Nell'ambito dell'analisi delle strutture d'abitato è facile imbattersi in tracce di utilizzo del fuoco. Esse sono riferibili ad attività di vario genere, sia domestiche che artigianali: possono essere legate all'illuminazione, al riscaldamento, alla cottura del cibo e a molte altre che spesso sono difficili da individuare. Quello che rimane sono le strutture di combustione impiegate che, a partire dal Neolitico, assumono un ruolo determinante anche in relazione a nuove attività produttive legate a modi di vita stanziali. In questo lavoro, al fine di elaborare un quadro delle evidenze note durante il Neolitico è stata effettuata una classificazione delle attestazioni di strutture di combustione nella nostra penisola e al di fuori dei suoi confini. Il caso studio è rappresentato dal sito di Lugo di Grezzana (VR) ubicato ai piedi dei Monti Lessini oggetto di ricerche sistematiche che hanno permesso di mettere in luce un abitato inquadrabile nel Neolitico antico e attribuibile alla cultura di Fiorano, 5500 - 4900 a. C. cal. Nel dettaglio vengono presentate e analizzate le strutture di combustione in fossa rinvenute nel sito. Esse si contraddistinguono per la presenza di tutte quelle tracce considerate identificative di processi di combustione: forti alterazioni termiche del suolo (rubefazione), presenza di carboni, ceneri, concotti e travi carbonizzate. Il lavoro è stato integrato da analisi archeometriche mirate alla caratterizzazione dei campioni di concotto disponibili (spettroscopia a infrarossi con Trasformata di Fourier, FT-IR, microscopia elettronica a scansione, SEM). L'uso dell'archeologia sperimentale come metodo di verifica di specifiche ipotesi che favoriscano una migliore interpretazione delle evidenze in esame è parte fondamentale della ricerca. Attraverso repliche di cottura in buca svolte sul campo, in prossimità del sito originario, è stato possibile risalire alle cause che possono essere state all'origine della formazione delle tracce presenti nel record archeologico. I rapporti di causa-effetto connessi alla combustione e le relative ripercussioni sulla struttura impiegata, sono stati dunque oggetto di indagine e hanno permesso di rispondere ad una serie di interrogativi e confermare o meno le ipotesi di volta in volta formulate. E' stato possibile comprendere meglio i processi legati all'alterazione termica dei sedimenti e alla preservazione di travi sul fondo la cui presenza, potrebbe esser riconducibile ad una funzione ben specifica. Le repliche hanno permesso inoltre di approfondire le conoscenze sulla capacità termica delle strutture in fossa e i risultati consentono di considerarle potenzialmente adatte per la cottura di una classe ceramica come la figulina, come attestato dalle temperature massime raggiunte (700° C - 900° C). I risultati ottenuti permettono di sottolineare l'importanza di una disciplina come l'archeologia sperimentale che, grazie all'osservazione di fenomeni "dinamici" costituisce un importantissimo strumento per la comprensione del record archeologico.

Strutture di combustione a Lugo di Grezzana (VR). L'uso dell'archeologia sperimentale per l'interpretazione di processi archeologici

Costa, Annalisa
2018

Abstract

Nell'ambito dell'analisi delle strutture d'abitato è facile imbattersi in tracce di utilizzo del fuoco. Esse sono riferibili ad attività di vario genere, sia domestiche che artigianali: possono essere legate all'illuminazione, al riscaldamento, alla cottura del cibo e a molte altre che spesso sono difficili da individuare. Quello che rimane sono le strutture di combustione impiegate che, a partire dal Neolitico, assumono un ruolo determinante anche in relazione a nuove attività produttive legate a modi di vita stanziali. In questo lavoro, al fine di elaborare un quadro delle evidenze note durante il Neolitico è stata effettuata una classificazione delle attestazioni di strutture di combustione nella nostra penisola e al di fuori dei suoi confini. Il caso studio è rappresentato dal sito di Lugo di Grezzana (VR) ubicato ai piedi dei Monti Lessini oggetto di ricerche sistematiche che hanno permesso di mettere in luce un abitato inquadrabile nel Neolitico antico e attribuibile alla cultura di Fiorano, 5500 - 4900 a. C. cal. Nel dettaglio vengono presentate e analizzate le strutture di combustione in fossa rinvenute nel sito. Esse si contraddistinguono per la presenza di tutte quelle tracce considerate identificative di processi di combustione: forti alterazioni termiche del suolo (rubefazione), presenza di carboni, ceneri, concotti e travi carbonizzate. Il lavoro è stato integrato da analisi archeometriche mirate alla caratterizzazione dei campioni di concotto disponibili (spettroscopia a infrarossi con Trasformata di Fourier, FT-IR, microscopia elettronica a scansione, SEM). L'uso dell'archeologia sperimentale come metodo di verifica di specifiche ipotesi che favoriscano una migliore interpretazione delle evidenze in esame è parte fondamentale della ricerca. Attraverso repliche di cottura in buca svolte sul campo, in prossimità del sito originario, è stato possibile risalire alle cause che possono essere state all'origine della formazione delle tracce presenti nel record archeologico. I rapporti di causa-effetto connessi alla combustione e le relative ripercussioni sulla struttura impiegata, sono stati dunque oggetto di indagine e hanno permesso di rispondere ad una serie di interrogativi e confermare o meno le ipotesi di volta in volta formulate. E' stato possibile comprendere meglio i processi legati all'alterazione termica dei sedimenti e alla preservazione di travi sul fondo la cui presenza, potrebbe esser riconducibile ad una funzione ben specifica. Le repliche hanno permesso inoltre di approfondire le conoscenze sulla capacità termica delle strutture in fossa e i risultati consentono di considerarle potenzialmente adatte per la cottura di una classe ceramica come la figulina, come attestato dalle temperature massime raggiunte (700° C - 900° C). I risultati ottenuti permettono di sottolineare l'importanza di una disciplina come l'archeologia sperimentale che, grazie all'osservazione di fenomeni "dinamici" costituisce un importantissimo strumento per la comprensione del record archeologico.
2018
Italiano
Pedrotti, Annaluisa
Università degli studi di Trento
TRENTO
561
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/90130
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNITN-90130