale mossa dall’esigenza di impostare un nuovo discorso in termini storico-filosofici intorno all’evoluzione del concetto e dell’ambito disciplinare dell’epistemologia complessa. La ricerca rileva il nodo di un passaggio epistemologico fondamentale: dalla non-linearità di interazione tra le componenti di un sistema scaturisce l’attitudine di questo a esibire proprietà inspiegabili sulla base delle leggi che governano le singole componenti. L’indagine si concentra, dunque, sulla dimostrazione di quanto il comportamento emergente sia più facilmente riscontrabile in sistemi di organismi viventi o di individui sociali oppure ancora in sistemi economici ovvero in sistemi 'complicati' dai molteplici gradi di libertà, o anche in contesti molto più elementari, come ad esempio la fisica delle particelle e la fisica atomica. In questa parte del lavoro si indaga il nodo centrale della questione irrisolta della moderna epistemologia della complessità: si può contestare la visione riduzionista in base alla quale ogni conoscenza scientifica deve essere fatta risalire a quella delle leggi che governano le particelle elementari. Usando scale geometriche, al contrario, emergono leggi nuove che, senza violarle, integrano e superano quelle dei livelli precedenti.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/75896
URN:NBN:IT:UNICT-75896