La pirateria uscocca, praticata da Senj e dai dintorni nelle acque e anche in alcuni territori dell'Alto Adriatico fra primo Cinquecento e primo Seicento, è un topos classico della storiografia riferita alla Repubblica di Venezia, figurando nella pubblicistica fin da inizio Seicento. Quello degli uscocchi è un fenomeno polivalente, la loro presenza e attività, oltre a prestarsi a letture e rappresentazioni ben lontane da interessi e canoni accademici, sono state proficuamente studiate anche in decenni recenti nell'ambito di analisi spesso interdisciplinari della pirateria e delle sue basi ideologiche ed economiche, delle frontiere e dei relativi sistemi di difesa, dello sviluppo degli stati pre-moderni, e così via. L'analisi svolta dall'autore, pur non smentendo l'importanza di questioni da sempre considerate negli studi (lo scontro fra Venezia e gli Asburgo d'Austria sulla “questione adriatica”, il nesso con altre contese fra le parti soprattutto in materia di confini, i commerci marittimi della Repubblica, ecc.), ridisegna il quadro dell'azione veneziana di contenimento/repressione. Egli sottolinea la consistenza inaspettata di quell'azione nel quarantennio 1540-1580 circa e, allo stesso tempo, il fatto che essa poco emerga politicamente nelle relazioni estere della Repubblica, per quanto ne faccia parte, né impatti nell'auto-rappresentazione collettiva del ceto politico veneziano così come la si coglie nelle cronache manoscritte. Dopo il 1580, viceversa, ad una azione repressiva relativamente più intensa, corrisponde una rappresentazione tutta diversa degli uscocchi, ma anche un quadro politico mutato a Venezia: nella conduzione dei rapporti internazionali, nell'impronta complessiva dell'azione di governo, quindi nel mutarsi di atteggiamenti ed equilibri all'interno del patriziato. Ciò comporta anche la propensione di almeno alcuni politici a proiettare fuori dalle sedi decisionali tradizionalmente circondate di riserbo la conoscenza e la discussione della questione uscocca, coinvolgendo e mobilitando l'interesse di una platea interna ed esterna molto più estesa, come successe in quegli stessi anni, in misura maggiore, a proposito dello scontro giurisdizionale con la Santa Sede.
Venezia e la pirateria uscocca nei secoli XVI-XVII. Fra politica repressiva e mutamenti della percezione: la prospettiva veneziana
VERONESE, GIULIANO
2016
Abstract
La pirateria uscocca, praticata da Senj e dai dintorni nelle acque e anche in alcuni territori dell'Alto Adriatico fra primo Cinquecento e primo Seicento, è un topos classico della storiografia riferita alla Repubblica di Venezia, figurando nella pubblicistica fin da inizio Seicento. Quello degli uscocchi è un fenomeno polivalente, la loro presenza e attività, oltre a prestarsi a letture e rappresentazioni ben lontane da interessi e canoni accademici, sono state proficuamente studiate anche in decenni recenti nell'ambito di analisi spesso interdisciplinari della pirateria e delle sue basi ideologiche ed economiche, delle frontiere e dei relativi sistemi di difesa, dello sviluppo degli stati pre-moderni, e così via. L'analisi svolta dall'autore, pur non smentendo l'importanza di questioni da sempre considerate negli studi (lo scontro fra Venezia e gli Asburgo d'Austria sulla “questione adriatica”, il nesso con altre contese fra le parti soprattutto in materia di confini, i commerci marittimi della Repubblica, ecc.), ridisegna il quadro dell'azione veneziana di contenimento/repressione. Egli sottolinea la consistenza inaspettata di quell'azione nel quarantennio 1540-1580 circa e, allo stesso tempo, il fatto che essa poco emerga politicamente nelle relazioni estere della Repubblica, per quanto ne faccia parte, né impatti nell'auto-rappresentazione collettiva del ceto politico veneziano così come la si coglie nelle cronache manoscritte. Dopo il 1580, viceversa, ad una azione repressiva relativamente più intensa, corrisponde una rappresentazione tutta diversa degli uscocchi, ma anche un quadro politico mutato a Venezia: nella conduzione dei rapporti internazionali, nell'impronta complessiva dell'azione di governo, quindi nel mutarsi di atteggiamenti ed equilibri all'interno del patriziato. Ciò comporta anche la propensione di almeno alcuni politici a proiettare fuori dalle sedi decisionali tradizionalmente circondate di riserbo la conoscenza e la discussione della questione uscocca, coinvolgendo e mobilitando l'interesse di una platea interna ed esterna molto più estesa, come successe in quegli stessi anni, in misura maggiore, a proposito dello scontro giurisdizionale con la Santa Sede.File | Dimensione | Formato | |
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URN:NBN:IT:UNIUD-90516